Il ruolo della principessa ha segnato la storia del cinema d'animazione grazie alle vette trovate dalla Disney già dai primi tentativi. Castelli, conflitti familiari, servitù, cavalli, principe azzurro. La destrutturazione recente del ruolo è una cavalcata attraverso l'onda dissacratoria alla "Shrek": divertente in principio, stucchevole poco dopo. Salvata dalla casa madre Disney, prima con l'afro-obamiana de "La Principessa e il ranocchio", poi con la scatenata "Rapunzel": dall'animazione tradizionale a una computer graphic discreta e gentile.
La Pixar, casa numero uno dell'animazione mondiale - almeno rapportando il bilancio tra qualità artistica e guadagni al botteghino - doveva per forze di cose, prima o poi, arricchire il proprio bagaglio con una principessa al contempo al passo con i tempi e fuori dal tempo.
Se si escludono le trasferte automobilistiche di "Cars 2", "Ribelle - The Brave" è l'unico film Pixar che si situa in territorio europeo ed è l'unico che abbandona la contemporaneità, essendo ambientato nella Scozia del Medioevo. E', inoltre, il primo ad avere come protagonista assoluta/eroina un personaggio femminile
Il battage pubblicitario e una parte della stampa hanno lanciato la presunta unicità della capigliatura rossa della ribelle Merida, portabandiera di una categoria femminile giustamente fiera dei propri capelli. Peccato, però, che è sufficiente fare un passo indietro di 23 anni per trovare la fulva sirenetta Ariel.
Dispute sulla capigliatura a parte, "Ribelle" è il lungometraggio Pixar più ancorato agli stilemi del prodotto classico disneyano ed è, forse, l'unico adattabile senza tradimenti e significative ripercussioni in una ideale versione in animazione bidimensionale. Alcune situazioni, difatti, sembrano prese di peso dal cinema di Hayao Miyazaki: se gli spiriti della foresta sono una chiara citazione di "Princess Mononoke", alcune peripezie dell'eroina a contatto con natura e animali, sono in egual misura figlie del cinema del maestro giapponese - amico di John Lasseter, così lontani così vicini - ma, in questo caso meno problematiche, più ancorate a uno schematismo d'andazzo sul binomio bene-male, senza una complessità morale che la quasi totalità dei prodotti Pixar pur avevano. E, per finire, nasce spontanea una domanda: siamo proprio sicuri che il continuo rifiuto al romanticismo produca automaticamente una sovversione capace di mascherare le oscillazioni del racconto?
Le panoramiche, il gusto del dettaglio e le scenografie restituiscono mirabilmente il sapore medievale; il livello dell'animazione è ovviamente più che ottimo, ma la mancanza di inventiva è purtroppo tangibile a più livelli. Il divertimento è concentrato essenzialmente nella prima parte, affidato ai tre fratellini della protagonista nonché ai pretendenti alla sua mano (con rispettivi padri): la sequenza della gara del tiro con l'arco è la più scatenata e godibile, ma non è il preludio per la nostra grande avventura. Gli snodi della sceneggiatura fanno nascere più di un dubbio: la trasformazione della madre in orso non sembra la più felice delle soluzioni perché innesca raramente riflessioni originali sul rapporto filiale, alcuni tocchi horror sono decisamente non richiesti (vedi il mucchio di ossa nell'oscura caverna), l'arazzo da ricucire legato all'incantesimo sembra pretestuoso e la sarabanda risolutiva finale per quanto spassosa possa essere è comunque già vista. In questo modo il nobile messaggio sulla libertà femminile - se vogliamo anche contro fondamentalismi religiosi o almeno maschilsmi - arriva un po' affaticato.
La Pixar ha da sempre mutato pelle e sulla carta un ancoraggio a un progetto più classico non poteva essere messo in discussione sin dall'inizio, ma è come se si fosse ritrovata imprigionata nell'epoca storica in cui le pellicola è ambientata, impossessata dagli spiriti delle foreste scozzesi, capaci perfino di rubare l'inconfondibile tocco Pixar.
regia:
Mark Andrews, Brenda Chapman
titolo originale:
Brave
distribuzione:
The Walt Disney Company
durata:
100'
produzione:
Pixar Animation Studios
sceneggiatura:
Brenda Chapman, Irene Mecchi, Mark Andrews, Steve Purcell
montaggio:
Nicolas C. Smith
musiche:
Patrick Doyle