Domenica 6 aprile
La vera storia di Jack lo squartatore - From Hell di Allen Hughes (21.10, Mtv). Quando Johnny Depp era in gran forma ed era sulla bocca di tutti, lo vedevamo spuntare sul grande schermo tre-quattro volte all'anno, ogni volta con titoli se non belli, quanto meno interessanti. Questa minuziosa e manierista rivisitazione della Londra di fine Ottocento si pone a metà strada. Una rilettura della leggenda dello squartatore che non sfugge certo a retorica e già detto, ma che ha nel potere visivo della messa in scena un elemento nettamente a favore.
Cinderella Man di Ron Howard (21.15, Rai Movie). Come dice anche il titolo, è una non proprio velata ricerca di una fiaba per adulti, un uomo-Cenerentola che prova a rinascere, ricostruendo con la passione e la forza la dignità, non solo economica, perduta. Tutti fanno bene il loro mestiere, nessuno brilla particolarmente, ma la pellicola si lascia gradevolmente vedere.
Michael Clayton di Tony Gilroy (22.35, Rsi La1). Noto e apprezzato sceneggiatore in ambienti hollywoodiani, Gilroy entra nella scuderia di Steven Soderbergh e George Clooney e debutta alla regia con questo sorprendente legal thriller. Non ci sono aule di tribunali, né scene madri urlate qui: è un'evoluzione glaciale e compassata del mondo spietato della giustizia americana. Clooney in uno dei suoi vertici interpretativi.
Last Days di Gus Van Sant (22.50, Laeffe). Che cineasta coraggioso Van Sant! E che rigore nelle sue opere migliori. La sua ossessione per il piano fisso, per la severità della sceneggiatura e della messa in scena non sono mai fini a loro stesse: è invece un manifesto di encomiabile coerenza narrativa. Il film, che si ispira chiaramente alla fine di Kurt Cobain, è un ritratto senza spiegazioni morali di una gioventù in disfacimento, di un distacco, definitivo, tra il mondo e i suoi futuri protagonisti.
Fearless di Ronny Yu (22.55, Rai 4). Per chi sospettasse che il wuxia non è genere profondamente impegnato, vada a vedere questo scoppiettante e appassionante film aderente al tema: la parabola del campione cinese che sfida le convenzioni dell'epoca, e con esse le contraddizioni della Cina colonizzata, prima di perdersi dolorosamente, è uno straziante omaggio non solo alle arti marziali ma anche a una tradizione pluri-centenaria calpestata e dimenticata. Indimenticabile Jet Li.
Onora il padre e la madre di Sidney Lumet (23.10, Iris). L'ultimo film del maestro americano è un feroce attacco alla famiglia borghese statunitense, all'oppressione del denaro, all'ipocrisia della tossicodipendenza. Frammentando la storia fra mille flash avanti e indietro nel tempo, Lumet affida ai suoi giganteschi protagonisti il compito di mettere in scena tutto lo sfracello emotivo e fisico della loro società. Forse è la più grande interpretazione di Philip Seymour Hoffman.
Io non sono qui di Todd Haynes (23.10, Rai 5). Il biopic folle e ardito sull'ascesa e l'affermazione definitiva di Bob Dylan. La scelta di dividere la sua vita in tappe e assegnarne il volto ad attori diversi è coraggiosa e spiazzante. Un ritratto glaciale e distaccato, che segna la maturazione completa del cinema di Haynes.
Far West di Raoul Walsh (23.15, Italia7 Gold). Dopo decenni di onorata carriera all'insegna del western più tradizionalista possibile, Walsh si congeda da Hollywood con quest'opera anticonformista, viaggio etico prima ancora che avventuroso, in cui segna un cambio di rotta nella sua visione della Frontiera e del modo di ritrarre la civiltà indiana.
Lunedì 7 aprile
Wristcutters - Una storia d'amore di Goran Dukic (21.10, Laeffe). Dagli scantinati di qualche tv via cavo, arriva questo film mai distribuito al cinema, ma che le pay tv hanno lanciato ottenendo un ottimo riscontro di critica di pubblico. Storia sentimentale fantasiosa e grottesca, ambientata in una sorta di limbo dove si ritrovano le anime di chi si è tolto la vita. Un universo parallelo originalissimo e messo in scena con grande talento visivo.
The Hurt Locker di Kathryn Bigelow (21.15, Rai Storia). L'Iraq della Bigelow è polvere e sudore, uno sporco lavoro scevro da ogni sentimentalismo, lirismo, caduta retorica. Il soldato è accecato dall'adrenalina, il disinnescare bombe diventa una sfida con se stessi e con il proprio autocontrollo. Non sono poi così lontani gli antieroi di "Point Break".
Uomo bianco, va' col tuo Dio! di Richard C. Sarafian (21.15, Rai Movie). Struggente e furente avventura nel Nuovo Mondo dell'avventuriero abbandonato dai propri compagni di viaggio. Un confronto serrato fra l'uomo e la natura, le ostilità del luogo, tutto giocato sul volto irato e assetato di vendetta di Richard Harris.
Shame di Steve McQueen (22.50, Laeffe). Con grande piacere troviamo in tv il secondo film del talento britannico. Ricordiamo ancora con suggestione la commozione e la straziante drammaticità provata nella visione sul grande schermo. Il Brandon di Michael Fassbender è lo specchio di una generazione usurata dalla responsabilità, dal fallimento delle aspettative, dalla schiavitù dell'apparire. Indimenticabile.
Confessions di Tetsuya Nakashima (23.20, Rai 4). Il cinema pop di Nakashima si palesa in tutta la sua visionarietà dentro l'ambiente scolastico nipponico, in questo romanzo di formazione fatto di crudeltà accennata e virtuosismi esibiti. Uno dei casi cinematografici dell'anno scorso.
Martedì 8 aprile
Codice d'onore di Rob Reiner (21.10, La 7). Uno dei legal thriller anni 90 più celebri, solido racconto giudiziario affidato, oltre che a un esperto regista come Reiner, a un manipolo di attori in stato di grazia. Inutile raccontarne le doti, vista la fama universale. Meglio rimandare, ancora una volta, al teso confronto finale in tribunale tra il giovane avvocato Tom Cruise e il gelido colonnello Jack Nicholson.
Tatanka di Giuseppe Gagliardi (21.15, Rai Movie). Dopo il successo all'Olimpiade, arriva anche il cinema nella vita di Clemente Russo. E quale ruolo più adatto se non quello di un pugile, sfuggito alle grinfie della camorra proprio grazie al suo talento e alla sua passione sportiva? Un insolito film di genere sportivo per l'Italia, che alterna cadute di stile in fase di scrittura alla costruzione di scene di combattimenti altamente suggestive.
Le regole dell'attrazione di Roger Avary (23.00, Mtv). Adattare per il cinema il romanzo di Bret Easton Ellis non pareva cosa semplice. Ma l'aggressività della macchina da presa dello sceneggiatore di "Pulp Fiction" riesce nel miracolo. Accompagnato da una splendida colonna sonora anni 80, il film fonde a meraviglia le due anime di Ellis e Avary: la voglia, quasi posticcia, di trasgressione e slanci inattesi di romanticismo sincero. Un capolavoro ingiustamente sottovalutato.
The Wrestler di Darren Aronofsky (23.10, Rai Movie). Non ha certo invece sofferto di carenza di ammirazione il film che ha permesso al regista di "Requiem for a Dream" di portarsi a casa il Leone d'oro. Mettendo in scena un dramma piuttosto ordinario, raccontato con uno stile inaspettatamente sommesso, Aronofsky fa del film un palcoscenico teatrale per la prova maiuscola di Mickey Rourke che, praticamente, finisce per interpretare se stesso.
El Mariachi di Robert Rodriguez (23.15, Rai 4). Esordio stupefacente del regista texano, con pochissimi soldi e un cast tutto ispanico: il risultato è un'insolita commistione di generi e tecniche di messa in scena, mix che diventerà il marchio di fabbrica stesso del cineasta. Qui, però, si respira come un'atmosfera "pura", Rodriguez non gioca con la macchina da presa per un gusto autoreferenziale, ma si prende invece il tempo per ragionare in senso profondo sulle possibilità stesse del mezzo.
Mercoledì 9 aprile
L'attimo fuggente di Peter Weir (21.05, Iris). Molto inflazionato nei passaggi televisivi, grazie al sempre ottimo consenso di pubblico che ottiene, il film regalò la prima vera interpretazione drammatica a Robin Williams, che sfiorò soltanto l'Oscar. Rivisto vent'anni dopo palesa tutte le ingenuità di un racconto morale a sfondo didattico, ma quando si parla di Weir, si respira sempre grande cinema.
S1mone di Andrew Niccol (21.10, Rai 4). Nato come uno scherzo, presentato con una campagna pubblicitaria simile alla stessa della storia che racconta, è una nuova riflessione dello sceneggiatore di "The Truman Show" sulla vacuità dell'immagine nel mondo contemporaneo, sulle mille possibilità dannose della comunicazione televisiva. Bravissimo Al Pacino nei panni del genio stanco e affaticato, capace di un'ultima, straordinaria trovata sul finale della carriera.
La signora in rosso di Gene Wilder (21.15, Rai Movie). Il personale remake di "Certi piccolissimi peccati" da parte dell'attore americano, risulta alla fine una commedia sexy elegante e raffinata, com'è stata, d'altronde, tutta la carriera di Wilder. Il vestito rosso di Kelly LeBrock si alza ed è subito leggenda.
Anonymous - L'esercito degli hacktivisti di Brian Knappenberger (22.25, Laeffe). Documentario classico per uno dei fenomeni più all'avanguardia degli ultimi anni. Un percorso fatto di ricostruzione giornalistica e interviste montate nel mezzo, per tentare di spiegare che cosa fanno e a che cosa puntano gli hacker più pericolosi e "famosi" del pianeta.
Saturno contro di Ferzan Ozpetek (23.30, Canale 5). Non sappiamo se questo racconto corale di elaborazione del lutto sia il miglior film del regista turco. Ci limitiamo almeno a registrare che si tratta di uno dei pochi casi della sua molto discontinua carriera in cui la narrazione non mostra facilmente il fianco all'affastellamento di luoghi comuni risolti senza alcuna sfumatura. Cast in parte, merita una visione.
Nemico pubblico n. 1 - L'ora della fuga di Jean-Francois Richet (23.50, Rai 4). Dopo il primo capitolo, che faceva il verso con fare ambizioso alla tradizione gangsteristica hollywoodiana, Richet sorprende tutti e nella seconda parte del dittico torna alle origini: film polar francese fin nel midollo, dalla scelta dei colori ai tic degli interpreti sul set. Cassel impressionante per adesione al ruolo. Una maledetta parabola sulla criminalità e sul fascino che essa trasmette all'opinione pubblica.
Giovedì 10 aprile
A Dangerous Method di David Cronenberg (21.05, Rai 3). L'insano ma produttivo rapporto tra il trentenne Jung e il cinquantenne, suo mentore, Freud, declinato dal cinema del maestro canadese. Cronenberg prosegue la sua nuova strada, quella di una messa in scena più ragionata, che fa della complessità mentale un punto di forza mai così fortemente espresso in passato. Ma l'attenzione spasmodica per gli slanci dell'essere umano è sempre la stessa, come agli inizi fatti di carne e sangue.
Hitch - Lui sì che capisce le donne di Andy Tennant (21.10, Italia 1). Se preferite una prima serata all'insegna del disimpegno, potete farvi accompagnare da un Will Smith gigione come non mai, qui alle prese con un ruolo da "finto comprimario", in cui fa da consigliere per chi intende conquistare una donna.
48 ore di Walter Hill (23.10, Rete 4). Poliziesco sottovalutato quando uscì nel 1982, ma che in realtà ha tutti gli elementi che fanno della filmografia di Hill un caposaldo del cinema di genere degli anni 80 e 90. Alternando con sapienza grandiose scene d'azione ai fulminanti dialoghi tra i due protagonisti, il regista americano canonizza la possibilità di un action d'autore, in cui il rispetto delle esigenze di spettacolo non va a inficiare la cura della messa in scena visiva.
Dogville di Lars Von Trier (23.35, Iris). C'è chi considera l'opera vontrierana un volgare atto di masturbazione cerebrale. Noi, invece, consideriamo questo film come uno dei vertici della sua carriera. È vero, c'è una forte componente di astrazione intellettuale: non è un esperimento di teatro al cinema profondo e ragionato quello di disegnare la scenografia sul pavimento e lasciare gli attori muoversi in un campo su sfondo nero? Ma la sua storia di odio represso e diffidenza verso il diverso esplode in un cinema fortemente emozionale. E questo anche grazie all'enormità della prova di Nicole Kidman, la cui carriera in ascesa non finiremo mai di rimpiangere.
Venerdì 11 aprile
Katyn di Andrzej Wajda (22.55, Rai Movie). Il ritorno del maestro polacco all'insegna della riscoperta della storia del proprio Paese. Un massacro, quello che porta il nome di questa cittadina, rinnegato per cinquant'anni, durante i quali l'Unione sovietica attribuì ai nazisti la strage di ventimila soldati. Wajda sceglie un registro lontano da qualsiasi virtuosismo, dividendo la storia in quattro sezioni, una per ogni famiglia che vive i momenti dell'orrore.
La pianista di Michael Haneke (23.00, La 7d). Il sadismo e il gusto della provocazione del cineasta austriaco al loro apice, in questo ritratto angoscioso della doppia vita della docente di musica, ossessionata dalla madre a casa e in cerca di forti esperienze sessuali in segreto. Isabelle Huppert semplicemente gigantesca.
Men in Black di Barry Sonnenfeld (23.20, Rsi La1). Successo al botteghino straordinario per questo fantasy che fece dei prodigi tecnologici l'arma vincente per stupire lo spettatore. Giocando nuovamente al ribaltamento degli stereotipi sugli extraterrestri, il duo Smith-Lee Jones ha ampio margine di libertà nel fare il verso alle "Iene" di Quentin Tarantino in versione demenziale.
Breaking Dawn di Mark E. Robinson (23.45). Piccolo thriller in salsa horror catapultato da produzioni televisive statunitensi. Tutto basato sull'ambiguità dell'ambientazione e dei rapporti tra i personaggi, garantisce novanta minuti spaccati di tensione e ritmo. Colpo di scena finale assicurato.
Sabato 12 aprile
Il fiore del male di Claude Chabrol (21.20, La 7d). L'estetica del regista francese insegue il suo zenit e, forse, lo trova in questa pellicola di inizio millennio. A parte il titolo decisamente enunciativo, il male della borghesia transalpina è tutto sottotraccia, è lasciato a qualche inquadratura veloce. Le contraddizioni e le pulsioni inconfessabili restano nascoste: è proprio con questo misterioso processo di lento svelamento che Chabrol tiene incollati alle vicende dei suoi protagonisti.
Ispettore Callaghan - Il caso Scorpio è tuo di Don Siegel (23.30, Rete 4). Il primo episodio della serie sul duro ispettore con il volto di Clint Eastwood è anche un lugubre viaggio nelle ossessioni di chi cerca la verità. Mai più così drammatico nelle scorribande successive, l'ispettore Callaghan è un debole di successo, che tenta ogni giorno di dominare le fragilità di un animo combattuto.