La nostra intervista a Federico Zampaglione, in occasione dell'arrivo nelle sale del suo ultimo lavoro, l'horror "The Well"
Dal 1° agosto sarà nelle sale "The Well", atteso ritorno all’horror di Federico Zampaglione. Il leader del gruppo musicale Tiromancino era venuto alla ribalta in campo cinematografico con "Shadow" (2009), mosca bianca nello stagnante panorama di genere italiano, per proseguire poi nel 2013 con "Tulpa". Dieci anni dopo (e una parentesi musicale con "Morrison", del 2021), il nuovo film rappresenta un ulteriore slancio nella sua carriera sul grande schermo, nonché una speranza di rilanciare l’intera industria del settore. Nell’attesa di proporvi la nostra recensione (che arriverà in prossimità dell’uscita) abbiamo avuto l’occasione di intervistare il regista, che ci ha parlato della genesi del progetto, del suo rapporto con l’horror e del suo futuro.
Da dove nasce la sua passione per l’horror?
Quando avevo circa 5 anni, mio padre mi portò al tunnel degli orrori al luna park. Rimasi così colpito da quella realtà, a livello visivo e uditivo, che una volta uscito cominciai a sviluppare una passione per tutto quello che era legato all’horror, la letteratura, il fumetto, il cinema…
Concentriamoci sul cinema. Nonostante gli sforzi suoi e di altri colleghi, come Lorenzo Bianchini, il genere, da almeno vent’anni, sembra divenuto di nicchia e spesso invisibile, rispetto ai fasti del passato…
Sì, l’horror rimane per un pubblico di appassionati: speriamo che si torni a farlo. Nel mio piccolo ce la sto mettendo tutta. Il mio film è stato venduto in 104 paesi e se ne sta parlando tanto. Speriamo sia un segnale per l’industria, che torni a occuparsene. Del resto, io nell’industria non mi ritrovo e anzi me ne sto ben alla larga. Ne fanno parte persone che pensano sempre ai soldi, per cui è ininfluente se un’opera è un capolavoro o fa schifo. Io per fortuna, o purtroppo, ai soldi non ci penso: mi interessa l’aspetto artistico.
Perché ha aspettato dieci anni, dopo "Tulpa", per tornare a girare un horror?
Non so perché ho aspettato così tanto tempo, prima non mi era venuta nessuna idea che volessi portare avanti. Non mi piace fare programmi, preferisco muovermi seguendo l’ispirazione. Nel frattempo, ho fatto dischi, concerti e un film drammatico a sfondo musicale ("Morrison", ndr) A un certo punto, come un fulmine ciel sereno, ho avuto l’ispirazione per "The Well"…
Veniamo proprio a "The Well". Come nasce il progetto?
Il film unisce l’estetica del gotico a uno strato sotterraneo più cruento e scioccante. Si fondono dunque classico e moderno, in un linguaggio che sto cercando di sviluppare e di fare mio: non voglio limitarmi a omaggiare la tradizione, ma esprimere il mio tempo. Nel film, c’è un riferimento a "La casa dalle finestre che ridono" nella figura della restauratrice, ma poi la pellicola va in un’altra direzione, oltrepassa il gotico con sterzate violentissime e crude che non gli appartengono. Non voglio che i miei lavori siano "etichettabili". Con i Tiromancino ci hanno provato in molti: "Ricorda questo artista, Richiama quest’altro…". No. Siamo semplicemente i Tiromancino: uniamo cantautorato, sperimentazione elettronica, sonorità anni 90 legate alle band. Come accennavo prima, prendo il frullatore e ci metto dentro tutto, andando d’istinto.
Una curiosità: "Tulpa" e "The Well", sono accomunati, oltre che dall’omaggio alla tradizione, anche dal nome della protagonista: Lisa. C’è una storia dietro questa scelta?
Non avevo mai pensato a questa coincidenza. Il nome mi deve essere rimasto in testa, forse perché appartiene sia all’Italia che al resto del mondo. Oppure dentro di me c’è un filo conduttore, magari in un'altra vita amavo una certa Lisa…
Dopo "The Well", sta già lavorando al suo prossimo progetto in campo cinematografico? Speriamo di non attendere altri dieci anni per un nuovo horror…
Al momento sto lavorando ai tanti concerti e all’uscita del film. Poi il mio prossimo progetto è prendermi una vacanza. Ho dato tutto, nella filosofia di farlo mentre sei ancora in controllo della tua opera. Posso lavorare senza sosta per migliorarla, poi una volta finita la lascio andare incontro al suo destino: non posso controllare i risultati. Dopo il 1° agosto, farò così anche con "The Well". Chissà se tornerò a fare dischi, a fare horror. Per adesso, non faccio programmi.