Ondacinema

recensione di Matteo Zucchi
6.5/10

Animali fantastici - I segreti di Silente


"Che strano, le giornate storiche sono così normali quando le si vive."


Quando iniziò la saga di "Animali fantastici" le nuvole non si erano ancora addensate sul franchise del Wizarding World: ne uscì un film alternante momenti luminosi e colorati a parentesi cupe, riuscito nonostante vari piccoli difetti e che culminava in un finale positivo e aperto (pure chi era morto non lo era veramente). Solo due anni dopo la situazione era già mutata: si erano viste le avvisaglie della controversia transfobica che avrebbe investito J.K. Rowling, mentre la posizione di Johnny Depp si faceva sempre più instabile a causa della diatriba con l’ex-moglie Amber Heard e il tabloid The Sun. Nel frattempo i timori sul possibile flop di una pellicola troppo complicata per essere godibile e troppo poco complessa per essere affascinante avevano già messo sull’attenti gli executive della Warner Bros. Ne uscì un film dal modesto successo in confronto alle glorie della saga di Harry Potter e fin troppo criticato: si necessitava un cambio di passo. Dopo tre anni e mezzo, una pandemia e un conflitto intra-europeo, nonché svariati cambi di date, esce "I segreti di Silente", terzo capitolo dell’anodina nuova saga del Wizarding World, col fine di proseguire una storia quanto mai ondivaga, dando respiro a una produzione i cui problemi paiono accumularsi e magari permettendo alla progettata pentalogia di avanzare verso la propria conclusione, o viceversa fornire un finale (aperto) accettabile per una forzata trilogia.

Si perdoni questa lunga parentesi introduttiva ma per il sottoscritto il contesto difficoltoso, da più punti di vista, in cui il nuovo film del franchise ideato da J.K. Rowling è stato realizzato lo ha in-formato in maniera evidente, producendo una pellicola rigidamente bipartita, che tenta costantemente di tenere in equilibrio necessità narrative e di cassa, riflessioni socio-politiche e parentesi puerili. Un film funambolico, che ben incarna la natura instabile e contraddittoria dei grandi blockbuster del cinema contemporaneo: piccoli frammenti di uno, spesso confuso, progetto più grande, necessitanti però di una propria identità, sospesi fra ambizioni di complessità e maturità e una forma, e delle aspettative spettatoriali, irresolute e spesso dozzinali. A metà strada fra il tentativo di restaurare il sense of wonder del primo film e la necessità di sviluppare l’involuta trama de "I crimini di Grindelwald", il terzo film di "Animali fantastici" si spezza letteralmente a metà, in due sezioni narrative, escludendo il lungo prologo con il reclutamento dell’improbabile gruppo di impavidi che cercherà di fermare i piani di Grindelwald: una ambientata nella gelida e già nazistoide Berlino e l’altra che si svolge nel fiabesco Bhutan, con un passaggio obbligato per la matrice di tutto, Hogwarts, per far sì che la storia possa trovare la sua direzione.

L’inutilità narrativa del primo blocco è rimarcata addirittura dai dialoghi fra i personaggi ed è motivata principalmente dalla necessità di innestare la trama de "I crimini di Grindelwald" in questa nuova pellicola, oltre che dallo sviluppo dei personaggi principali e delle relazioni fra loro, spesso lasciati fin troppo in secondo piano nella pellicola precedente. In un ennesimo tentativo di rifarsi alla saga di Harry Potter il focus pare difatti spostarsi sullo sviluppo dei personaggi e l’approfondimento delle relazioni fra loro, ma così come David Yates non brillava nella regia degli attori in quei film, egli non riesce quasi mai a sostanziare i rovelli che muovono, o che bloccano, tutti i personaggi principali. Al contempo gli attori non riescono sempre a rendere al meglio questi sentimenti, non molto aiutati dallo script di J.K. Rowling e Steve Kloves, sceneggiatore della saga di Harry Potter intervenuto per limare i difetti della scrittura dell'autrice britannica e riportare il racconto su binari facilmente intelligibili. Solamente la dialettica fra Albus Silente/Jude Law e Gellert Grindelwald/Mads Mikkelsen pare riuscire a sostenere queste ambizioni, ottenendo non a caso una posizione ancora più centrale nella narrazione rispetto al film precedente, oltre a ribadire il talento dei due interpreti, con l’attore danese che sostituisce egregiamente Johnny Depp, fornendo un ritratto del suprematista magico forse prevedibile ma sicuramente riuscito e più stratificato.

Un fatto di cui va dato atto a "I segreti di Silente", nel bene e nel male, è quello di aver esplicitato come mai prima i riferimenti sociali e politici delle opere di J.K. Rowling, culminando in maniera interessante nella simultanea esplicitazione, senza giri di parole, dell’omosessualità di Silente e della sua nemesi e nella natura nazistoide di quest’ultimo, un politico (e terrorista) suprematista capace di passare rapidamente dal discredito collettivo all’incensazione pubblica grazie alle proprie capacità manipolatorie. Un simile stretto legame fra l’elemento politico e quello identitario è tipico dell’opus della scrittrice britannica (oltre a essere un’importante ragione dietro alle recenti controversie) ma presentato in maniera così lampante finisce per ribadire le debolezze della sceneggiatura e la mancanza di sfumature di una pellicola che riesce a mostrare una certa ricchezza quasi solo dal punto di vista visivo, proponendo la solita combinazione di animali fantastici, incantesimi e location spettacolari capace di irretire, almeno per un attimo, quasi ogni spettatore.

Questa mancanza di sfumature e al contempo di una direzione precisa avvicina il Wizarding World all’altro principale franchise Warner Bros., il DC Extended Universe, la cui mancanza di una visione forte (o meglio, la presenza di una visione debole) alla base ha portato a uno sviluppo anodino e privo della costanza che ha reso inaffondabile il baraccone Marvel. Da questo, e soprattutto da pellicole più recenti come "Spider-Man – No Way Home", l’ultimo capitolo di "Animali fantastici" pare aver però preso il costante citazionismo come fondamento se non della stabilità del mondo narrativo e del suo sviluppo, quantomeno della fruizione degli spettatori, che cullati dalle musiche più iconiche della saga di Harry Potter e dentro le mura di Hogwarts possono trovare sprazzi di quell’universo tanto amato, forse per dimenticare per un momento quanto il franchise, e il mondo in cui è stato realizzato, siano cambiati.

Ma fra cliché, citazioni, fan service e retcon che canonizzano punti di divergenza con la saga di Harry Potter "I segreti di Silente" riesce a reggersi sulle sue gambe o come il suo protagonista putativo Newt Scamander ha bisogno di un co-protagonista più carismatico (e meglio interpretato) come Albus Silente per trovare la propria via? D’altronde, i sempre più numerosi riferimenti alla ormai storicizzata saga del maghetto ricoprono questa funzione e contribuiscono a rendere il film migliore de "I crimini di Grindelwald", più chiaro nello sviluppo e più equilibrato nell’instabile alchimia fra le sue numerose componenti, pur non raggiungendo la solidità del primo capitolo, il cui vero punto di forza, la sua componente fiabesca, purtroppo fatica a trovare il proprio spazio in un mondo che si dirige verso una guerra mondiale. O forse no, alla luce della natura conclusiva del bel finale, un momento commovente che, guarda caso nella New York di "Animali fantastici e dove trovarli", potrebbe terminare la saga in maniera soddisfacente nel caso gli incassi non soddisfacessero la direzione della Warner Bros.

La trilogia divenuta pentalogia tornerebbe alla sua forma originale nel setting in cui è iniziata (dopo essere passata per quello che ha dato vita all’intero franchise): un elemento troppo esplicito per poter essere casuale, soprattutto alla luce dell’amarcord finale, quell’epilogo che racconta un inizio (un matrimonio) in cui quasi tutti i protagonisti si ritrovano. Quella seconda inquadratura che omaggia "C’era una volta in America", con Silente che cammina per una New York innevata, pare comunicare che vi sono tante storie da raccontare, da ascoltare e da vivere ma che forse sono destinate a rimanere nelle nebbie del tempo e della dimensione mitologica del racconto. Forse alla fine "I segreti di Silente" ha qualcosa da dire, sottovoce: peccato lo si possa sentire solo quando il clamore degli incantesimi e delle esplosioni si zittisce, nel più banale e babbano dei contesti.


16/04/2022

Cast e credits

cast:
Eddie Redmayne, Dave Wong, Maria Fernanda Cândido, Oliver Masucci, Richard Coyle, Poppy Corby-Tuech, Victoria Yeates, William Nadylam, Katherine Waterston, Jessica Williams, Callum Turner, Alison Sudol, Ezra Miller, Dan Fogler, Mads Mikkelsen, Jude Law, Fiona Glascott


regia:
David Yates


titolo originale:
Fantastic Beasts: The Secrets of Dumbledore


distribuzione:
Warner Bros. Pictures


durata:
142'


produzione:
Warner Bros. Pictures, Heyday Films


sceneggiatura:
J. K. Rowling, Steve Kloves


fotografia:
George Richmond


scenografie:
Stuart Craig


montaggio:
Mark Day


costumi:
Colleen Atwood


musiche:
James Newton Howard


Trama
Fra Europa e Asia, in un qualche momento fra il 1927 e il 1934. Mentre il magizoologo Newt Scamander è in missione per salvare un cucciolo di Qilin, magica creatura dotata di abilità e un significato incredibili, i seguaci di Grindelwald sono sulle tracce del medesimo animale. Nel frattempo il mondo magico si appresta a eleggere il Capo della Confederazione internazionale della magia in un contesto di sempre maggiori violenze e contrasti, esacerbati dal fuggitivo Grindelwald. Albus Silente lo sa e mette insieme un'improbabile squadra col fine di impedire al suprematista magico di poter concretizzare le sue aspirazioni di potere.
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