Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
6.0/10

Al debutto col suo lungometraggio, Rosalinda Ross, compagna di Mel Gibson, si cimenta nel non semplice compito di trasporre nella sceneggiatura prima e nelle immagini poi un soggetto dall’indubbia connotazione spirituale, affidandosi per i ruoli principali proprio a Gibson e a Mark Wahlberg. I due attori sono noti per le loro posizioni religiose e pare che il loro fervente cattolicesimo li abbia in un certo qual modo esclusi dal circuito dei grandi Studios. In realtà è stato Wahlberg a chiedere la collaborazione della Ross, dopo aver sentito le confidenze di un religioso circa un ex pugile che, ripresosi da un incidente, aveva voluto farsi prete. "Father Stu" nasce dunque con tutte le caratteristiche di un film schiettamente indipendente e con un budget ridotto, ma sorretto dalla volontà di esprimere l’ineffabile, senza cadere nel melenso, nel miracolismo o, peggio, nel sensazionalismo.

Il protagonista, Stuart Long, è un figlio dell’America profonda, non più nel fiore degli anni, la cui vita sembra funestata dai colpi della sorte e che lo rendono in balia del destino: dopo un’infanzia sconvolta dall’improvvisa morte del fratello minore, che gli ha lasciato in eredità una madre neghittosa e incapace di amare e un padre astioso e in preda all’alcool, Stu prima imbocca la strada della boxe, fino a quando il proprio medico gli consiglia di smettere, poi si trasferisce a Hollywood per inseguire la carriera da attore. Il film può essere facilmente diviso in tre atti, scanditi da altrettanti eventi negativi. Nel primo, la scomparsa del fratello che quasi per reazione a un senso d’ingiustizia lo spinge nel mondo della boxe. Evidente qui la metafora sottotraccia, e cioè il desiderio di prendere a pugni la vita come egli in primis ne è stato preso. Nel secondo, nonostante la carriera d’attore si riveli un miraggio, la conquista di un’avvenente giovane di origine messicana (Carmen) che lo induce a convertirsi al cattolicesimo, sembra rimetterlo in carreggiata, ma un incidente stradale fa temere per il peggio. Nel terzo atto, dopo l’uscita dal coma, Stu si convince di essere stato miracolato e di essere perciò in debito verso la comunità, decidendo così di prendere i voti e continuare nella propria missione anche dopo la diagnosi di un male incurabile. Se la segmentazione del racconto è chiaramente ravvisabile e contiene quindi un’alternanza oppositiva secondo gli schemi binari felicità/infelicità, successo/insuccesso, salute/malattia, che gli conferiscono un andamento sinusoidale e garantiscono la presa sul pubblico, è interessante rilevare altri aspetti del film.

Il rapporto estremamente conflittuale tra Stu e Bill, il padre, è uno dei temi sottotraccia; verbalmente i due sono sempre taglienti e a migliorare la situazione non valgono i buoni uffici della madre. Il titolo stesso del film suggerisce che il superamento del rapporto conflittuale e del complesso edipico giunge quando è Stu a diventare Padre, dando non a caso un senso definitivo alla sua vita. Bill ha un pessimo rapporto anche con la moglie Kathleen, da cui vive separato. La frequenza di inquadrature che lo ritraggono da solo a guardare la tv è funzionale a tale caratterizzazione. Altri temi del film sono quelli della redenzione, del perdono e della gratitudine. Per quanto riguarda gli ambienti, non si può non notare la presenza della roulotte come unità abitativa separata e altra rispetto alla casa familiare nel senso tradizionale. Luogo simbolo dell’America profonda, riecheggia diverse pellicole, tanto recenti, tra le quali "Nomadland" (2020), quanto più vecchie, come "Non è un paese per vecchi" (2007). Il resto delle citazioni rimanda a "The Wrestler" (2008) e al più lontano "Toro scatenato" (1980).

A rendere non facile l’inquadratura del film all’interno di un genere concorrono diversi aspetti: la mancanza di una univocità del mood, in luogo della quale il pubblico avverte una compresenza di toni e accenti talvolta fastidiosamente contrastanti. Passi per l’ironia e il sarcasmo di qualche battuta, ma quando in una medesima scena vi è la commistione del linguaggio tra sacro e profano, oppure tra solenne e triviale, lo smarrimento del pubblico è comprensibile. Così, "Father Stu" è indubitabilmente un film che tratta del travaglio interiore intorno al tema della fede, ma è difficile farlo rientrare nel novero di altri simili quando, per esempio, Stu rientra a casa raggiante, ma la madre capisce che questi le deve fare una rivelazione imbarazzante circa i propri progetti per il futuro e gli chiede se si tratti di girare un film per adulti. Per quanto riguarda il ruolo degli attori, la pecca più evidente è determinata dal fatto che mentre Wahlberg, assumendo con una dieta apposita migliaia di calorie al giorno, va incontro a una vistosa metamorfosi fisica compatibile col peso degli anni che passano, il resto del cast rimane sempre uguale a se stesso, come se il tempo non fosse trascorso.

Più in generale, comunque, non è un caso che in questi anni di profondi sommovimenti che sembrano aver tolto diverse certezze l'America si interroghi su se stessa mettendo al centro il tema religioso. Rosalinda Ross lo fa con esiti e mezzi espressivi decisamente più convincenti di quelli visti, ad esempio, in un altro esordio: "Gli occhi di Tammy Faye" (2021) di Michael Showalter.     


29/07/2022

Cast e credits

cast:
Malcolm McDowell, Jacki Weaver, Teresa Ruiz, Mel Gibson, Mark Wahlberg


regia:
Rosalind Ross


titolo originale:
Father Stu


distribuzione:
Sony Pictures Releasing


durata:
124'


produzione:
Columbia Pictures, Municipal Pictures, CJ Entertainment


sceneggiatura:
Rosalind Ross


fotografia:
Jacques Jouffret


scenografie:
Ian Anderson, Diego Rodriguez, Lisa Son


montaggio:
Jeffrey M. Werner


costumi:
Lisa Norcia


musiche:
Dickon Hinchliffe


Trama
Uscito dal mondo della box su consiglio del proprio medico, Stuart Long tenta la carta di Hollywood. Qui conosce Carmen e per conquistarla, da ateo che era si fa battezzare e diventa cattolico. Ripresosi da un terrificante incidente, la sua fede si fa vocazione, tanto da lasciare Carmen. Un male incurabile non gli impedirà di completare il noviziato.
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