In tre stagioni la sontuosa serie tedesca si è imposta come uno dei più avvincenti period drama, fotografando con incredibile cura l'affascinante Berlino della Repubblica di Weimar, tra intrighi da spy-story, tumulti politici e sfrenati party glamour notturni
"Babylon Berlin", ovvero la Germania più ambiziosa e opulenta mai vista in tv. Se produzioni originali come "Dark", "Deutschland 83" o "Tatort" avevano piacevolmente sorpreso per freschezza e inventiva, mancava ancora all’appello una serie tedesca in grado di competere con i grandi affreschi storici e sociali d’oltreoceano (dall'era del Proibizionismo di "Boardwak Empire" agli anni 60 di "Mad Men"). A fornire la scintilla giusta, allora, sono stati i romanzi di Volker Kutsher – ambientati nella Berlino a cavallo tra il 1929 e il 1934 - e l’unione delle forze tra X-Filme Creative Pool, Sky Deutschland e Beta Film. Risultato: uno sfarzoso budget da 38 milioni di euro, messo a frutto magistralmente, per la produzione televisiva più dispendiosa della storia della tv tedesca.
Ma non è solo un period drama, "Babylon Berlin". È un ibrido a cerchi concentrici di poliziesco, thriller politico, gangster movie, noir, spy-story e a volte perfino musical (i memorabili balletti e show canori). Una serie che, attraverso un meccanismo di genere, fotografa un’epoca complessa come quella della decadente Repubblica di Weimar, primo, fragile embrione democratico tedesco, con le radici nella miseria del dopoguerra e i piedi sull’orlo del baratro nazista. Una fase lacerata dalle tensioni sociali e politiche, con la costante pressione di movimenti estremisti di destra e di sinistra a minare un assetto democratico reso già instabile dalle condizioni punitive dettate ai tedeschi dal Trattato di Versailles. Eppure, al tempo stesso, un periodo di formidabili fermenti culturali: da avanguardie storiche come Dadaismo e Bauhaus all'espressionismo del teatro di Bertolt Brecht e del cinema di Fritz Lang. Non a caso, il filosofo Ernst Bloch la definì "Nuova Età di Pericle".
Partendo da queste intriganti premesse storiche, il regista Tom Tykwer ha scritto e diretto i 28 episodi delle prime tre stagioni insieme ad Achim von Borries e Hendrik Handloegten. Ed è di queste che ci occuperemo, nella speranza che la quarta venga confermata a breve.
La linea narrativa principale segue le indagini di Gereon Rath, commissario della Buoncostume di Colonia, trasferito nella capitale per indagare su un misterioso caso di estorsioni e ricatti che coinvolge l’alta politica, il crimine organizzato e il mondo della pornografia. Personaggio chandleriano, Rath (Volker Bruch) è un detective acuto e tormentato, in pieno stress post-traumatico per gli orrori vissuti durante la Grande Guerra: demoni che si traducono in attacchi di panico neutralizzati solo con massicce dosi di morfina. Il suo istinto da criminologo lo trascinerà alla ricerca della verità nelle viscere della Babilonia berlinese, nel suo sottobosco notturno di squillo, magnaccia, attricette rampanti, occultismo, trafficanti di droga e politici corrotti.
Ad accompagnarlo nelle indagini, la giovane Charlotte Ritter, dattilografa presso il dipartimento di polizia (il gigantesco quartier generale del Castello Rosso, in Alexanderplatz) con il sogno di diventare commissario e un presente di stenti familiari che la costringe a prostituirsi nei club notturni. Magistralmente interpretata da Liv Lisa Fries ("The Wave", "Counterpart"), l'esuberante, determinatissima (e deliziosa) Lotte incarna tutta la modernità della progressista Weimar, unendo coraggio, anticonformismo e desiderio d’emancipazione sociale e professionale, oltre a un uso spregiudicato ma per nobili fini della propria sessualità, che le consente di immergersi nel vizio senza mai smarrire purezza e onestà. Ed è lei l’interfaccia tra i due volti contrapposti della città: quello fatiscente delle stamberghe dei quartieri popolari (la casa familiare) e quello sfarzoso del centro, simboleggiato dal Moka Efti, lussureggiante cabaret in stile art déco e centro nevralgico della vita notturna, con i suoi party super-glamour, a base di lustrini e paillettes, balli osé e pantomime musicali, dove si intrecciano loschi traffici e promiscui incontri sessuali.
Se, come detto, la prima stagione ruota attorno alla storia del ricatto a luci rosse ma anche alla spy-story di un treno merci proveniente dalla neonata Unione Sovietica con un carico di oro trafugato alla famiglia Sorokin, il secondo capitolo prenderà le mosse proprio da quest’ultima vicenda, allargandosi alla cospirazione dell’esercito nero contro l’assetto democratico e alla brutale repressione dei movimenti comunisti, mentre i primi militanti con la croce uncinata al braccio inizieranno a diffondere il morbo del nazionalsocialismo, con il sogno di riportare la Germania ai fasti prussiani.
La terza stagione si ispira invece a un nuovo romanzo di Kutscher ("La morte non fa rumore", secondo volume della saga sull’ispettore Rath) mescolando le drammatiche vicende del crollo dei mercati e della Grande depressione all’indagine sull’assassinio di Betty Winter, starlette del nuovo cinema sonoro uccisa dalla caduta di uno dei riflettori di scena nei leggendari studios Babelsberg di Potsdam (nei quali è stata girata la stessa serie), fino a preconizzare l’avvento delle camicie brune, ormai pronte a sovvertire l’agonizzante Repubblica di Weimar: Berlino è diventata una polveriera, destinata a esplodere da un momento all’altro.
nfine, la quarta stagione, andata in onda di recente su Sky Atlantic, inizia a fine anni Venti, quando la Repubblica di Weimar ha ormai perso tutta la propria forza. La Borsa crolla, con conseguenze distrastrose in tutto il mondo, inaugurando il nuovo decennio all'insegna della Grande Depressione. Uno scenario che amplifica la miseria, non solo economica ma anche morale. È il terreno marcio in cui affonda le radici l'antisemitismo, che inizia a diffondersi in maniera rapida e incontrollata. Vi farà i conti anche Rath, chiamato a infiltrarsi in una organizzazione nazista e a indagare nell'ambiente malavitoso della boxe, supportato dalla fida Charlotte con la quale finalmente sboccerà l'agognata love-story.
Ma gli spunti narrativi spesso si sovrappongono e moltiplicano, in un vortice di corruzione, abuso di potere, traffico di armi, droga e sesso, che vede spesso coinvolti proprio militari ed esponenti delle istituzioni. Un complesso gioco di incastri impostato su un ritmo febbrile e gestito con un meccanismo ad orologeria, ricco di colpi di scena e plot-twist intriganti.
Accanto ai due protagonisti, si apre a raggiera una galleria di personaggi memorabili. Per brevità ne ricordiamo solo alcuni: Bruno Wolter, scafato collega di Rath, che dietro l’indole bonaria nasconde segreti destinati a emergere nella cospirazione nera al centro della seconda stagione; il dottor Anno Schmidt, medico dall’approccio eterodosso legato in maniera indissolubile a Rath; la nobildonna e spia russa Svetlana Sorokina (Severija Janusauskaite), in cerca del tesoro di famiglia; l’agitatore rosso Alexej Kardakow; l’irrequieto rampollo Alfred Nyssen, erede di uno dei più grandi imperi industriali tedeschi; la sventurata Greta, amica di Charlotte e cameriera in casa dell’incorruttibile questore August Benda; il torvo Armeno, boss del Moka Efti; il misterioso attore espressionista Tristan Roth; il carismatico capo della sezione Omicidi Ernst "Buddha" Gennat; il mefistofelico colonnello Günther Wendt, straordinario villain e incarnazione dello spettro nazista che aleggia sull’intera storia. Tutti tasselli che, assieme a tanti altri, vanno a comporre un affresco straordinario, che proprio in alcune scene di massa trova la sua massima espressione spettacolare, tra scatenati charleston, inseguimenti, sommosse e cortei nelle strade. Con la mano sicura di Tykwer - regista sperimentale noto per "Lola corre", "Cloud Atlas" e la serie "Sense 8" - a imprimere il suo marchio nei piani-sequenza, nel movimento agile dei carrelli, nel taglio del montaggio, nel piglio della recitazione. E il cast lo asseconda con una prestazione corale mostruosa, che dimostra come la scuola tedesca sia un laboratorio sempre fertile e spesso sottovalutato.
Ma al centro è sempre e più che mai lei, la Babilonia del Reich, "la grande puttana al top della forma" (come l'ha definita icasticamente il Berliner Zeitung). Una Berlino magmatica e labirintica, madre fertile di tutte le arti e mortifera incubatrice dei peggiori mostri del Novecento. Non una cartolina da museo, ma una città vitale, pulsante, magnificamente fotografata con sguardo espressionista, attraverso i suoi ciottoli umidi, i suoi palazzi eleganti e le sue strade ingrigite, con una maniacale ricostruzione d’epoca (per ogni oggetto, dalle auto ai telefoni) e un incredibile lavoro di ricerca e messa in scena (circa il 70% della serie è stato girato in loco) che catapulta lo spettatore nelle atmosfere sorprendentemente autentiche della Germania di fine anni Venti. Anche solo i costumi valgono il prezzo del biglietto: dai cappellini di Charlotte agli abiti delle ballerine, dalle uniformi militari ai vestiti da sera in stile flapper, dai completi con panciotto ai mutandoni, fino alle lussuose mise della contessa Sorokina.
Cruciale, poi, la colonna sonora, a cura della Moka Efti Orchestra, ensemble di 14 membri che suona musiche d’epoca in una varietà di stili, dal ragtime al klezmer, e ha per frontgirl l'attrice lituana Severija Janušauskaitė (interprete della contessa Sorokina). Memorabile, in particolare, la scena finale del primo episodio, in cui Severija canta il vero e proprio inno della serie, la strepitosa "Zu Asche, Zu Staub", vestita in stile garçonne, con tuba, guanti e baffi finti, con la platea irretita dalla musica a muoversi come un corpo solo assecondando i suoi gesti, finché la cantante alza l’indice al cielo e scompare in una nuvola di fumo. E al richiamo di un'operazione così raffinata non poteva restare insensibile un dandy come Bryan Ferry (Roxy Music), chiamato a rivisitare per l'occasione alcuni brani del suo repertorio (da "Dance Away" a "These Foolish Things") e a salire lui stesso sul palco del Moka Efti in versione crooner da cabaret, per un gustoso cameo.
È proprio questo cocktail ubriacante di stili e registri a rendere "Babylon Berlin" molto più vivace e avvincente di altri period drama analoghi. Rispetto ad esempio all'altrettanto elegante ma più ingessata "Boardwalk Empire", la serie tedesca riesce a mettere la sua estetica sontuosa al servizio dei ritmi incalzanti delle storie (e delle musiche) spiazzando costantemente lo spettatore a colpi di ironia e glamour, dosando abilmente cliffhanger e giochi di prestigio narrativi. Niente freddezza e seriosità, insomma, anche quando il peso della Storia, con il suo carico di foschi presagi mortiferi, sembra quasi schiacciare i protagonisti. "Babylon Berlin" è una sinfonia alla torbida vitalità della Berlino che fu, il canto del cigno di un'Europa fragile e preziosa, che di lì a poco sarebbe stata spazzata via dalla furia cieca del nazismo e della seconda guerra mondiale.
titolo:
Babylon Berlin
titolo originale:
Babylon Berlin
canale originale:
Sky
canale italiano:
Sky Atlantic
creatore:
Hendrik Handloegten, Tom Tykwer, Achim von Borries
produttori esecutivi:
Stefan Arndt, Michael Polle, Uwe Schott, Tom Tykwer
cast:
Volker Bruch, Liv Lisa Fries, Peter Kurth, Matthias Brandt, Leonie Benesch, Severija Janušauskaitė, Lars Eidinger, Mišel Matičević, Jens Harzer, Benno Fürmann, Thomas Thieme, Udo Samel, Sabin Tambrea
anni:
2017-2020