Un aiutino della redazione per poter festeggiare Halloween in compagnia del buon cinema: ecco alcuni gioiellini nascosti, alcuni dei quali nelle maggiori piattaforme streaming. Godetevi la notte più spooky dell'anno
I cataloghi online sono ricchi, e non sempre è facile scegliere, soprattutto tra quei titoli meno noti che spesso però nascondono dei veri e propri gioiellini. Dimenticate quindi i classiconi intramontabili: non parleremo qui de "L'esorcista", di "Shining" o de "La notte dei morti viventi". Ciò che vi consigliamo è invece una selezione di titoli meno noti, passati in sordina o ingiustamente tralasciati dal grande pubblico, che potrebbero essere un'ottima compagnia con cui trascorrere la notte più spooky dell'anno.
Dagli anni Sessanta fino a oggi, dall'America al Giappone, dallo slasher al comedy horror, da registi più affermati come Brian De Palma a talenti emergenti come Michael Laicini, abbiamo cercato di accontentare tutti i gusti.
I titoli sono stati ordinati secondo il criterio cronologico, dal più datato al più recente e accanto ad ognuno di essi potrete trovare l'indicazione della piattaforma streaming su cui è disponibile. Ogni suggerimento è inoltre corredato di una pillola scritta da un nostro redattore, che vi possa aiutare a decidere quale dei film proposti fa più per voi.
Insomma, una vera cinefesta in cui l'horror fa giustamente da padrone! Halloween è finamente arrivato: dolcetto o scherzetto? A voi la scelta...
Carnival of Souls (Herk Harvey, 1962) - (non disponibile in streaming)
Unico film girato da Herk Harvey, con pochi mezzi a disposizione, racconta di una ragazza scampata a un incidente d'auto e assunta come organista per una chiesa di Salt Lake City, calata in un'atmosfera sempre più straniante e sospesa tra la realtà e un'altra dimensione. Una storia di fantasmi, tanto angosciante quanto ammaliante, che si conclude con un twist memorabile. Harvey non solo anticipa di sei anni, nel finale, "La notte dei morti viventi" di George Romero, ma dirige con un senso dello spazio e dell'architettura che ricorda addirittura Antonioni. Una perla dell'horror, forse una vetta del genere in assoluto, ancora misconosciuta, assolutamente da riscoprire.
Stefano Santoli
Reazione a catena (Mario Bava, 1971) - Amazon Prime Video
Pare che "Reazione a catena" dovesse in origine intitolarsi: "Così imparano a fare i cattivi". A posteriori si può dire che i cattivi abbiano di fatto imparato molto dal film di Bava, che può essere considerato uno dei primi, se non il primo slasher movie della storia del cinema. Gli elementi tipici del genere ci sono tutti: dal maniaco omicida, alle morti cruente, alla pulsione erotica... Insomma, per tutti gli appassionati dei vari Michael Myers, Freddy Krueger, Jason Voorhees, "Reazione a catena" rappresenta un titolo imprescindibile oltre che, a nostro parere, uno dei migliori titoli del regista ligure.
Eugenio Radin
Le due sorelle (Brian De Palma, 1973) - (non disponibile in streaming)
"Sisters" è una evidente dichiarazione di derivazione stilistica nei confronti di quello che Brian De Palma ha sempre considerato un suo maestro, Alfred Hitchcock. Dall'ecografia dei titoli di testa, che rimanda al re della suspense (ma anche al Kubrick di "2001"), ricordando quell'iride su cui il film torna con insistenza (il richiamo è, ovviamente, a "Psyco"). Alle note del grande Bernard Herrmann, che accompagnano le immagini.
Il film è un horror-thriller incentrato sul tema del doppio, con richiami – oltre che a "Psyco" – a "Vertigo" e a "La finestra sul cortile". Ma "Sisters" è anche l'antesignano di un nuovo modo di concepire l'horror-thriller, con tocchi di modernismo e glamour ben lontani, questa volta, dalla tradizione hitchcockiana.
Vincenzo Chieppa
Black Cat (Lucio Fulci, 1981) - Chili
Dal celebre racconto "Il Gatto Nero" di Edgar Allan Poe, Lucio Fulci e Biagio Proietti traevano la sceneggiatura di questo B-movie horror girato in Inghilterra, che in realtà di Poe ha ben poco, se non lo stesso gatto nero, l'idea del padrone che ne è ossessionato e qualcosa del finale.
D'altra parte, il racconto era (ed è) decisamente troppo breve per poter essere trasposto in un intero lungometraggio e allora ecco costruito un ricco contorno, peraltro ben assortito, su cui si va a innestare l'idea originale dell'Autore di Boston. Interessante – ma, volendo, anche discutibile – la scelta di introdurre elementi soprannaturali (la parapsicologia e non solo), all'interno di un soggetto, quello di Poe, che invece affronta più che altro il tema dell'ossessione psicotica.
Vincenzo Chieppa
La signora ammazzatutti (John Waters, 1994) - Amazon Prime Video
Il perbenismo e la felicità della classica famiglia americana conservatrice, con villetta a schiera, giardino ben curato e buoni rapporti col vicinato, può nascondere in realtà un lato drammatico e perverso. Nel 1999 Sam Mendes ce lo raccontava con "American Beauty" e nel 2002 con "Lontano dal paradiso" si faceva sotto anche Haynes. Ma nel 1994 John Waters aveva già anticipato i tempi con un comedy horror splatter e divertentissimo che vede protagonista Beverly, casalinga americana di discreto successo con una segreta e indomabile passione per l'omicidio. Criticando la perfezione americana tutta di facciata e il voyeurismo sadico del giornalismo di cronaca, Waters fa un film che o si ama o si odia, e noi speriamo vivamente che nel vostro caso lo si ami!
Eugenio Radin
Cube - Il cubo (Vincenzo Natali, 1997) - (non disponibile in streaming)
In un futuro (o presente) distopico, un gruppo di sette persone è rinchiuso in un cubo, prigione ipertecnologica dove ognuno dovrà sopravvivere e superare mille trabocchetti tecnologici. Niente dolcetti, ma solo scherzi mortali (in un grande meccanismo scenico dal sapore kafkiano). Dal Canada, un sci-fi in salsa horror, disturbante, claustrofobico, letteralmente senza via d'uscita, per un'umanità rinchiusa in se stessa, condannata senza appello per colpe incomprensibili. Siete veramente innocenti anche voi?
Antonio Pettierre
Ring (Hideo Nakata, 1998) - (non disponibile in streaming)
Attenti alle videocassette! Eh, meno male che non ci sono più, si potrebbe dire, vedendo "Ringu" del regista giapponese Hideo Nakata, uno dei gioielli del J-horror. Però la televisione c'è sempre e la sua visione diventa un pozzo oscuro di immagini senza fondo da cui la paura cresce e si moltiplica. E Sadako può arrivare dopo una settimana quando meno te lo aspetti. Visione ancora oggi "paurosa" in questa storia di maledizione in salsa nipponica. Remake americano "The Ring" valido, ma l'originale rimane insuperabile.
Antonio Pettierre
Troll Hunter (André Øvredal, 2010) - Chili
André Øvredal è un regista osservatore: i corpi dell'obitorio di "Autopsy", la concretizzazione delle paure dalle storie di carta al mondo reale di "Scary Stories" ma soprattutto la ricerca dei Troll tra i boschi norvegesi di questo esordio alla regia da solista. Il mockumentary non ha nulla di nuovo da esporre ma guai a dire che sia stato applicato come necessità. "Troll Hunter" non vuole mascherare alcuna mancanza da film indipendente, anzi è fortemente interessato a legare il genere alla terra natale del suo regista/sceneggiatore con efficacia. Realismo sì, ma cinico, divertente e curato con amore per il fantastico.
Diego Testa
Creep (Patrick Brice, 2014) - Netflix
C'è un inglesismo che ritorna sempre di più nel linguaggio delle nuove generazioni: è l'aggettivo "creepy". Ma cosa significa esattamente questa parola? Una risposta a questa domanda può essere fornita dalla visione del found footage horror di Patrick Brice, pervaso dall'atmosfera malata, viscida e perturbante che ne fa un'opera estremamente "creepy", per l'appunto. Il film, divertentissimo, riesce ad essere al contempo incredibilmente spaventoso, grazie soprattutto all'interpretazione del protagonista: l'attore americano Mark Duplace. Un videografo di nome Aaron accetta il lavoro offertogli dall'eccentrico Josef. Costui, malato terminale, desidera registrare un diario affinché suo figlio, neonato, possa conoscere suo padre una volta cresciuto. Sara vero o sarà tutta una messa in scena, una trappola tesa da un maniaco in cerca di vittime?
Eugenio Radin
Baskin - La porta dell'inferno (Can Evrenol, 2015) - Amazon Prime Video
Dalla Turchia arriva un horror sensoriale, con forti debiti verso gli anni '70 italiani e altre mille fonti di ispirazione, ma dotato di una sua malsana vitalità. La situazione di partenza è una specie di versione trash del capolavoro "C'era una volta in Anatolia" - poliziotti (forze dell'ordine) che vagano nella notte, con il confine tra la luce e il buio che diventa il confine tra l'ordine e il caos, tra il razionale e il magico, tra il sonno e la veglia, tra il nostro mondo e l'inferno. Quali incubi animano i confini in Turchia? Non esiste una trama che vada al di là del precipitare, ma il film si fa notare per un immaginario metal insolitamente efficace che somma inquietudini mistiche e gore cannibale.
Alberto Mazzoni
Bone Tomahawk (Steven Craig Zahler, 2015) - Amazon Prime Video
L'esordio alla regia di Zahler avviene con un western contaminato con l'horror, che si fa notare per l'asciuttezza di uno stile subito maturo, insieme sobrio e brutale, che sa preparare adeguatamente la deriva horror finale di violenza insostenibile dove il regista mette in scena uno squartamento ponendocelo di fronte agli occhi frontalmente, senza preavviso, senza enfasi e nessuna sbavatura. La contaminazione fra i generi è all'insegna del più crudo realismo e quanto di più lontano si possa immaginare dalle convenzioni postmoderne.
Stefano Santoli
Green Room (Jeremy Saulnier, 2015) - Amazon Prime Video
Ambientato nell'arco di una notte all'interno della stanza del titolo, dove vengono rinchiusi i malcapitati membri di una band che si è esibita in un locale di neonazisti sperduto nelle foreste dell'Oregon, a colpire, di "Green Room", è la precisa connotazione politica dei villains, un branco di suprematisti bianchi, cuore di tenebra della remota provincia white trash. Le concessioni all'ironia compensano il côté horror di un film calibrato sul realismo. Il cinema di Saulnier è prova di un'estrema porosità dei generi, in cui la pervasività della violenza è trasversale a ogni tipo di messa in scena e rimanda innanzitutto alla realtà, piuttosto che ad (altro) cinema.
Stefano Santoli
Goksung - La presenza del diavolo (Na Hong-Jin, 2016) - Chili
"Goksung-la presenza del diavolo" inietta un sentore della presenza del male che si insinua di pari passo piano sotto la pelle dello spettatore e dei protagonisti. Il regista, Na Hong-jin, sfruttando la lunga durata dell'opera, gioca sulle attese e sui cambi di rotta, ibridando l'horror (e i suoi filoni: ghost story, folk horror, diavoli, possessioni demoniache) con altri generi (black comedy, thriller, poliziesco), per un risultato complessivamente alquanto disturbante, che è anche un cupo specchio di un interno popolo e di un intera nazione.
Luca Sottimano
Il gioco di Gerald (Mike Flanagan, 2017) - Netflix
È il primo dei due adattamenti di Stephen King firmati da Mike Flanagan, che sono anche i due migliori adattamenti kinghiani degli ultimi anni: il secondo è "Doctor Sleep" (2019; progetto coraggiosissimo, trattandosi del sequel di Shining). La trasposizione del romanzo del 1992 non era mai stata tentata perché tra i lavori di King meno facili da trasferire sullo schermo. Una donna rimane ammanettata a un letto dopo un gioco erotico col marito finito male (lui muore per attacco di cuore). Flanagan risolve i monologhi interiori facendola interagire con le proiezioni di una sé stessa più disincantata e del marito, che rivela la sua vera natura di maschio prevaricatore con fantasie di stupro. Confronto che la costringe a riportare a galla un atroce trauma rimosso.
Stefano Santoli
Pelle (Eduardo Casanova, 2017) - Netflix
I freaks di Eduardo Casanova abitano un mondo glitterato, roseo e rassicurante. La social identity ai tempi dei social media del bello, del sano e perfezionabile è negata dal turpe e inaccettato aspetto fisico. Avere un ano per bocca porta il soggetto a stigmatizzare il proprio sé prima di poterlo accettare, a cullare il desiderio di esserci nella rete sociale dell'immagine, garantista finché si ha qualcosa di bello da mostrare. Non sarà horror ma il voyerismo scabroso di "Piéles" accentua il messaggio fino alla chiara e diabolica esposizione dello stesso. Tanto da rendere inutile parlarne. Basta guardare.
Diego Testa
The End? L'inferno fuori (Daniele Misischia, 2017) - Rai Play
Se Lucio Fulci nel 1979 poteva permettersi uno scontro acquatico zombie contro squalo, oggi dobbiamo accontentarci di un arcigno squalo della finanza barricato in un ascensore a fronteggiare ondate di infetti nel palazzo dell'azienda Panopticon (e la metafora sociale è servita). "Locke" incontra "Buried", e così Daniele Misischia tira fuori un piccolo miraggio zombie-like in un panorama italico avaro di mattanza b-moviesh vecchia scuola. Tra silenziosi establishment shots e angoli olandesi a pié sospinto, l'assedio all'ascensore ai danni di Claudio Verona prosegue scandito da divertenti siparietti tra tensione e teste esplose quanto basta.
Diego Testa
Piercing (Nicolas Pesce, 2018) - Amazon Prime Video
Con la sua opera seconda il cineasta classe 1990 adatta Ryū Murakami nel segno del cinema orientale (in particolare di Takashi Miike, il cui "Audition" adattava sempre Murakami) con scenografie finte, split screen, richiami musicali al giallo italiano… Siamo forse in una commedia nera (non è lontano l'Almodovar di "Matador", anche per gli sgargianti cromatismi) che sembra avviarsi al torture porn (un padre di famiglia intenzionato a uccidere una escort) e invece si tramuta in una strana relazione fra un uomo e una donna che hanno bisogno l'uno dell'altra, in un continuo ribaltamento di ruoli fra vittima e carnefice.
Stefano Santoli
Mandy (Panos Cosmatos, 2018) - Chili
Nicholas Cage è il protagonista perfetto per questo delirio revenge del greco Panos Cosmatos. Ok, il "protagonista" si chiama Red Miller ma è Cage-personaggio, barba e ascia munito, a lanciarsi in questa corsa al massacro contro una banda di motociclisti sadisti partoriti da un inferno di pelle e spunzoni. Un tour de force d'azione e orrore vestito di tutto punto per una festa di gentiluomini strafatti di LSD: un amore.
Diego Testa
Antrum - Il film maledetto (Michael Laicini, 2019) - Amazon Prime Video
Esiste un film maledetto, un film che può causare drammatiche conseguenze a chi lo guarda, e no: non stiamo parlando della videocassetta di "The Ring". Parliamo invece di "Antrum": il film di Michael Laicini è introdotto da un documentario che racconta le vicende maledette di una strana pellicola, girata sul finire degli anni Settanta, che dopo decenni di dimenticanza è stata finalmente ritrovata e che viene ora presentata al pubblico. In realtà, come possiamo facilmente immaginare, il tutto non è altro che un fake ben confezionato, ma Laicini è bravo nella creazione di un'atmosfera inquietante in grado di coinvolgere lo spettatore, il quale potrà anche perdonare i difetti dell'opera, pienamente compensati dalla bella e coinvolgente cornice mokumentary.
Eugenio Radin
Zombi Child (Bertrand Bonello, 2019) - Mubi
No, non è un refuso. Gli Zombi di Bonello, non riportano la e finale, perché non appartengono alla tradizione dello zombie movie americano, ma a quella degli ancestrali riti vudù dell'isola di Haiti. La cui ombra aleggia ancora oggi sulla sua ex-colonizzatrice e schiavizzatrice, la Francia, e sui suoi figli più giovani, pervasi da un alone di morte, spettri loro stessi (come quelli del precedente film del regista, "Nocturama"). Un film ipnotico e carnale, accompagnato da un'evocativa colonna sonora a colpi di sintetizzatore.
Luca Sottimano