Dopo due produzioni hollywoodiane sceneggiate da Davis-McNamara e McNamara, Lanthimos torna a scrivere insieme al sodale Efthimis Filippou. Tre episodi: un boss (Willem Dafoe) che controlla in ogni minimo dettaglio la vita di un suo dipendente (Jesse Plemons), compreso l'orario e il numero degli amplessi, gli ordina di uccidere un altro uomo. La moglie (Emma Stone) di un poliziotto (Jesse Plemons) si smarrisce durante un'immersione, e quando viene ritrovata il marito si convince che sia un'impostora. Il capo di una setta (Willem Dafoe) manda un'adepta (Emma Stone) alla ricerca di una donna capace di operare miracoli. Gli episodi, slegati fra loro, sono uniti dal magnetismo dei tre interpreti principali (grande prova di Jesse Plemons) e dal misterioso R.M.F. che, come l'Angelo nel "Decalogo" di Kiesslowski, compare in ogni storia senza mai parlare o fare nulla più significativo che sporcarsi la camicia di mostarda.
"Kinds of Kindness" è un ibrido fra i primi film, le fredde distopie surreali, e la seconda fase hollywoodiana, sguaiata ed esuberante. Del primo periodo troviamo la quieta, inesorabile discesa nella grotta dell'assurdo, pitturata di figure erotiche. Del secondo l'afflato ammiccante e divertito, che qui decolla soprattutto grazie a Emma Stone nel terzo episodio, il più convincente dei tre (mentre il secondo è il più debole). Ma in fondo è sempre Lanthimos, lo stesso che dispensa omaggi a Kubrick e Fassbinder e muta la realtà solida in una fluida allegoresi dove le persone, sempre più simili a simboli senza referente, galleggiano in barattoli di formaldeide per farsi osservare da un pubblico morboso e compiaciuto. Farsi osservare è anche l'aspirazione principale di Lanthimos, regista-profeta alla disperata ricerca di idolatri dell'immagine.
Così, lo studio sui "tipi di gentilezza" (kinds of kindness) diventa in realtà un'analisi del rapporto eternamente perverso tra l'amore e il potere, laddove la conquista del primo prelude necessariamente all'abuso del secondo - "l'amore è un tiranno che non risparmia nessuno" diceva Corneille. Lo stesso abuso marca da sempre il cinema di Lanthimos, regista che assomiglia a uno di quei bambini che ti invitano a giocare ma vogliono decidere tutte le regole. Stavolta ne esce un teorema meno lineare di quello di Euclide e più morboso di quello di Ferradini, un campionario di perversità ed erotomanie racchiuso nella solita cornice stilosa e cerebrale, che si manifesta soprattutto nella scelta sofisticata di trucchi e costumi (acconciature da urlo), nel lusso vuoto e freddo delle scenografie, nella soundtrack distonica. Tra le varie letture possibili, nel primo episodio emerge soprattutto la critica alla dimensione totalizzante del capitalismo; nel secondo, la crudeltà insita nell'idealizzazione di chi si ama (rimando a De André); il terzo segue la traccia del secondo innestandolo in una struttura sociale distopica (topos lanthimosiano), una setta convinta che l'acqua sia contaminata (ironico omaggio a "Il dottor Stranamore").
Opera minore per vocazione, per dichiarazione e forse anche per intenzione, "Kinds of Kindness" non aggiunge nulla di mirabolante o originale alla filmografia del regista, che in "Nimic" si era dimostrato particolarmente abile nella forma breve. E pure graffia, a tratti diverte, insomma si fa guardare, un po' come le donne seminude e incoscienti sparse lungo la diegesi per attirare l'occhio impudico del voyeur. Che poi sia un bello spettacolo, quella è tutta un'altra storia.
cast:
Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley, Hong Chau, Mamoudou Athie
regia:
Yorgos Lanthimos
titolo originale:
Kinds of Kindness
distribuzione:
Searchlight Pictures
durata:
165'
produzione:
Element Pictures, Film4, TSG Entertainment
sceneggiatura:
Yorgos Lanthimos, Efthimis Filippou
fotografia:
Robbie Ryan
montaggio:
Yorgos Mavropsaridis
musiche:
Jerskin Fendrix