A prima vista sarebbe facile definire "Ride Your Wave" un'opera minore, più semplice, più tradizionale, di Yuasa Masaaki. A questo punto ci si dovrebbe però chiedere cosa renda "minore" una pellicola autoriale, non necessariamente meno riuscita o meno interessante di pellicole ritenute più importanti. Difatti "Ride Your Wave" non ha molto da invidiare a "Mind Game" o ad altri notevoli lavori del cineasta di Fukuoka, facendosi notare semmai per l'equilibrio del ritmo narrativo e la qualità dell'animazione. Perché "Ride Your Wave", nonostante il tono teorico di questa introduzione, è in realtà una pellicola spensierata e divertente, completamente aderente al mix di generi sentimentale/fantastico/comico che caratterizza buona parte della produzione dell'animatore nipponico, nonché significativa parte della sezione più produttiva e variegata della sua carriera.
Dopo essere stato per più di due decenni una via di mezzo fra un inclassificabile sperimentatore dell'animazione e un versatile stakhanovista dell'industria, alla fine degli anni 10 Yuasa Masaaki ha finalmente trovato la quadra del suo corpus, realizzando in un paio d'anni il cult "The Night Is Short, Walk on Girl", il sottovalutato "Lu e la città delle sirene" e l'apprezzatissima serie tv "Devilman Crybaby" e, infine, "Ride Your Wave". Anche per via di altre serie comiche e di lavori come produttore nei due anni seguenti è difficile negare che questo sia il periodo più produttivo e più sfaccettato della carriera di Yuasa, attribuendo in maniera quasi spontanea al film del 2019 un ruolo cardinale nel processo che ha portato a "Inu-Oh", punto di arrivo (finora) del percorso del regista di Fukuoka e della sua ibridazione fra generi e registri per rendere più impattanti le sfide dei suoi protagonisti emarginati per ottenere il controllo sulla loro vita. Se la produzione di Yuasa si è praticamente sempre posta a metà strada fra storie slice of life, quindi focalizzate sulla resa della quotidianità, più o meno realistica, dei protagonisti, e manifestazioni sovrannaturali che servono a imbastire fantasmagorie visive che hanno pochi rivali nell'animazione contemporanea, "Ride Your Wave" può essere considerato una densa (dura appena un'ora e mezza) ed efficace esemplificazione dei tratti centrali della filmografia di Yuasa.
La storia d'amore fra la surfista aspirante oceanografa Hinako e il pompiere Minato, inizialmente così quotidiana da essere banale, riempie la prima parte del film e fluisce rapidamente nella più cupa e lenta parte centrale, in cui è proprio l'elemento fantastico a permettere alla relazione di continuare, stravolgendo quella quotidianità che ne era stata precedentemente il nucleo e proponendo così una storia di escapismo che si pone progressivamente al di fuori del realismo prima stabilito. Principale elemento di continuità fra queste due sezione della pellicola è la musica, fin da "Mind Game" centrale nella produzione di Yuasa (che non sorprendentemente culmina nell'opera rock "Inu-Oh"), unica componente, nella forma della canzone "Brand New Story", capace di mantenere non solo i legami fra i due protagonisti ma anche fra le due sezioni della pellicola e fra l'elemento slice of life e quello fantastico (non a caso gli eventi più fantasiosi e sopra le righe della seconda metà avvengono solo mentre la musica accompagna le immagini). La surrealtà delle opere tratte dai romanzi di Morimi Tomihiko come "Tatami Galaxy" e "The Night Is Short, Walk on Girl" ha difatti lasciato definitivamente il passo a una realtà fratturata fra registro realistico e registro fantastico, la cui incompatibilità si fa tema centrale della pellicola.
Questa incompatibilità, che sarà sviluppata al meglio nella dialettica fra mito e Storia e fra sogno di affermazione e status sociale centrale in "Inu-Oh", si lega quindi in maniera profonda a un altro dei temi centrali di "Ride Your Wave", ovvero l'accettazione di una realtà negativa dopo aver rinunciato alle consolazioni dell'escapismo, cosa che non a caso avviene nella terza e ultima parte della pellicola, quando Hinako impara finalmente di nuovo a "cavalcare le onde da sola". E il fatto che lo faccia letteralmente, mentre cavalca una gigantesca onda che sfida quasi ogni legge della fisica, dimostra ancora una volta l'interesse di Yuasa nell'animazione come tramite per rendere visualizzabile ciò che altrimenti sarebbe solo metaforico. La divergenza di "Ride Your Wave" rispetto a varie opere precedenti si nota anche nella strutturazione narrativa, in cui le tre parti della storia non sono capitoli o comunque atti conchiusi, ma necessarie parti di un unico flusso, come di una singola onda, che attraversa circa un anno della vita di Hinako. Una caratteristica che viene enfatizzata dal ritmo costante, appunto fluido, del racconto, cui la regia ariosa e ricca di movimenti di macchina spesso non convenzionali di Yuasa giova sicuramente.
Da questo punto di vista "Ride Your Wave" rimarca invece la continuità con la produzione precedente del regista di Fukuoka, nonostante sia stilisticamente forse la sua opera più tradizionale, in particolar modo per quanto concerne il character design e l'uso dei colori, così come la rimarca la scelta di proporre una narrazione che non è mai veramente singolare, o anche solo duale. Infatti, oltre alla coppia di giovani innamorati presto separati Hinako e Minato, vi è almeno l'altra (futura) coppia di co-protagonisti più giovani, cioè l'imbranato kohai Wasabi e Yōko, sorella minore di Minato, la cui evoluzione come persone(/aggi) assume un ruolo centrale nella terza parte della pellicola, contribuendo alla maturazione della stessa Hinako. Uno dei pochi colpi di scena della pellicola avviene difatti nella medesima sezione e cambia la prospettiva sul rapporto fra Hinako e Minato, permettendo alla ragazza di poter finalmente capire il perché della permanenza del giovane e poter così riprendere il controllo su sé stessa e "cavalcare le onde da sola", salvando Yōko nella forse fin troppo repentina sequenza action pre-finale. Poi ci pensa però l'ultima sequenza, dopo che l'elemento fantastico ha definitivamente abbandonato il quadro, a farla ripiombare per un attimo nelle asperità e negli imprevisti della realtà. Prima di rialzarsi di nuovo, pronta a cavalcare la prossima onda.
Cos'è quindi un film "minore"? E soprattutto, "Ride Your Wave" è davvero un'opera minore nella filmografia di Yuasa Masaaki? Pur essendo stilisticamente meno esuberante della maggior parte della sua produzione e meno tematicamente sfaccettato dei suoi lavori più riusciti, il film del 2019 è in realtà una perfetta rappresentazione del corpus di Yuasa, un altro eclettico e stratificato attraversamento di una realtà che pare perdere la propria consistenza reso possibile solo dalla cooperazione. Il fatto che questo avvenga in un coming of age sentimentale non è un limite di "Ride Your Wave" ma semmai un'altra dimostrazione di quanto rappresenti in nuce tutti gli elementi centrali della produzione di Yuasa, una prova, nel suo piccolo, della sua grandezza.
cast:
Giulia Bersani, Ryōta Katayose, Jacopo Calatroni, Honoka Matsumoto, Iolanda Granato, Kentaro Ito, Matteo De Mojana, Rina Kawaei
regia:
Masaaki Yuasa
titolo originale:
Kimi to, Nami ni Noretara
distribuzione:
Amazon Prime Video, Dynit
durata:
96'
produzione:
Science Saru
sceneggiatura:
Reiko Yoshida
fotografia:
Toru Fukushi
scenografie:
Fuminao Akai
montaggio:
Kiyoshi Hirose
costumi:
Character design: Takashi Kojima
musiche:
Michiru Oshima