"Anna" è nome palindromo con tanto di locandina che lo suggerisce, ma si può sospirare di sollievo: Luc Besson non si concede a film di nolaniane fattezze, almeno nel plot e a livello concettuale. Siamo piuttosto dalle parti del solito français d'hollywood quindi ecco l’ennesima eroina bessoniana, eco delle opere precedenti, derivativa e autocitazionista, tanto che è problematico stabilirne il confine fra pregio effettivo e autocompiacimento.
La giovane e seducente Anna trova nel KGB, polizia segreta russa, l’unica forma di redenzione da una condizione di abuso e miseria. Addestrata a puntino per uccidere, tanto che anche la CIA avrà bisogno di lei, brama la libertà e per guadagnarsela gioca una partita a scacchi tra Stati Uniti e Russia.
Come anticipato, si trovano in "Anna" tutti gli elementi delle eroine della strada di Besson "Nikita" (1990) e "Lucy" (2014): sollevarsi dalla condizione di povertà e combattere contro tutti per l’indipendenza. Contrapposte, se vogliamo, alle sue donne d’intelletto Giovanna-Adèle-Aung San Suu Kyi. Stavolta però siamo in una spy story dai bordi talmente grossi da avere gli spigoli e per come ci ha abituato Besson va anche bene, finché il gioco porta a menare le mani.
"Anna" prende a piene mani i codici del genere e fa decollare il gioco di ruolo delle spie tra flashback ‘n’ forward, agnizioni, punti di vista esplicativi. Un’ottima dose di violenza basata sull’addestramento "pronti via!" di Anna, body count correttamente alto e l’aggiunta di un pizzico di edulcorato erotismo si mescolano in un cocktail ad alto tasso di divertimento ma invero manchevole di personalità. Tutto il contrario di quanto un altro film di genere sulla liberazione della figura femminile ci racconta, ossia "Sono la tua donna", eppure altrettanto stretta tra le maglie di una indiefinita collocazione nucleica (famigliare, sentimentale, ruolistica), proprio come Anna.
Nonostante la carismatica presenza di Helen Mirren, che oltre a essere un’assassina navigata fa le veci della regia ("siamo il KGB e questa è la migliore ripresa che abbiamo?"), il resto del cast fatica a emergere in una sceneggiatura pallida, forse troppo generosa di elementi.
Luc Besson ha sempre strapazzato l’action e l’avventura, ibridando fieramente e non sentendosi inferiore anche quando le sue opere risultano derivative: "Valerian e la città dei mille pianeti" crolla sul finale ma è una buonissima alternativa nel panorama della space opera, "Lucy" dona a Scarlett Johansson un vero costume da supereroe chiedendo a Black Widow di spostarsi di un paio di metri e, infine, vai a pensare di produrla una trilogia per bambini come quella di "Arthur". Le produzioni di Besson hanno i loro punti deboli scoperti, ma rimane tangibile una dose di unicità e fattura (quasi) sempre eccellente in ognuno di essi.
Ad "Anna" non manca quella forza motrice che accenda il solito spirito anarchico di Besson in seno all’industria blockbuster. E non è tanto sentirsi il peso di "Atomica Bionda" sulle spalle (anche qui dei fatiscenti anni Ottanta tutto parrucche, telefonini e hard disk) a depotenziare il film, quanto un collage di luoghi comuni che non creano lo strappo dai blockbuster del panorama e a volte scadono in una messa in scena incostante, quando non imbarazzante (il "Jules et Jim" ignorante è a un passo dal ridicolo seppur volutamente goliardico).
Ritmo altissimo, ottenuto dallo spasmodico svolgimento di trama e dall’alta frequenza delle inquadrature, "Anna" non lesina sull’intrattenimento e diviene guilty pleasure consapevole, con annesse coreografie ultramoderne made in Hong Kong ("John Wick", "Tyler Rake") già ben condotte e centrali in "Lucy".
Il panorama dello spy action, laddove vige l’alternativa ludica, mostra notevole differenziazione e "Anna" si muove tranquillamente tra i vari "Mission Impossible", "Gli Incredibili", "Kingsman". Besson sfotte pari modo intelligence russa e americana (al contrario di quanto avviene nel "Red Sparrow" di Francis Lawrence in cui Mosca è irrimediabilmente l’unico antagonista). Il regista francese spinge tutto il materiale possibile dentro i 120 minuti di durata, lasciando poi allo spettatore la sentenza sulle varie metafore: matriosca sta per trasformismo ma anche souvenir di consumo, e difatti "Anna" è cartolina patinata del genere spionaggio.
cast:
Andrew Howard, Ivan Franek, Alison Wheeler, Helen Mirren, Cillian Murphy, Luke Evans, Saša Luss
regia:
Luc Besson
titolo originale:
Anna
distribuzione:
01 Distribution, Prime Video
durata:
119'
produzione:
EuropaCorp
sceneggiatura:
Luc Besson
fotografia:
Thierry Arbogast
scenografie:
Hugues Tissandier
montaggio:
Julien Rey
costumi:
Olivier Bériot
musiche:
Éric Serra