Ondacinema

recensione di Eugenio Radin
6.0/10

Fuggita alla follia omicida del marito e alle forze spettrali dell’Overlook Hotel, Wendy si trasferisce col figlio in Florida, per non dover mai più rivedere la neve. Ma il trauma di quell’esperienza rimane impresso nella mente di Danny, lasciandolo dapprima paralizzato in un mutismo selettivo (superato solo tramite una metaforica rimozione del trauma, in cui i mostri vengono rinchiusi in scatole mentali) e successivamente trascinandolo verso l’alcolismo e il disturbo sociale.
A salvarlo dal baratro sarà l’amicizia con Billy e soprattutto la conoscenza di Abra, giovane ragazza che condivide con lui il potere della "luccicanza", minacciata da forze oscure e bisognosa di un aiuto che solo Danny saprà fornirle, riportando alla luce il suo passato e affrontando un’ultima volta gli incubi dell’infanzia.

Di un sequel di "Shining" nessuno probabilmente sentiva la necessità, eppure in questo "Doctor Sleep" ci sono vari elementi interessanti, potenzialmente capaci di stimolare la riflessione.
C’è anzitutto lo scontro kinghiano tra forze del male e forze del bene, con una messa in scena tutta al femminile che vede scontrarsi tra loro una ragazzina afro-americana impavida e determinata e una sensualissima Rebecca Ferguson con dreads e cilindro. Abra, come Danny, possiede lo shining e la determinazione per fare del bene, Rose invece (il personaggio della Ferguson) è una sorta di vampiro che si nutre di luccicanza per prolungare la propria giovinezza.
A ciò si aggancia il tema della morte, già affrontato precedentemente dal regista in "Somnia" (ma il richiamo alla precedente filmografia è percettibile in tutta l'opera), in cui a scontrarsi sono due concezioni, due filosofie: se Rose e affiliati cercano di prolungare indeterminatamente la loro esistenza, in una sorta di accanimento terapeutico che si protrae a sacrificio della vita altrui, Danny lavora invece in un ospizio e accompagna i pazienti terminali verso una "buona morte", nella convinzione (influenzata dalla religiosità di King) che la morte non sia la fine, che al di là della vita terrena non ci sia il nulla, ma l'eternità.
C'è inoltre il confronto/scontro di Danny con Jack e con il proprio passato. La rimozione del trauma iniziale che sblocca il protagonista dal mutismo e il necessario suo ripresentarsi sul finale dell'opera, in cui il giovane ragazzino di "Shining" affronta finalmente il padre e gli spettri dell’hotel, nella medesima location in cui lo shock era avvenuto, e dove i temi freudiani del ritorno del rimosso e della coazione a ripetere si intrecciano tra loro.
Ma è soprattutto il finale del film e il confronto con il capolavoro kubrickiano a essere interessante, in un dialogo tra presente e passato cinematografico, fatto di citazioni ma anche di tradimenti. Nell'omaggio alla pellicola dell’80, in cui rivivono personaggi, situazioni e inquadrature, trova sfogo la cinefilia del pubblico e dell’autore. Ma se il cinema contemporaneo deve pagare il proprio debito nei confronti del passato, parimenti si trova costretto a tradirlo: Danny non si limita a rivivere le angosce dell’Overlook ma le manda in cortocircuito, le rivolge contro sé stesse per distruggerle.

Il finale è un crescendo metacinematografico potenzialmente interessante, che non trova però adeguato spazio in un film che vuole dire troppo e che finisce per convincere poco. Il clou dell'opera, il confronto col passato, funziona, ma arriva troppo tardi e non si dà il tempo di sviluppare adeguatamente la riflessione. Flanagan sembra non riuscire a integrare i vari spunti offerti dalla storia in un'opera organica e convincente e la sensazione è quella che sia stata messa troppa carne al fuoco, che l'eccesso di materiale finisca infine per inficiare la capacità dell’opera di coinvolgere, di suscitare paura e angoscia. Anche visivamente il film decolla solo negli ultimi venti minuti, in cui il confronto con Kubrick si fa più stringente. Per il resto le soluzioni cercate dal regista di Salem rimangono piuttosto piatte e convenzionali.
Il risultato è un film che intrattiene, ma che sembra poter dare molto più di quello che effettivamente dà.


03/11/2019

Cast e credits

cast:
Ewan McGregor, Rebecca Ferguson, Kylieg Curran, Carl Lumbly, Cliff Curtis, Alex Essoe


regia:
Mike Flanagan


distribuzione:
Warner Bros.


durata:
153'


produzione:
Intrepid Pictures, Vertigo Entertainment


sceneggiatura:
Mike Flanagan


fotografia:
Michael Fimognari


scenografie:
Maher Ahmad, Elizabeth Boller


montaggio:
Mike Flanagan


musiche:
The Newton Brothers


Trama
Fuggita alla follia omicida del marito Wendy si rifugia con Danny in Florida, ma il trauma vissuto tra le stanze dell'Overlook Hotel si imprimerà nella mente del giovane ragazzino, trascinandolo pian piano verso il disturbo sociale e l'alcolismo. A salvarlo dal baratro sarà la conoscenza di Abra, una giovane ragazza che condivide con lui il potere della luccicanza, minacciata da forze oscure e bisognosa di un aiuto che solo Danny potrà fornirle, rivivendo un'ultima volta gli incubi dell'infanzia.