I morti non muoiono, l’ispirazione a volte sì. Aveva creato buone aspettative Jim Jarmusch, peraltro giocando al rialzo con un cast traboccante di stelle e una scampagnata nel regno del soprannaturale, territorio che in precedenza ha lambito nel notorio "Dead Man" ed esplorato nel malinconico romance vampiresco "Solo gli amanti sopravvivono" (due gioielli). Proprio a quest’ultima opera si riallaccia la presente nella comune aspirazione a immortalare la società contemporanea mediante il filtro del genere horror.
Ci troviamo a Centerville, periferica cittadina del (si presume) Midwest. Radio e media annunciano preoccupati lo scioglimento della calotta polare, che provoca uno spostamento dell’asse terrestre. È il preludio al risveglio degli zombie, sbucati dal sottosuolo in rancida dovizia come funghi dopo la pioggia. Chief Robertson (Bill Murray) e l’ufficiale Peterson (Adam Driver) affrontano il problema, comunque con meno determinazione dell’eccentrica samurai Zelda (Tilda Swinton, una "Ghost Dog" al femminile), mentre l’eremita Bob (Tom Waits) contempla distratto lo sfacelo. Il disorganico assemblaggio di figure stravaganti non infonde sufficiente brio a un’esposizione sciatta, che affida la vis comica alle smorfie di attori principali e talentuosi caratteristi invece di farla scaturire dalla reciproca armonia di relazioni, eventi e conseguenze. Situazioni comiche e rêverie orrorifiche rispondono insomma a dinamiche prevedibili e stilemi visivi convenzionali, e l'unico elemento davvero sorprendente in questo Jarmusch è la carenza di inventiva.
In realtà attraverso il trasparente involucro horror si scorgono con chiarezza le intenzioni politiche nel solco del più ovvio riferimento romeriano. Il bersaglio è il solito: il più tartassato (e il più facile da colpire) degli ultimi anni, ovvero gli Stati Uniti del MAGA guidati dall’imbonitore Donald Trump, negazionista della crisi climatica globale, patrocinatore dei bifolchi xenofobi delle campagne – esemplificati nel film da uno spassoso Steve Buscemi. Ecco allora che la periferia (con la sua mentalità) diventa centro (Centerville) e i pubblici ufficiali sono la sbiadita effigie del comune cittadino (nomen omen: Robertson, Peterson, Morrison) che ha perso la capacità di vigilare, di opporsi, di attaccare, di difendere, di ragionare. Degli zombie, insomma; soltanto lo sguardo lucido e disincantato dell’artista è garanzia di sopravvivenza…
Con eccessivo nitore e scarsa modestia, Jarmusch si esibisce in un esercizio di stile a tratti erudito e autoreferenziale, che palesa inerzie e incertezze malgrado le puntellature dell’ottimo cast. Sostenuto da una rigida impalcatura didattica, l’intreccio finisce per assumere le movenze macchinose e impacciate degli zombie che lo animano, rifugiandosi in una prospettiva tanto elementare quanto quella che contesta. Nulla di cui preoccuparsi: l'arte offre sempre l'opportunità di una resurrezione.
cast:
Bill Murray, Selena Gomez, RZA , Iggy Pop, Danny Glover, Steve Buscemi, Chloë Sevigny, Tilda Swinton, Adam Driver, Tom Waits
regia:
Jim Jarmusch
titolo originale:
The Dead Don't Die
distribuzione:
Universal Pictures
durata:
103'
produzione:
Animal Kingdom
sceneggiatura:
Jim Jarmusch
fotografia:
Frederick Elmes
scenografie:
Alex DiGerlando
montaggio:
Affonso Gonçalves
costumi:
Catherine George
musiche:
SQÜRL