Ondacinema

recensione di Antonio Pettierre
7.0/10

E siamo giunti alla settima pellicola della saga dello xenomorfo (nove se contiamo anche i due crossover "Alien vs. Predator" e "Alien vs. Predator 2"): "Alien: Romulus" si situa cronologicamente tra "Alien" e "Aliens - Scontro finale" in cui la compagnia recupera dai rottami della Nostromo un bozzolo dell'alieno, vero protagonista del franchise.

Fede Alvarez è il nuovo direttore dietro la macchina da presa e il compito di inverdire la saga non era facile. Il regista uruguaiano non ha il taglio autoriale dei suoi illustri predecessori (Ridley Scott, James Cameron e David Fincher) ma riesce comunque a creare un'opera spettacolare aggiornandola ai tempi presenti. Dal punto di vista narrativo e visivo, Alvarez sceglie di rendere "Alien: Romulus" un film patchwork, cucendo situazioni, personaggi ed elementi iconologici presi da tutte le pellicole precedenti. Senza fare un elenco esaustivo e noioso, ma solo a titolo di esempio: il personaggio dell'ufficiale scientifico Rook da "Alien"; l'utilizzo della armi da fuoco da parte della protagonista  Rain Carradine (Cailee Spaeny) e lo scontro a fuoco con gli xenomorfi da "Aliens- Scontro finale"; l'ambientazione mineraria della colonia da "Alien3"; la base scientifica e il viaggio all'interno di essa che cita "Alien – La clonazione"; il nuovo mutante nel finale che richiama sia "Prometheus" che "Alien: Covenant"; ecc…

Alvarez non si ferma a un mero lavoro citazionistico che accontenterebbe solo i fan più puri e costringerebbe a conoscere nel dettaglio l'intero franchise, ma compie uno scarto in avanti introducendo elementi originali che rendono "Alien: Romulus" una pellicola che si pone all'interno del cinema contemporaneo, fruibile a uno spettatore senza esperienza pregressa. Alvarez predilige molto le ombre e l'oscurità. Già le sue opere precedenti con "La casa", "Man in the Dark", "Millenium – Quello che non uccide" sono caratterizzate dall'utilizzo di una fotografia in cui le tonalità notturne, le mille sfumature dell'oscurità, rendono la visione di un mondo in cui i personaggi sono alla ricerca di una luce, di una via di fuga, all'interno di una realtà in cui il male è una presenza costante. "Alien: Romulus" è immerso nel buio, dove le creature si muovono e le luci sono quasi sempre artificiali e provvisorie: il buio dello spazio è anche il buio dell'anima e dell'assenza di umanità. Lo spazio, sia esso interno della colonia e delle astronavi, sia quello esterno del pianeta e stellare, è un luogo in cui il sapiens non può (soprav)vivere, un luogo adatto esclusivamente agli xenomorfi. In questo senso, il contributo del direttore della fotografia Galo Olivares è fondamentale.

Così come puntare a un cast di giovani attori, che risponde a un'esigenza di immedesimazione con le nuove generazioni, non è solo un mero aggiornamento attoriale, ma anche una continua ricerca di strade interpretative per i personaggi scritti da Alvarez. A capitanare questo gruppo di attori abbiamo la giovane e talentuosa Cailee Spaeny (vincitrice della Coppa Volpi per la sua interpretazione in "Priscilla" e già vista in "Civil War") che non solo riaggiorna il mito della Ellen Ripley di Sigourney Weaver, ma riveste anche un ruolo femminile tipico nella filmografia di Alvarez: quello della giovane donna in lotta solitaria contro il mondo (soprattutto mascolino) per l'affermazione di se stessa. Può apparire banale, ma non lo è nel momento in cui la iterazione del percorso interpretativo nelle varie pellicole del regista si trasforma in una ricerca di uno stilema che riesce a inserire all'interno di produzioni industriali in cui l'autorialità del regista è del tutto secondaria.

Alvarez in fase di scrittura inserisce in "Alien:Romulus" alcuni temi interessanti. Innanzi tutto, la rappresentazione di una società in cui il capitalismo ha raggiunto le estreme conseguenze in cui l'essere umano è allo stesso tempo merce e strumento da sfruttare. La Weyland-Yutani rappresenta l'azienda-stato il cui unico scopo è la crescita esponenziale del profitto a scapito persino dell'umanità stessa. Del resto, sulla colonia mineraria Jackson's Star gli adulti muoiono continuamente per incidenti e malattie. Un'intera generazione di adulti che sono eliminati. Ma quello che colpisce di più è che la stessa sorte tocca anche ai ragazzi. Come dire, alla generazione successiva il destino è il medesimo se non peggio. Nella sceneggiatura di Alvarez l'umanità appare senza speranza, immersa in una notte eterna. La stessa protagonista Rain Carradine ha nel nome la sua nemesi: la "pioggia" spirituale e concreta che contrasta con l'anelito alla luce, la ricerca di una fuga verso il desiderio di indipendenza e libertà.

Questo perseguimento del profitto a tutti costi porta a un superamento dell'umanesimo che non solo è rappresentato dagli xenomorfi come esseri "perfetti", senza limiti di coscienza né offuscati da leggi morali (citando il discorso che faceva l'androide ufficiale scientifico Ash in "Alien"), ma è la ricerca consapevole del superamento dell'umano. L'ufficiale scientifico Rook, unico superstite della Renaissance lo dice chiaramente: l'essere umano non è adatto a colonizzare lo spazio, è ora che venga modificato, che superi i propri limiti e questo lo si può fare attraverso l'utilizzo del siero Z-01 ricavato dagli xenomorfi. Lo sfruttamento delle risorse è l'unico e il solo obiettivo dell'azienda-leviatano che agisce secondo regole adattate al momento (o in totale assenza di esse).

Il superamento dell'umano è dato anche dal personaggi di Andy, la controparte di Rook e allo stesso tempo il contraltare di Rain. Andy è un automa (o "persona sintetica") difettoso, recuperato dal padre di Andy e addestrato a "proteggere" la ragazza. Andy è il personaggio più complesso e più riuscito di "Alien: Romulus", portatore di diversi elementi simbolici. Innanzi tutto, la sua "classe" di androidi è destinata alle colonie esterne a supportare i minatori e si contrappone a quella di Ash e Rook che invece è quella di "ufficiale scientifico": il fatto che sia nero non è secondario perché porta su di sé la storia di schiavismo delle genti africane nelle colonie degli Stati Uniti, così come adesso per traslazione si sposta sulle colonie in pianeti remoti. Del resto, il bianco Rook ricorda i medici nazisti dediti agli esperimenti sugli esseri umani per testarne i limiti alla ricerca dell'"essere superiore". Quindi quando Andy non è più produttivo diventa uno scarto da eliminare, oggettivazione estrema dell'essere umano in un simulacro che ripete la Storia.

Altro elemento racchiuso nel personaggio di Andy è il confronto tra intelligenza-conoscenza-ingenuità. Fin quando Andy ha una memoria "infantile" e limitata è una persona buona e gentile, dedita a Rain e disponibile verso gli altri, pronto anche a sacrificarsi fino alla sua distruzione pur di salvare la ragazza o renderla felice. Nel momento che gli viene inserita una nuova memoria, con un potenziamento software, ecco che Andy acquisisce conoscenza e diventa più intelligente, trasformandosi però in un essere spietato che calcola l'equilibrio di costi-benefici di ogni azione. In questo senso il messaggio è ambiguo: la conoscenza porta alla spietatezza e mancanza di empatia? La bontà è inversamente proporzionale all'intelligenza dell'individuo? Non è sempre chiaro e a tratti si ha questa sensazione, anche se Alvarez è bravo a restare su un livello di scrittura in cui questa ambiguità è continuamente presente e l'interpretazione del giovane attore inglese David Jonsson rende molto bene la complessità del personaggio. Così il rapporto tra Andy e Rain è sempre supportato dall'umanità di quest'ultima che crede nella potenza della solidarietà e dell'amore. E, forse, nell'ipersonno (ipersogno) c'è ancora speranza.


31/08/2024

Cast e credits

cast:
Cailee Spaeny, David Jonsson, Archie Renaux, Isabela Merced, Spike Fearn, Aileen Wu


regia:
Fede Alvarez


titolo originale:
Alien: Romulus


distribuzione:
Walt Disney Studios Motion Pictures


durata:
119'


produzione:
20th Century Fox, Brandywine Productions, Scott Free Productions


sceneggiatura:
Fede Alvarez, Rodo Sayagues


fotografia:
Galo Olivares


scenografie:
Naaman Marshall


montaggio:
Jake Roberts


costumi:
Carlos Rosario


musiche:
Benjamin Wallfisch


Trama
Rain Carradine insieme al fratello adottivo, un androide malfunzionante, si uniscono a un gruppo di giovani per abbordare la Renaissance, una stazione spaziale di ricerca della Weyland-Yutani, orbitante intorno al pianeta dove è presente una colonia mineraria. Il gruppo vuole recuperare gli impianti criogenici per affrontare un lungo viaggio verso il pianeta Yvaga per liberarsi dal giogo della colonia. La stazione è abbandonata ma ben presto i ragazzi scoprono che la causa è la presenza di xenomorfi nati dopo il recupero di un bozzolo dai resti della Nostromo.