Ondacinema

recensione di Pietro S. Calò
7.5/10

Un matrimonio appena celebrato si contrappone all’addio di uno studente tradito che scivola in una triste rimpatriata alcolica di vecchi dialettici i cui orologi corrono; a Kyoto è la notte dei cento demoni, la notte in cui niente è possibile.
Terzultimo lungometraggio di Masaaki Yuasa che si affida allo stesso staff che mise in piedi sette anni prima la serie "The Tatami Galaxi" (2010) di cui questo film ne rappresenta una sorta di summa e eredità; il testo di partenza è l’omonimo e fortunato romanzo di Tomihiko Morimi. Protagonista assoluta è la città di Kyoto, coi suoi demoni, le sue sfilate, il suo cibo fantasma e l’altrettanto fantasma mercatino delle pulci che qui si riduce in una lunga distesa di scaffali colmi di libri usati, che celano IL libro che riunirà una coppia divisa, nel mentre i moduli della libreria sono montati e smontati senza tregua, per costruire palchi improvvisati dove esercitare lo psicodramma, detto anche Guerriglia Teatrale, dal quale l’ineffabile Don Mutanda potrà infine guarire dal suo amore malsano.

La ricostruzione in effetti è più problematica da dire che da mostrare ma Masaaki, genio dell’animazione quasi misconosciuto, ha dalla sua la capacità di tenere in bolla i suoi ingredienti attraverso l’elemento liquido, che tutto fa fluttuare, riducendone la gravità e mostrandoci le azioni come attraverso un acquario, pure sonorizzato dalle note soffuse e tradizionali di Michiru Oshima che proiettano lo spettatore nella pigra sensualità delle case delle geishe, come ce le aveva mostrate Mizoguchi.
Se con "Mind Game" (2004), l’elemento liquido in questione è propriamente l’acqua (salata), nel film in questione esso è l’alcol, bevuto in grandi quantità e senza censura poiché, come sentenziato dalla "ragazza dai capelli corvini", protagonista assoluta del film, si beve per gioia e finché ce n’è.

Non è operazione del tutto oziosa cercare i punti di contatto tra una cultura decisamente aliena e la nostra. Lo stesso Masaaki ce lo suffraga introducendo elementi occidentali, Verne, Durrell, Dumas, il rhum, tra i Daruma votivi e gli Yakei Noodle (tagliatelle viola) in un continuum esplicitato in un filo, sottilissimo, che tutto tiene insieme e su cui campeggiano orgogliosi i capolavori dell’arte erotica di Umataro, Shunga, Hokusai.
In effetti appare evidente nel film un sovvertimento delle cose in veste di paradosso logico, come ci è noto dalle avventure di Alice nel paese delle meraviglie, entro cui la ragazzina beve per potervi accedere, proprio come la ragazza corvina che si troverà a lottare contro un mondo che, a differenza di Alice, padroneggia benissimo. Non si può non notare che la sua testa tonda, i capelli neri e il rosso delle labbra e dei tessuti la introducono nella storia come Biancaneve, per poi diventare una mondana Cenerentola alla conquista del bel mondo, con tanto di orologio che l’accompagna, ma lentamente, per tutta la lunga notte. Al mattino diventa Cappuccetto Rosso, nella sua quotidianità, quando, caritatevole, fa visita agli ammalati col salvifico gin Junipero in luogo di una mai meglio definita bottiglia di vino; ammalati di raffreddore, sia un’alterazione umida del corpo, o un attacco batterico al mirabolante cromatismo galleggiante dell’universo masaakiano.
Il duro momento di transizione, in cui nuvole e vento sgombrano il quadro di cose e azioni e prosciugano la tavolozza fino a ridurla a gradazioni di marrone e grigio, rimandano senza dubbio alle atmosfere gotiche de "I cento racconti del terrore", altra mitologia di Kyoto, elaborato con una fotografia bidimensionale e scossa dalla tempesta che fa vibrare ogni cosa, come si può ravvisare in quel piccolo capolavoro di Yamamura Koji, "A Contry Doctor" (2007), ispirato all’omonimo racconto di Franz Kafka.
La continuity del film, per il resto, è di tipo scintillante, con grandi esplosioni di forme e colori iper-realistiche, che strizzano l’occhio tanto alla Pop-Art quanto all’animazione dei fratelli Fleisher, in special modo quando gli oggetti si scompongono dai loro contenuti (alcol e bicchiere) o quando i corpi si allargano a dismisura nell'ingollarlo; la loro messa in forma stilizzata e elementare ricorda sia il Paint che il Power Point.
Senza dubbio, la forza visiva di Masaaki per tenere testa alla complessità diegetica ha sacrificato alcune sue capacità, specificamente nei movimenti di macchina e nel montaggio, nel mentre la tecnica dà più corda a una resa bidimensionale invece che alla profondità 3D. Ciò è compensato dalla decina di trovate, caratteristiche del suo cinema, che fondono sotto-intrecci improbabili e situazioni che nascono ordinarie fino a farle collidere, come la messa in scena della "danza dei sofisti" che scaccia il demone della malinconia diventando "viscidi come anguille", facendo ciò rientrare a gran velocità la poetica dell’umido.
Allo stesso tempo Masaaki si tiene i pezzi di bravura per rare incursioni, nel teatro che diventa musical e si affida ad argani che fanno precipitare eroi dall’alto ed eroine che precipitano nel basso da una botola; o, al contrario, spalmando di caldo crepuscolare il mercatino dei libri, un accogliente rifugio delle anime infervorate; fino alla lotta contro se stessi attraverso la quale, in uno spazio asettico e sottovuoto che vuole rappresentare la psiche umana, il timido "senpai", per vincere la sua solitudine, si trova paradossalmente a lottare contro migliaia di piccoli demoni, adiuvato da una decina di altrettanti piccoli demoni benevoli che, in una drammatica assemblea organizzano resistenza e barricate, in un florilegio di porte aperte o sfondate.

Come già detto, questa è la notte in cui niente è possibile e, in mancanza della morale che, in ogni fiaba che si rispetti, intrinsecamente si snoda, qui succede quel che più è ovvio, che è quasi la stessa cosa. Lamentarsene, non è possibile.


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        

     
    


27/05/2019

Cast e credits

cast:
Ryûji Akiyama (Pantsu Sôbanchô), Hiroshi Kamiya (Gakuensai), Kana Hanazawa (Kurokami), (Voci): Gen Oshino (Senpai)


regia:
Masaaki Yuasa


titolo originale:
Yoru wa mijikashi aruke yo otome


distribuzione:
Fuji Television Network - Toho See


durata:
92'


produzione:
Science Saru - Fuji Television Network - Toho See


sceneggiatura:
Tomihiko Morimi (dal romanzo di) - Makoto Ueda (sceneggiatura)


fotografia:
Nobutaki Itō


montaggio:
Akari Saitō


musiche:
Michiru Oshima


Trama
Un matrimonio, una festa d'addio di uno studente tradito, una triste rimpatriata alcolica di vecchi. Gli orologi corrono oppure si fermano. A Kyoto è la notte dei cento demoni, la notte in cui niente è possibile.
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