Nella recente ondata di horror italiani apparsi su piccolo e grande schermo negli ultimi anni, i Manetti Bros. stanno giocando un ruolo centrale. Dopo aver iniziato la carriera da registi all’interno di questo genere ("Paura", "L’arrivo di Wang") dal momento in cui si sono dedicati alla commedia musicale, molto sui generis,("Song’e Napule" e "Ammore e Malavita"), il due si sono assunti il ruolo di produttori/sceneggiatori per diverse opere di terzi, accomunate dalla distribuzione con Vision. Ecco dunque, "Letto N°6" di Milena Cocuzza, "The End? L’inferno fuori" e da ultimo questo "Il mostro della cripta" entrambi diretti da Daniele Misischia. Bobbio, 1988. Il giovane Giò (Tobia De Angelis) è un nerd poco più che adolescente, i cui hobby sono girare filmini amatoriali e leggere fumetti. Sfogliando l’ultimo numero del suo albo preferito, "Squadra 666 – Il Mostro Della Cripta", scritto e disegnato da uno dei suoi idoli, Diego Busirivici (Lillo Petrolo), si accorge di alcune analogie tra la storia raccontata in quelle pagine e gli atroci avvenimenti che stanno seminando morte e terrore nel paesino in cui vive.
L’ambientazione negli anni ’80 non è certamente casuale: "Il mostro della cripta" rievoca, come tanti altri film/serie recenti, quel decennio, attraverso le atmosfere, le musiche e soprattutto quel gioco cinefilo evocato dai poster, che riempiono le pareti della cameretta dei protagonisti, dai rimandi impliciti e da quelli più sottili. In una sequenza, un dettaglio ci mostra alcune videocassette: scorgiamo "1997 - Fuga da New York" e sopra quella di "The End? L’inferno fuori" in un palese e divertito anacronismo che ben spiega il tono del film, tutto giocato sulla dissonanza. I protagonisti infatti non sono ragazzini bensì ventenni che però si comportano come tali, usando radioline e cavalcando biciclette troppo piccole per loro, e non si fanno mancare neppure delle infantili liti coi propri genitori. Giò, in particolare, si sente inadatto nella provinciale Bobbio e passa il tempo girando filmini splatter amatoriali, (involontariamente?) ridicoli. Allo stesso modo, il film è consapevole di come, nel cercare oggi di "italianizzare" quell’epoca e soprattutto quell’immaginario, l’unica strada percorribile sia quella della scoperta parodia. Quasi una risposta a chi invece cerca un’internazionalizzazione di un contesto locale attraverso un filtro "serio", con risultati non del tutto convincenti (come "Il legame" di Roberto DeFeudis, ghost story tra le assolate masserie pugliesi prodotto, non a caso, da Netflix). Manetti e Misischia dunque tra le righe mostrano lo scacco del nostro attuale Cinema di genere: la confezione da b movie non può più essere utilizzata per spaventare genuinamente, ma solo per divertire. La tradizione dell’horror nostrano è infatti omaggiata in particolare gli effetti visivi realizzati da Sergio Stivaletti, storico collaboratore di Argento, Soavi, Lamberto Bava; ma qui, i momenti più gore, come i movimenti di macchina a mano "sporchi" o le soggettive del mostro non fanno alcuna paura, e se uno scagnozzo ricorre ad una motosega come Leatherface, non può che risultare ridicolo.
E così l’operazione, almeno nella prima parte, trova una quadra che le opere sopracitate non avevano, alla ricerca di un compromesso tra dimensione ludica e di tensione ("Paura") o nell’inderogabile necessità di dare spessore psicologico a personaggi troppo abbozzati ("Letto N°6"). "Il mostro della cripta" invece indovina l’approccio e i personaggi (il disincantato e senza peli sulla lingua fumettista interpretato da Lillo, o un personaggio femminile ricalcato su quello di "Revenge" di Coraline Fargeat): una boccata d’aria fresca nella stagnazione dominante. Ed è un peccato allora che l’eccessivo minutaggio (circa 2 ore) a lungo andare inceppi il meccanismo: il susseguirsi di situazioni comiche ad un certo punto sembra avere il fiato corto e, giunti al momento di tirare le fila, si abbraccia così in toto la dimensione avventurosa. Questa però risulta fiacca, in quanto non abbastanza costruita da intrigare né abbastanza ironica da divertire. E non basta una scena conclusiva che sembra citare quella di "Ready Player One" senza però alcuna riflessione metatestuale, ma solo toni scanzonati.
cast:
Tobia De Angelis, Pasquale Petrolo, Amanda Campana, Nicola Branchini, Chiara Caselli
regia:
Daniele Misischia
distribuzione:
Vision Distribution
durata:
116'
produzione:
Mompracem, Vision Distribution
sceneggiatura:
Paolo Logli Antonio Manetti, Marco Manetti, Alessandro Pondi, in collaborazione con Cristiano Ciccotti,
fotografia:
Angelo Sorrentino
montaggio:
Federico Maria Maneschi
musiche:
Isac Roitn