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recensione di Alessio Cossu
5.0/10

Un uomo e una donna ballano al centro in una sala rutilante di luci, ma quando lui, l’agente segreto Argylle (Henry Caville), propone a lei di compiere un avvitamento chiamato “elicottero”, ecco che i pacifici avventori seduti intorno ai tavoli e al bancone estraggono le armi e circondando l’uomo. L’agente riesce a liberarsi dalla morsa dei suoi sicari e, dopo la sala da ballo, a diventare set sono i tetti e le strade di un anonimo villaggio della Grecia dove inizia un inseguimento degno di "Solo per i tuoi occhi" (1981) e "Skyfall" (2012). Liquidata l’agente donna responsabile della trappola, ecco che la macchina da presa, con un vertiginoso carrello all’indietro ci fa letteralmente uscire dalla bocca di una donna impegnata nella presentazione e firma-copie della sua ultima fatica letteraria: "Argylle", che è poi il titolo del film.

È dunque con un incipit pirotecnico e degno di Jorge Luis Borges che prende le mosse il nuovo film di Matthew Vaughn, reduce dalla saga incentrata sui servizi segreti “alternativi” del regno di Sua Maestà. Per inciso, va detto che, oltre alla presenza del libro, anche l’accenno a una quinta pubblicazione della protagonista si configura come topos narrativo borgesiano, in quanto contiene il riferimento a un possibile quinto film del regista, incentrato sullo spionaggio. Rispetto a "Kingsman – Secret service" (2014), "Kingsman – Il cerchio d’oro" (2017) e al prequel "The King’s Man – Le origini" (2021), il regista, in collaborazione con lo sceneggiatore Jason Fuchs, amplifica per quanto è possibile i momenti action e, analogamente al film precedente, imbastisce una trama basata sul motivo dell’amnesia e della doppia identità. Nel corso della trama emerge poi anche la dimensione distopica della vita eterodiretta, alla maniera di "The Truman Show" (1998) dell’australiano Peter Weir.

Rispetto al terzo anello della saga precedente, la nuova fatica del regista londinese risulta meno riuscita ed appare come il tentativo di trovare nuove botti più che rinnovare il vino. La trama del film si può riassumere in quanto segue: Elly Conway è una scrittrice di romanzi spionistici che hanno a sua insaputa scatenato l’interesse privato di veri agenti dello spionaggio per il fatto che tra le righe dei suoi libri si possano leggere eventi futuri in qualche modo connessi alla geopolitica globale. Si tratta insomma dell’assunto di fondo già presente in "I tre giorni del Condor" (1975), che accorcia le distanze tra realtà e fantasia, tra la fattualità dell’hic et nunc e la liquidità dell’universo bibliofilo. Nel film di Vaughn, tuttavia, uno scenario globale che non ha alcun addentellato con l’attuale congiuntura internazionale inficia la sospensione dell’incredulità. Viene infatti meno il presupposto narrativo alla base della trama: non essendoci uno scacchiere geopolitico ben circostanziato, non è chiaro quali anticipazioni contenute nel libro della protagonista possano suscitare gli appetiti dei cattivi di turno! Laddove nel film con Robert Redford il petrolio costituiva (anche per la coeva crisi energetica) una chiave di lettura del tutto plausibile dell’azione degli antagonisti, in Argylle il motore narrativo deve invece costantemente ricevere l’additivo dell’action per coinvolgere lo spettatore. Ulteriori debolezze nelle scelte narrative sono poi date dalla nebulosità e dalla debolezza dell’organizzazione, chiamata vagamente “Divisione”, incapace di rintracciare, monitorare e catturare le proprie prede indifese.

Le ambientazioni a volte esotiche (Penisola Araba) ma con una renderizzazione poco curata delle CGI confluiscono in una fotografia oleografica, in modalità cartolina. Un risultato estetico ben diverso da quello di alcune inquadrature di "Povere creature!" (2024), dove l’intento parodico e virtuosistico dei toni pastello ha una sua dignità espressiva. In Argylle, inoltre, l’ostentazione dell’artificiosità, come ad esempio nel caso del gatto, fedele compagno di Elly, non può essere giustificata neanche con l’irrefrenabile vena fumettistica e videogiochistica che aveva sostanziato la messa in scena di "X-Men – L’inizio" (2011). I momenti action sono invece indubbiamente quelli migliori, anche se talvolta sembrano portare troppo in alto l’asticella e velleitariamente rivaleggiare con quelli di pellicole più riuscite. Gli esiti non sono sempre confortanti. Così, il primo scontro del coprotagonista Aidan Wilde ricorda una sceneggiatura capace di allargare l’angusto spazio dello scompartimento ferroviario, come si vedeva in "Snowpiercer" (2013), mentre l’uscita da una improbabile armeria situata nel ventre di una petroliera si risolve in un combattimento che vorrebbe emulare l’abilità e la grazia delle movenze già viste negli antesignani "La foresta dei pugnali volanti" (2004) o "Matrix" (1999), debordando invece nella perizia dei pattinatori condita da variopinti fumogeni. Il kitsch, insomma.

Quanto alla recitazione, l’umorismo in salsa britannica che metteva a suo agio i protagonisti nella saga Kingsman, soprattutto nel prequel, risulta qui forzato e insistito, e perciò stesso prevedibile. Anche la scarsa alchimia romantica tra il fascino rilassato di Sam Rockwell e la nevrotica Bryce Dallas Howard non convince. Se invece vi è un aspetto tecnico che può rendere interessante una seconda visione del film, questo è sicuramente il montaggio: lo spettatore è esposto a una tale molteplicità di soluzioni nei raccordi tra una inquadratura e quella successiva, che già dopo pochi minuti si rende conto di potersi aspettare di tutto.


08/02/2024

Cast e credits

cast:
John Cena, Richard E. Grant, Ariana DeBose, Dua Lipa, Daniel Singh, Henry Cavill, Sam Rockwell, Bryce Dallas Howard


regia:
Matthew Vaughn


titolo originale:
Argylle


distribuzione:
Universal Pictures


durata:
139'


produzione:
Apple Studios, Marv Films


sceneggiatura:
Jason Fuchs


fotografia:
George Richmond


scenografie:
Robert Wischhusen-Hayes


montaggio:
Col Goudie, Tom Harrison-Read, Lee Smith


costumi:
Stephanie Collie


musiche:
Lorne Balfe


Trama

La scrittrice Elly Conway, alter ego di Rachel Kylle, attira involontariamente le attenzioni di un’associazione criminale interessata al contenuto dei suoi libri, nei quali si adombrerebbero gli scenari dei futuri equilibri geopolitici. Così, l’agente Argylle, protagonista di un suo libro, cede presto il passo a spie in carne e ossa che incalzano la donna.                   

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