Lo zombi ha esaurito la sua portata allegorica socio-politica già all’interno nella trilogia romeriana ("Night/Dawn/Day of the Dead"). Il resto è divenuto rielaborazione concettuale che ha fatto presto ad allontanarsi da quella repulsione, quello sconcerto di trovarsi ad affrontare un essere tanto familiare all’umanità quanto innaturale nel suo corromperla, l’uncanny valley per eccellenza.
Lo zombi della contemporaneità non riesce ad acquisire nuovamente questo status, e dunque in una sorta di bulimia narrativo-rappresentativa lo si mostrifica ("Resident Evil"), lo si accresce numericamente ("The Walking Dead") e infine lo si rende troppo veloce per poterne osservare la sua umanità guasta (Zack Snyder e tutti i suoi simili).
Premessa che chiaramente esula da "Peninsula" di Yeon Sang-ho e si fa generale, ma che getta le basi per la lettura della problematica che parzialmente il regista aveva evaso con attenti stratagemmi di scrittura nei precedenti film della trilogia, "Seoul Station" e "Train to Busan". Se il primo, come detto in recensione, ha operato il calco romeriano spostando lo zombi dall’uomo che consuma all’homeless, nel secondo invece lo zombi era relegato in uno spazio chiuso e in movimento (il treno) divenendo appendice negativa di un microcosmo spaziale assurdo, iperbolico.
L’atto terzo si sposta nella fase post-apocalittica, dopo pre- e in itinere, limitato ai confini geografici nazionali della Corea del Sud dove gli zombi (nell’adattamento italiano vengono chiamati proprio così) sono stati arginati. "Fortunatamente prima dell’unificazione con la Corea del Nord" santificano i media, in una stoccata politica tipica del cinema di Yeon, mentre i protagonisti, tipizzazioni macchiettistiche abbandonate dal proprio governo, si lanciano in un recupero monetario di notevole valore.
"Peninsula" è un patchwork derivativo, un mostro di Frankenstein che ingloba talmente tante referenzialità filmiche da non riuscire a compierne nemmeno una. Si guardi alle similitudini con "Fuga da New York" per poi apparire l’ennesimo scenario urbano pre-renderizzato; e al tentativo di emulare la civilizzazione ferale di "Mad Max" e finire nel solco action di un "Fast & Furious" dalle texture automobilistiche a bassa risoluzione (i veicoli quasi unicamente in CG).
I problemi di "Peninsula" sono quasi soltanto di messa in scena, un’afflizione già percepibile in alcuni elementi fuori fuoco di "Seoul Station" che qui praticamente ne fanno l’ossatura, nel tentativo di raggiungere un risultato fuori portata. L’ambizione di Yeon Sang-oh e del team produttivo alle sue spalle trascinano le sequenze d’azione care a "Train to Busan" in ampi spazi aperti, incontrollate e spettacolari quanto prive di climax e tensione. "Peninsula" si dimentica persino di avere un montaggio, ed è paradossale dato l’apporto di un nome come Yang Jin-mo ("Parasite") impossibilitato a evitare la sconclusionata patina b-movie che il film involontariamente genera.
"Peninsula" sembra un film pensato da un reparto marketing che non sa cosa la gente voglia comprare, estrema sintesi di come oggi alcune semplificazioni, o universalizzazioni, da blockbuster non dovrebbero essere rappresentate cinematograficamente. Yeon si perde in fase di scrittura anche quella stratificazione caratteriale che invece era il cuore di "Train to Busan", correttamente interessato in quest’ultimo a ruoli e rappresentazioni emozionali che non depotenziavano affatto la parentesi zombi. Qui manca il gore, manca la vibrazione action e infine manca sicuramente un’idea estetica che tenga insieme i pezzi, spesi a costituire un baraccone fanta-horror dimenticabile, fallibile.
Se l’(ab)uso dello zombi è destinato a deragliare unicamente nell’action muscolare, allora meglio rifugiarsi nel gioco di specchi di "One Cut of the Dead", nell’allegoria meta- di "The Dead Don’t Die" o nel ritualistico "Zombi Child".
cast:
Gang Dong-won, Lee Jung-hyun, Kwon Hae-hyo, Kim Min-jae, Koo Kyo-hwan, Kim Do-yoon, Lee Re, Lee Ye-won
regia:
Yeon Sang-ho
titolo originale:
Bando
durata:
116'
produzione:
Next Entertainment World, RedPeter Film
sceneggiatura:
Yeon Sang-ho, Park Joo-Suk
fotografia:
Lee Hyung-deok
scenografie:
Mok-won Lee
montaggio:
Yang Jin-mo
musiche:
Mowg