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recensione di Vincenzo Chieppa
6.0/10

Londra, settembre 2022. Quinta edizione della Laver Cup, il torneo tennistico ideato da Roger Federer e dedicato a uno dei più grandi giocatori della storia di quello sport, l’australiano Rod Laver, unico uomo a raggiungere l’obiettivo - e per ben due volte - del "Grande Slam", la vittoria, nello stesso anno, di tutti e quattro i tornei più importanti: Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open.
Alla O2 Arena va in scena uno spettacolo nello spettacolo: l’addio al tennis di Roger Federer, colui che per oltre due decenni è stato IL tennis. Lo svizzero, all’età di 41 anni, è reduce da infortuni e interventi chirurgici che hanno minato definitivamente la sua capacità di essere competitivo. In realtà è già una fortuna che sia arrivato a quell’età, ma sono ormai quasi tre anni che non vince un titolo del circuito Atp, segno di una ineluttabile decadenza sportiva per colui che, in carriera, ha vinto la bellezza di 103 tornei, tra cui 20 slam.

La Laver Cup 2022 prevede il consueto scontro tra Team Europe e Team World, due rappresentative formate complessivamente da sedici dei migliori giocatori del Vecchio Continente e del resto del Mondo. Federer è in squadra con i rivali di sempre, Rafa Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray, e con quattro giovani di belle speranze, Casper Ruud, Stefanos Tsitsipas, Cameron Norrie e Matteo Berrettini.
Il campione svizzero, da qualche giorno, ha annunciato il ritiro dal professionismo. La Laver Cup sarà la sua ultima apparizione ufficiale.
A capo del Team Europe c’è Bjorn Borg, uno che invece si era ritirato a 26 anni, lasciando tutti sconcertati, all’apice della sua carriera, forse appena prima di quella che avvertiva come una inaccettabile fase discendente. Borg schiera Federer nel primo dei tre giorni di torneo, ma soltanto in doppio: in singolo non offrirebbe una prestazione degna della sua storia. Al suo fianco c’è Rafa Nadal, il rivale con cui più forte è il legame di amicizia, consolidato in anni di battaglie e di stima reciproca. Per la cronaca, perderanno al "super tie break" sostitutivo del terzo set, contro due americani, Francis Tiafoe e Jack Sock, inutilmente crudeli e grintosi in un match-passerella che agonisticamente contava poco o nulla. Dopo la partita comincia la cerimonia di commiato, in cui le lacrime scorrono a fiumi, in particolar modo quelle di Federer e Nadal.

Le immagini dell’addio al tennis di Roger Federer sono ben fissate nei ricordi degli appassionati e hanno fatto il giro del mondo, tra nuovi e vecchi media. Da questo punto di vista il documentario di Joe Sabia e Asif Kapadia aggiunge ben poco a quanto si era già visto, con una distanza temporale peraltro relativamente breve (meno di due anni) che non permette neanche di richiamare l’aspetto nostalgico della vicenda. Il materiale inedito, che occupa quasi tutta la prima parte del film, è invece – chiaramente – quello più interessante: il privato di Federer durante la manciata di giorni che va dall’annuncio del ritiro all’ultima partita giocata.
In questi frangenti emerge peraltro quello che era lo scopo originario del progetto, inizialmente commissionato come pellicola privata destinata alla visione di Federer, della sua famiglia e dei suoi amici. E infatti dominano le riprese casalinghe, con la famiglia al centro di tutto: la moglie Mirka, i figli, i genitori. Il fatto che un home video privato, per quanto professionale, sia diventato un film da piattaforma, dopo che i due registi sono riusciti a convincere l’interessato, resta così l’aspetto teorico più interessante di un documentario per il resto ben confezionato (Kapadia, d’altronde, è considerabile un esperto del format, avendo girato, tra gli altri, documentari su Ayrton Senna, Amy Winehouse, Diego Armando Maradona).
Ben confezionato, ma privo di qualsiasi guizzo che non sia strettamente collegato all’ambito emotivo. Un po’ nello stile di Federer, del resto, quello di una sobrietà innata, che diventa eleganza e classe smisurata, dentro e fuori dal campo. Un po’ nello stile di Wimbledon, che in quasi 150 anni di storia resiste con la sua tradizione morigerata che vede i suoi apici nell’utilizzo del solo colore bianco per l’abbigliamento degli atleti e nella quasi totale assenza di sponsor ai margini del Centre Court, là dove gli altri tornei tappezzano ogni metro quadrato a disposizione. È un incontro tra due stili unici, consacrato dal fatto che, sinora, Federer rimane il più vincente di sempre sull’erba londinese.

Insomma, ci sarà tempo per i documentari sull’uomo Federer e sullo sportivo Federer e anche per i film a soggetto, nell’attesa di trovare un interprete degno di impersonarlo. La decisione di dedicarsi a un ambito ristretto e ben preciso della carriera dello svizzero, i suoi ultimi dodici giorni da professionista, è una scelta vincente, per quanto frutto della destinazione originaria del progetto. Una scelta che sposta il focus del racconto dall'ambito strettamente sportivo a quello esistenziale della vita, dell’invecchiamento, della decadenza, della morte, che per gli sportivi - come ricorda a un certo punto il film - è duplice: "Sports People Die Twice".
Siamo ben lontani da un’operazione studiata a tavolino e straordinariamente riuscita come "The Last Dance", la docu-serie del 2020 su Michael Jordan e il suo ultimo anno ai Chicago Bulls, che fu di fatto l’espediente per raccontare il personaggio Jordan a tutto tondo.
Per quello ci sarà tempo e avremo sicuramente anche la serie su Roger. Per il momento accontentiamoci di un film nato come home movie casalingo e che ha finito per tirare fuori - nuovamente - le lacrime dagli occhi di qualche milione di persone in giro per il mondo.


20/08/2024

Cast e credits

cast:
Roger Federer


regia:
Asif Kapadia, Joe Sabia


titolo originale:
Federer: Twelve Final Days


distribuzione:
Amazon


durata:
88'


produzione:
George Chignell, Matthew Fisher, Greg T. Gordon, Asif Kapadia


fotografia:
Jess Dunlap


montaggio:
Avdhesh Mohla


musiche:
Dario Marianelli


Trama
Gli ultimi giorni della carriera tennistica di Roger Federer, dall'annuncio del ritiro all'ultima partita giocata alla Laver Cup 2022.