Nei primi anni del Novecento, il Monte Verità del Canton Ticino, nei pressi di Ascona, fu sede di una variegata comunità utopista, formata da persone che scelsero di vivere a contatto con la natura, seguendo pratiche naturiste, attività artistiche nonché di ricerca interiore. La comunità sarà raggiunta nel corso negli anni da personalità illustri, soprattutto del mondo della letteratura e della psicoanalisi, come Jung, Erich Maria Remarque, Kafka e David Herbert Lawrence.
Vienna. Hanna Leitner (Maresi Riegner, "Egon Schiele") madre di due bambine, è soffocata dalla prepotenza del marito Anton, un rinomato fotografo, che la costringe a seguire l’asfissiante etichetta della bonne société asburgica nonché a consumare umilianti rapporti sessuali al fine di ottenere il tanto desiderato figlio maschio. Nonostante le cure, la donna non trova giovamento finché, dopo una violenta lite col marito, decide di scappare, riuscendo con poco denaro a raggiungere in treno la Svizzera e salire sul Monte Verità. Lì troverà proprio il suo psicoanalista, il dottor Otto Gross, con il quale proverà a stringere un rapporto di fiducia e di complicità, nonché ad assecondare finalmente la sua passione per la fotografia, lontana dall’opprimente figura di Anton.
Il film del regista svizzero Stefan Jäger, presentato a Locarno nel 2021, sceglie di soffermarsi sull’incantevole natura che domina gli spazi della collina ticinese, riuscendo a mostracene il respiro, l’apertura, in assoluto contrasto con l’apnea da interni della capitale austro-ungarica. Dettagli e primi piani, fotografie e accorgimenti da "cinema delle attrazioni" si alternano a campi lunghi e panoramiche nonché a un pregevole uso del piano sequenza, dentro una cifra stilistica che prova a tenere insieme il racconto, in verità frastagliato da continui flash-back e omissioni.
La mancanza di un solido sviluppo dei personaggi, però, priva il film di una resa soddisfacente. Accanto a Hanna Leitner, una figura di pura finzione, in "Monte Verità" sono presenti gli uomini e le donne che hanno realmente animato i primi due decenni della comunità ticinese: la fondatrice Ida Hofmann (Julia Jentsch, "Hannah Arendt"), la selvaggia Lotte Hattemer (Hannah Herzsprung, "Babylon Berlin"), il celebre autore di "Siddartha", Herman Hesse, nonché lo stesso Gross, afflitto dalla dipendenza da stupefacenti. Solo di quest’ultimo, indecifrabile personaggio, vengono tratteggiate con discreta convinzione le ansie e la ricerca, mentre per gli altri predominano i bozzetti e gli stereotipi.
La questione del ruolo femminile, l’aspirazione a essere moglie e madre senza dimenticare di restare una donna e coltivare le proprie ambizioni sociali e lavorative, è un tema assolutamente centrale anche nel dibattito odierno. Curiosamente, partiva da premesse del tutto simili il recente "Il corsetto dell’imperatrice" di Marie Kreutzer. I due personaggi principali, Hanna e l’imperatrice Sissi, sono accomunati anche dagli svenimenti che le affliggono ma, mentre per la giovane viennese costituiscono una reale conseguenza del suo male di vivere, nel film della Kreutzer rappresentavano una messinscena che Sissi utilizzava per esimersi dagli appuntamenti mondani, coinvolgendo anche lo spettatore e incastonando così i suoi tormenti all’interno di un discorso autoriale legato al postmoderno e alle sue evoluzioni. "Monte Verità", invece, si svela seguendo una costruzione non sempre originale e, nonostante gli inserti eterogenei e qualche felice soluzione di regia, appare come un racconto senza grosse intuizioni.
cast:
Maresi Riegner, Hannah Herzsprung, Julia Jentsch
regia:
Stefan Jäger
titolo originale:
Monte Verità – Der Rausch der Freiheit
distribuzione:
Draka
durata:
116'
produzione:
Katrin Renz, Christine Kiauk, Herbert Schwering, Neshe Demir, Barbara Pichler, Gabriele Kranzelbinde
sceneggiatura:
Kornelija Naraks
fotografia:
Daniela Knapp
scenografie:
Nina Mader, Katharina Wöppermann
montaggio:
Noemi Preiswerk
costumi:
Veronika Albert
musiche:
Volker Bertelmann