L'inizio del nuovo film di M. Night Shymalan è il più lineare possibile, come nella tradizione delle sue migliori opere: un momento preso nel quotidiano di normali personaggi che sono travolti dall'evento inaspettato. In questo caso siamo di fronte a tre adolescenti e al padre di una di loro che, dopo una festa in un locale, le riporta a casa; mentre sono in auto e l'uomo sta caricando la spesa nel portabagagli, ecco che uno sconosciuto sale in auto, le narcotizza e le rapisce.
Il regista ci getta subito nell'incubo che le tre giovani vivranno, prigioniere in un luogo non identificabile fino alla fine, alle prese con uno psicopatico che molto velocemente scopriremo essere affetto da disturbo della personalità multipla. L'uomo, che si chiama Kevin, ne ha ben ventitré che convivono in lui e la psichiatra curante scoprirà lentamente una ventiquattresima che si sta formando e vuole venire alla luce.
Ispirandosi a un personaggio realmente esistito, Billy Milligan, che rapì tre ragazze negli anni 80 e fu assolto proprio per questo disturbo, il regista indo-americano costruisce una storia di sottile suspense, claustrofobica, circolare nella sua evoluzione diegetica, con collegamenti con i film del suo inizio di carriera e in modo esplicito con "Unbreakable", citato nel finale caratterizzato dal twist tipico del suo cinema.
La trinità psicoanalitica della mente
"Split" è programmatico fin dal suo titolo: il "frazionamento" che Shyamalan mette in scena è formale e narrativo. Così, tra le tante personalità che albergano in Kevin, sono tre quelle che risultano essere attive - o come spiega alla psichiatra Karen Fletcher (l'attrice Betty Buckley, protagonista di "Carrie" di Brian De Palma, l'insegnante di ginnastica al liceo) sono "alla luce": il dodicenne Hedwig; la feroce signora Patricia; e il maniaco-ossessivo Dennis, personalità materiale del rapimento delle giovani. Come sono tre le ragazze rapite: Marcia (la debuttante Jessica Sula), Claire (l'altra debuttante Haley Lu Richardson) e Casey (Anya Taylor-Joy, già rivelazione in "The Witch" di Robert Eggers e in "Morgan" di Luke Scott). Lo scorporo in una triade psicologica all'interno dello stesso individuo è in parallelo con le tre adolescenti, così come la struttura narrativa si sviluppa su un triplice percorso: il primo, all'interno della prigione con il confronto tra le tre personalità dominanti di Kevin e le ragazze; la seconda linea narrativa con il dialogo tra il protagonista e la psichiatra, all'interno del suo studio; e il terzo nel passato, nell'infanzia di Casey, bambina che scopriremo, in centellinate sequenze, possiede un terribile segreto che la rende "diversa" dalle compagne e anche agli occhi delle personalità di Kevin.
Questa mise en abyme di una trinità ripetuta è uno dei temi fondanti dell'opera di Shyamalan, che nasconde, al di là della libera ispirazione a un personaggio reale, la profonda analisi di quello che è, a tutti gli effetti, la potenzialità della psiche umana. Del resto, il coté psicoanalitico in "Split" è determinante della rappresentazione di quello che i traumi infantili - e i loro danni - possono provocare a un essere umano, sia in un'adolescente come Casey sia in un uomo come Kevin. Le tre personalità dominanti di Kevin raffigurano l'anima (il femminile), l'animus (il maschile) e il fanciullo che non cresce (Hedwig) e sono espressione di difesa verso il male esterno. Ma ciò provoca la frantumazione della personalità che porta alla distruzione della realtà. E l'obiettivo delle tre personalità, dell'inconscio irrazionale e maniacale, della mancata formazione di una mente equilibrata, porta alla fuoriuscita dell'Id, cioè della "Bestia", l'ultima personalità nascosta, che si ciba materialmente e spiritualmente di tutte le altre.
Del resto, tutto tende alla messa in scena finale della "Bestia", della sua affermazione sul mondo, in un'appariscente capacità extrafisica ed extrasensioriale, inserendosi all'interno di una mitopoiesi antitetica a quella di "Unbreakable" e che diviene potentemente metacinematografica, in una narrazione della nascita dell'antieroe, contrapposta a quella dell'eroe nell'altra opera di Shyamalan. Abbiamo un gioco a incastri successivi che, come un puzzle, inquadratura dopo inquadratura, per sequenze alternate tra le tre traiettorie narrative, prende forma sotto gli occhi dello spettatore, lasciando intatta la surprise del finale.
In tutto questo, il regista rafforza la tensione di scontro psichico lavorando su due fronti: da un lato, utilizzando, per la maggior parte del tempo, primi e primissimi piani che rendono più soffocante lo spazio chiuso della prigione; dall'altro, ricorre alla eccezionale bravura di James McAvoy, che interpreta le differenti personalità, modificando la voce e attuando piccoli scarti fisici, in una strabiliante metamorfosi attoriale, e permettendo di delineare, fin da subito, le varie psicologie dei personaggi, rendendoli credibili anche nei loro cambiamenti fisici senza necessità di trucchi particolari oppure di effetti speciali.
La trinità spirituale della carne
Ma oltre alla moltiplicazione psicoanalitica, potremmo interpretare le tre personalità di Kevin (uomo normale che viene messo a "dormire" nel profondo della mente) come rappresentazione di una divinità spirituale maligna, dove, se Dennis è il padre, Patricia la madre e Hedwig il figlio, la "Bestia" è lo spirito dannato che arriva sulla Terra. Del resto, è proprio Hedwig (il figlio) che permette a Dennis e Patricia di "venire alla luce" e mettere a dormire Kevin (l'umanità). E sono loro tre che chiamano la "Bestia" alla sua venuta, con relativa offerta di vittime sacrificali. Il dolore è la nuova forza e sarà ripetuto spesso nella seconda parte del film, quando si raggiungerà l'acme emotivo. Solo chi ha sofferto potrà sopravvivere al mondo: la sofferenza come via alla conoscenza superiore, a un trapasso spirituale, che permette un'evoluzione fisica, nella trasformazione in carne che si fa divinità terrena e superiore all'uomo. Delle tre ragazze, corpi sacrificali, sarà proprio chi ha sofferto di più a comprendere la mutazione della realtà che sta affrontando e che, in qualche modo, permette di imboccare la strada di una salvezza momentanea, visto il ruolo di vittima interpretato nella vita reale. Un percorso martirologico che promette la materializzazione del grumo oscuro e la sconfitta della razionalità scientifica (rappresentata dalla dottoressa Fletcher), impotente di fronte alla forza brutale divinatoria della incorporazione delle diverse personalità di Kevin fuse nella "Bestia".
Shyamalan, dopo una serie di prove poco convincenti, ritorna ai fasti delle opere migliori come "Il sesto senso", "Unbreakable", "The Village", riuscendo a trattare temi a lui cari e restando ancorato a un cinema che, dagli spazi intimi, riesce a parlare di grandi temi antropologici, con uno stile controllato della messa in scena e una scrittura misurata e ricca di sentieri metaforici.
cast:
James McAvoy, Anya Taylor-Joy, Betty Buckley, Jessica Sula, Haley Lu Richardson
regia:
M. Night Shyamalan
distribuzione:
Universal Pictures
durata:
116'
produzione:
Blinding Edge Pictures, Blumhouse Productions
sceneggiatura:
M. Night Shyamalan
fotografia:
Mike Gioulakis
scenografie:
Mara LePere-Schloop
montaggio:
Luke Franco Ciarrocchi
costumi:
Paco Delgado
musiche:
West Dylan Thordson
Kevin è un uomo con ben 23 diverse personalità. Dopo che una di queste, la più oscura e potente, lo ha spinto a rapire tre giovani ragazze ha inizio una lotta per la sopravvivenza sia fisica sia mentale.