Detroit, 80s. Imperversa l’epidemia del crack e l’FBI ha bisogno di infiltrati per smantellare la cupola della droga, estesa in maniera capillare su tutto il territorio. Disgregazione del contesto familiare e amicizie sbagliate fanno di Rick "White Boy" Wershe Jr, a soli quattordici anni, il profilo giusto: i federali lo introducono nel giro, lo sfruttano e poi lo mollano. Che farà da grande? Dopo il discreto "’71", thriller storico sul conflitto irlandese, Yann Demange esordisce a Hollywood con la biografia criminale di una figura inedita e popolare dell’attualità recente, chiedendosi se ci sia giustizia senza legge e, soprattutto, legge senza giustizia.
Si tratta in fondo di un tema ricorrente del cinema americano, in cui si trovano molti uomini di legge ingiusti e molti giusti fuorilegge (una citazione a caso nel mucchio: "Il mucchio selvaggio", Peckinpah 1969). Il modus operandi funziona sempre, basta prendere un soggetto reale e raccontarlo in quattro fasi: miseria, ascesa, hybris, caduta, e anche questa operazione vanta illustri precedenti (citiamone un altro: "Scarface", Hawks 1932 e De Palma 1983). In questo senso stupisce la decisione di avvalersi di ben sei mani per sceneggiare un soggetto che fondamentalmente si raccontava da sé. Forse proprio l’inutile eccesso di spunti spiega il vagabondare dell’intreccio, che giustappone con disinvoltura episodi apparentemente arbitrari tenuti insieme dal mero collante cronologico, avviandoli indisturbati verso la meta come una pigra carovana. La confusione in fase di scrittura (probabilmente abbinata a un montaggio frettoloso) si estende alla caratterizzazione dei personaggi secondari, piatti e inconsistenti come icone di Bisanzio. In questo caso però il misfatto va condiviso con i responsabili del casting, rei del profano accostamento tra alcuni mostri sacri di Hollywood (Bruce Dern, Piper Laurie, Matthew McConaughey) e star assortite fra i quali alcuni non sono attori di professione (e si vede).
Inoltre, non sarebbe elegante stroncare Richie Merritt in occasione del suo esordio cinematografico (peraltro con un complesso ruolo da protagonista), ma si può affermare che il suo sguardo bovino non agevola esattamente la costruzione di un personaggio carismatico. Nel quadro di una regia curata e deferente, che pure non brilla per scelte audaci, l’assegnazione della colonna sonora a Max Richter rappresenta forse l’elemento di maggiore curiosità. Al netto del gusto personale e del gradimento delle singole tracce (chi scrive è un convinto ammiratore del compositore anglo-tedesco), il post-minimalismo ambient non sembra l’opzione migliore per un crime biopic di stampo tradizionale. Il commento musicale è avulso, non accompagna né accentua l’azione, l’attraversa casualmente come una brezza – o una mosca. Benché Richter abbia già collaborato alla realizzazione di diversi titoli interessanti (ex multis: "Valzer con Bashir", "Womb", "Hostiles"), la presente collaborazione non pare insomma altrettanto fortunata.
Pur conservando il ritmo agile e vivace che è proprio della cronaca, "White Boy Rick" ne imita anche la prospettiva succinta e impersonale, rifiutando di prendere una posizione o di suscitarla sfruttando il cortocircuito etico e giudiziario da cui scaturisce la parabola del più giovane informatore nella storia dell’FBI. L’interrogativo iniziale cade nel vuoto, sommerso da un’ambiguità che odora di ignavia. Considerata la cura delle immagini, oltre alla pregevole rievocazione di una cruda Detroit periferica, alla leggera insufficienza si preferisce un politico 6, anche come premio allo strenuo talento di McConaughey che regge – quasi da solo – tutta la baracca.
cast:
Matthew McConaughey, Richie Merritt, Bruce Dern, Bel Powley, Jennifer Jason Leigh, Piper Laurie, YG , RJ Cyler, Jonathan Majors
regia:
Yann Demange
titolo originale:
White Boy Rick
distribuzione:
Warner Bros
durata:
111'
produzione:
LBI Productions, Protozoa Pictures, Studio 8
sceneggiatura:
Andy Weiss, Logan Miller, Noah Miller
fotografia:
Tad Radcliffe
scenografie:
Stefania Cella
montaggio:
Chris Wyatt
costumi:
Amy Westcott
musiche:
Max Richter