E con questo i classici Disney sono 56. Possono cambiare le ambientazioni (l'escursione termica tra le lande gelate del "
Frozen" di un paio di stagioni fa e la Polinesia tropicale di questo "Oceania" è davvero estrema), gli eroi e le spalle comiche, ma anche stavolta il canovaccio sperimentato ormai quasi 80 anni fa da Walt Disney in persona (e ancor prima dalle fiabe classiche, se vogliamo) si ripropone stancamente alle platee del 2016.
Ciò che infatti più balza agli occhi del film è il totale rassegnarsi ad un plot precostituito ed immutabile, sempre uguale a se stesso, in cui niente accade che non sia stato pronosticato con certezza fin dal principio del film. Vaiana è l'ennesima principessa cresciuta in un vestito troppo stretto che sogna ciò che i genitori temono: l'Ignoto. Il viaggio di iniziazione, scaturito da una disobbedienza di cui è complice una parente capace di guardare "oltre", si configura quindi come lo specchio della vita stessa in cui tutti noi dobbiamo avventurarci. Purtroppo il percorso di crescita della ragazza, l'ennesimo di una serie quasi infinita di personaggi animati chiamati ad incarnare i timori infantili nei confronti di un futuro che li vuole adulti e responsabili, non ha lo spessore sentimentale delle grandi puntate che lo hanno preceduto (il confronto con la
gravitas di un "
Re Leone" o un "Tarzan", per non andare troppo indietro nel tempo, fa uscire il film con le ossa rotte), né di conseguenza la possibilità di imprimersi con decisione nella cultura
pop contemporanea. Ron Clements e John Musker, registi che girano a braccetto da una vita (loro l'"Aladdin" doppiato da Robin Williams), si accontentano di insistere nella direzione di un femminismo radicale su cui lo studio molto sembra puntare (esasperante la riproposizione degli stessi concetti in ogni opera recente) ma le cui necessità reali francamente sfuggono (e che comunque sia il tema era stato meglio trattato nel pixeriano "
Ribelle"). Poche le idee accessorie al racconto (gradevole quella del tatuaggio che si muove come un'ombra cinese sul corpo del co-protagonista, animata dal veterano Eric Goldberg), mai il colpo di genio.
Personaggi di contorno poco divertenti, eventi riportati senza il minimo trasporto emotivo (la sofferenza per la morte di un proprio caro, tappa fondamentale di molti cartoni passati, è qui un passaggio parimenti inevitabile eppure presentato con una noncuranza spiazzante), canzoni prive di motivi memorabili (anche qui il confronto con i lavori di Phil Collins o Elton John è imbarazzante) e una trama bolsa e noiosa fanno di "Oceania" un'avventura Disney che si dimentica troppo presto, ma che fa riflettere sulla necessità di cambiare formula narrativa prima di migliorare i software di animazione. Chi ha detto che i bambini di oggi, che certo conoscono i classici, non apprezzerebbero?
08/09/2017