Il Cremlino ridotto in cenere e la minaccia di una devastante guerra nucleare: come premesse al ritorno dell'agente Hunt, dopo circa sei anni di assenza dal grande schermo, dovrebbero essere sufficienti.
Tom Cruise invecchia, ma ci tiene evidentemente a farlo con stile, ritornando in pompa magna al franchise a cui ormai da tempo è "affettivamente" legato dal doppio filo della recitazione e della produzione.
E se Cruise invecchia, allora è la presenza della squadra a giovarne: Simon Pegg, Jeremy Renner e Paula Patton sono i membri di un team disomogeneo ma coeso che non si fa rubare la scena dallo storico machismo di Cruise, un team che non è più semplice estensione fisica dell'agente Hunt, ma gruppo di individui ben distinti a cui la storia tenta anche (senza troppo sforzo, comunque) di dare un certo spessore.
In "Mission: Impossible - Protocollo fantasma" viene palesemente accettato il fatto che nella saga "M:I" la verosimiglianza non sia un elemento fondamentale alla buona riuscita del film, dando così piena libertà alla costruzione di scene d'azione sempre alle soglie od oltre il limite del realistico.
Non è un caso, forse, che alla regia sia stato chiamato il fu enfant prodige dell'animazione Brad Bird, qui alla sua prima prova da regista in live action, direttore di perle d'animazione come "Il gigante di ferro", "Gli incredibili" e, dulcis in fundo, "
Ratatouille", gli ultimi due entrambi premi Oscar.
Questo nuovo "Mission: Impossible" nelle modeste ma capaci mani di Bird assume, già a partire dai bei titoli di testa, caratteri più marcatamente cartoonistici, dove la necessità di realismo è (quasi) del tutto accantonata per dare vita a un prodotto dalle ben poche pretese ma che svolge con gran classe il suo ruolo di potente blockbuster d'azione.
I momenti adrenalinici e le trovate tecnologiche si ritrovano in un mix perfetto che tiene il sangue costantemente in movimento dall'apertura fino alla conclusione, coprendo in questo modo le non poche cadute di stile di una sceneggiatura che da parte sua ha però anche il merito di inserire una lunga serie di trovate, come ancora non se ne erano viste nella saga dei "M:I": la necessità di un accesso fisico ad un server è il pretesto per realizzare una maestosa scena di scalata al Burj Khalifa (il grattacielo più alto del mondo), vertice di spettacolarità che espande e migliora l'idea che era stata di Woo nell'apertura del
secondo "M:I"; e ancora, un altro accesso disagevole obbliga un molto convincente Jeremy Renner a restare in "sospensione magnetica" sopra un'enorme ventola.
Interessante notare come, anche se sostenuto dalle più banali premesse (un attentato terroristico colossale, un cattivone fin troppo anonimo che vuole distruggere il mondo con un'arma nucleare), "Protocollo fantasma" riesca a reggere senza fatica le oltre due ore di durata; un prodotto elegante dove si arriva addirittura a fare dell'(auto)ironia sul superuomo Hunt/Cruise: "L'hai detto sul serio?! A voce alta?! "Missione compiuta"?! Dio quanto sei banale, Ethan", gli rimprovera Ving Rhames in un breve cameo.
Forse Bird è riuscito, portando la leggerezza dei film d'animazione nel filone dei seriosi "M:I", a realizzare quello che potrebbe essere, senza rischiare di dire un'esagerazione, il miglior "Mission: Impossible" di sempre.
Per saperne di più:
"Mission Impossible - Protocollo Fantasma" - Incontro con Tom Cruise