recensione di Fabrizio Pompei
7.0/10
Un cast di tutto prestigio per un film teso e denso come lo smog, un tempo scambiato per nebbia, che grava perenne e implacabile su una Londra di fine 800 soffocandone i giorni e le notti in un'oscurità quasi impenetrabile.
Il "From Hell" del titolo originale del film, indubbiamente meno prosaico e molto più efficace della didascalica versione italiana, si riferisce al luogo, l'Inferno, in cui si muovono, come veri e propri dannati, spaventati e spaventosi allo stesso tempo tutti coloro che si trovano coinvolti in questa spietata e a volte onirica interpretazione della sanguinosa storia del primo serial killer della storia.
La tecnica scelta dai fratelli Hughes per dipanare l'intricata vicenda deve sicuramente moltissimo al prolifico filone horror splatter inaugurato da "La notte dei morti viventi" di Romero, ma raggiunge spesso durante il film livelli di rara raffinatezza grazie all'esperienza ed all'abilità visionaria dei registi. Il filo conduttore del film e da cui si diparte il racconto è rappresentato dalle visioni indotte da oppio, laudano e assenzio vissute dal personaggio interpretato con allucinata pacatezza dal bravo Johnny Depp. L'ispettore Abberline è un tossicodipendente
ante litteram, rappresentante di quella classe media che da lì a pochi anni avrebbe soppiantato un'odiosa nobiltà ormai decadente e malata. Nella vicenda è lui l'unico che riesce ad intrattenere rapporti sia con il mondo della nobiltà che con i derelitti dei quartieri più malfamati, attraversando i vari gironi infernali popolati di ricchi corrotti e deliranti e prostitute violente e violentate dai propri protettori. Ed è proprio questa sua capacità di adattarsi alle varie situazioni, e non le sue doti di chiaroveggenza, che gli consentirà di scoprire la verità senza restarne fatalmente distrutto. Non è da meno il Sir Gull creato da Ian Holm, che riesce ad infondere al personaggio di volta in volta bonarietà e incalcolabile malvagità senza mai tradire le caratteristiche primarie proprie del ruolo.
Difficile annoiarsi nel crescendo di colpi di scena dell'ultima mezz'ora di questo film che nulla concede alle romantiche e candidamente piacevoli rievocazioni storiche di qualche decennio fa e che ci fa tornare con un sospiro di sollievo al nostro presente un po' meno sconfortati dalla seppur triste realtà dei nostri tempi.
11/04/2008