Welcome to IMF
A metà degli anni 90 Tom Cruise e la sua agente Paula Wagner producono "Mission: Impossible" (1996), un action spionistico ispirato a una serie televisiva degli anni Sessanta. Ottanta milioni di dollari di budget ripagati profumatamente da un incasso di quasi mezzo miliardo che permette il lancio del franchise che prosegue fino a oggi. All'inizio "Mission: Impossible" appariva come una versione aggiornata e un pelo più raffinata di 007 che non stava vivendo una delle sue stagioni più brillanti: ci sono i gadget tecnologici, gli inseguimenti, i colpi di scena, ma trama e azione sono condotti da un regista con una firma riconoscibile come Brian De Palma. E il sequel di quattro anni più tardi viene affidato a John Woo, che aveva appena firmato la sua miglior prova americana ("Face/Off", 1997). Col senno di poi è il titolo più sottovalutato della saga: un action drittissimo che presenta Ethan Hunt in una vertiginosa sequenza di free climbing e continua sottolineandone la dimensione di eroe (semi)invincibile in un profluvio di esplosioni, corse in moto e colombe che volano. In seguito il timone viene preso da J.J. Abrams, sia come regista ("Mission: Impossible III", 2006) sia come produttore, lasciando la regia a Brad Bird ("Mission: Impossible - Protocollo fantasma", 2011). Sebbene i risultati siano modesti viene fornita l'impalcatura narrativa per quest'ultima fase in cui è subentrato Christopher McQuarrie che, dopo "Jack Reacher" (2012), si è confermato l'ideale partner in crime di Tom Cruise. La collaborazione per "Mission: Impossible - Rogue Nation" (2015) genera il film più completo e avvincente nel nuovo corso del franchise, riuscendo a coniugare il mélange di azione, spy-story, umorismo e stunt spericolati.
"Mission: Impossible - Dead Reckoning parte uno" è il settimo episodio della saga dedicata a Ethan Hunt ed è parte di un dittico, così come erano strettamente legati "Rogue Nation" e "Fallout", i precedenti titoli girati da McQuarrie.
Cruise Control
"Mission: Impossible" è divenuto lo specchio di Tom Cruise, il suo vero autore oltre che motore. Nell'ultimo decennio l'attore ha abbandonato la partecipazione a progetti autoriali o arthouse per collocarsi al centro dei suoi film come puro corpo divistico, un corpo pressoché intatto (nonostante i 60 anni) che è un concentrato di energia e resistenza utile a eseguire stunt di volta in volta più elaborati, pericolosi e spettacolari. Intorno alle prodezze performative realizzate da Cruise si gioca molto della realizzazione e del marketing dell'operazione, così da rimarcare la centralità dell'attore nel progetto.
Lo scorso anno "Top Gun: Maverick", sequel dell'opera che nel 1986 ratificò l'allora nascente star power di Cruise, ebbe un ottimo riscontro critico e uno straordinario al botteghino tanto da far esclamare a Steven Spielberg che l'attore stava salvando il cinema (inteso come sala e filiera distributiva). "Dead Reckoning parte uno" prosegue la riflessione sul tempo che passa su una figura prossima all'immortalità che non teme l'obsolescenza programmata da un presente ipertecnologico. Il settimo instalment di "Mission: Impossible" si svolge come consapevole e letterale scontro frontale tra il corpo-Cruise, analogico e forse obsoleto (come si celiava all'inizio di "Top Gun: Maverick") e l'Entità, un'intelligenza artificiale talmente sofisticata da essere sfuggita al controllo umano.
Il prologo è ambientato all'interno di un sottomarino e racconta della ribellione delle macchine all'uomo con un omaggio esplicito a "2001: Odissea nello spazio". Nella sequenza successiva un corriere dell'IMF deve consegnare un pacco in un loft buio e spoglio. Dall'oscurità percepiamo gradualmente la presenza di Ethan Hunt: prima come sola voce e poi entità fisica che emerge dalla penombra. Come Kurtz/Brando in "Apocalypse Now", Hunt appare gradualmente perché non ha bisogno di manifestarsi nella sua interezza, d'altra parte la leggenda di Tom Cruise lo precede. Superati i problemi con terroristi internazionali e agenti segreti traditori, il conflitto con un'intelligenza artificiale che ha già calcolato ogni possibile scenario e pianificato una strategia tramite Gabriel, il suo arcangelo e conoscenza che proviene dall'ignoto passato del protagonista, rimette in circolo la consolidata formula narrativa con una posta in gioco altissima: il controllo sulla realtà, la possibilità di manipolazione della verità e di ciò che percepiamo come reale. Hunt e la sua banda al completo sono chiamati a recitare un copione già scritto e guidato dall'alto di un'intelligenza superiore cercando di individuare o di provocare una falla, il fattore umano che renda imprevedibile la mossa successiva sullo scacchiere.
"Dead Reckoning parte uno" palesa ancor di più la volontà di McQuarrie di rileggere attraverso "Mission: Impossible" il canone del cinema d'azione mentre Tom Cruise si impegna a raccogliere l'eredità dei grandi attori-stunt come Jackie Chan e Buster Keaton, il cui "The General" è uno dei modelli per lo showdown finale. In quanto piccola enciclopedia dell'immagine spettacolare, "Dead Reckoning" centrifuga la slapstick comedy e 007, Hitchcock e "Titanic" e la struttura a livelli dei videogiochi. La trama, inizialmente opaca, è in realtà di olimpica classicità e ruota intorno all'acquisizione di una chiave, hitchockiano McGuffin di "Notorious". È chiaro, però, che nella sfida tra la macchina e l'uomo, tra il digitale e il corpo, "Mission: Impossible - Dead Reckoning parte uno" prenda le parti di una resistenza alla contemporaneità. Il modulo è speculare a "John Wick" che, in particolare nel quarto capitolo, abbraccia la leggerezza del digitale e lo combina a un cinema-movimento puntualmente coreografato fino all'astrazione figurativa. "Dead Reckoning parte uno" rivendica l'esistenza fisica dei suoi agenti segreti-fantasmi sottolineata dalle parole e dalle acrobazie dei suoi interpreti. È forse per tale ragione che, nel consueto e ininterrotto flusso di inseguimenti automobilistici, pedinamenti, travestimenti ed estrazioni, McQuarrie prediliga un registro più solenne, riconducendo la comicità all'azione slapstick come l'infinita corsa per le strade (e le scale) di Roma a bordo di una vecchia Fiat 500 gialla - probabilmente lasciata da Lupin III.
Se sul piano formale, per raffinatezza, spicca il montaggio alternato su tre livelli ambientato all'aeroporto di Abu Dhabi, la macrosequenza sul treno è la più adrenalinica e intensa. Il climax, ampiamente pubblicizzato da Cruise sui suoi canali social, è l'incredibile stunt che lo vede lanciarsi da una cima delle Alpi con una moto da cross. Il momento del salto, il rilascio della moto, il volo e l'apertura del paracadute rappresentano l'apice spettacolare del film e uno degli stunt più complessi e articolati tra quelli interpretati dall'attore. Un corpo senza peso che si lancia nel vuoto ma che, invece di precipitare, vola e con grazia e tempismo perfetto irrompe dentro l'Orient Express. È il corpo del cinema che Cruise ha deciso di incarnare con l'ottusa volontà di essere l'ultima star, l'ultimo eroe analogico prima che le IA prendano il sopravvento: timore oggi palpabile a Hollywood che McQuarrie e Cruise sono riusciti ad anticipare (le riprese erano iniziate, in tempi non sospetti, poco prima della pandemia nel 2020).
Nonostante il recupero della gravità depalmiana e le ambizioni del progetto che si sviluppano in due ore e mezza di cinema d'azione fluido e rocambolesco, l'esito non sfugge alla programmaticità delle intenzioni, al turnover nel cast, alla didascalia dialogica, a metafore che vengono letteralizzate. In breve, il tentativo di smarcarsi rispetto alla predestinazione di una partita già giocata e già vinta rischia il cul-de-sac. E la divisione in due parti si porta dietro il pericolo di produrre una "Parte due" che non riesca a eguagliare questo primo tempo. Mantenendo inalterato lo scheletro narrativo di "Mission: Impossible", è difficile sorprendere o superarsi, rischiando di chiudersi come si apre "Dead Reckoning", ossia citando (ancora una volta) Stanley Kubrick.
cast:
Tom Cruise, Hayley Atwell, Vanessa Kirby, Rebecca Ferguson, Ving Rhames, Simon Pegg, Esai Morales, Pom Klementieff
regia:
Christopher McQuarrie
titolo originale:
Mission: Impossible - Dead Reckoning Part One
distribuzione:
Eagle Pictures
durata:
163'
produzione:
Paramount Pictures, Skydance Media, TC Productions
sceneggiatura:
Christopher McQuarrie, Erik Jendresen
fotografia:
Fraser Taggart
scenografie:
Gary Freeman, Phil Sims, Raffaella Giovannetti
montaggio:
Eddie Hamilton
costumi:
Jill Taylor
musiche:
Lorne Balfe