Ondacinema

recensione di Ossydiana Speri
8.0/10

"Abortire è come quando un cane ti morde e tu lo mordi a tua volta, non è una tragedia": una freddura che dà il tono generale di questo nuovo tour de force targato Wang Bing. Stavolta la camera del cecchino cinese s'intrufola tra gli ingranaggi primigeni della vulcanica economia nazionale: i laboratori tessili da battaglia che sfornano tarocchi a tutto spiano, repliche deformi delle nostre startup da garage. Da lì si scatenò il turbine di esportazioni con cui il colosso ha invaso i mercati occidentali, ma al più estremo documentarista vivente i massimi sistemi interessano relativamente. Più intrigante, invece, scovare il fattore umano dell'equazione, non solo sul posto di lavoro ma nella vita di tutti i giorni.

L'intestazione (che, stando al sottotitolo, presuppone più di un seguito) inquadra il soggetto dell'indagine: la (meglio?) gioventù affaccendata dietro le macchine da cucire, con il regista a mimare un Gus Van Sant col Libretto Rosso. Dicevamo dell'orizzonte non proprio rassicurante, ma è un'impressione che svanisce nel corso della (lunga) visione. La disperazione pare non essere nelle corde di questi unsung hero: pur tartassati da una quotidianità disumana, scandita dal ritmo forsennato degli aghi meccanici, questi adorabili spacconi non perdono quasi mai il sorriso. Il lerciume e i topi che li attorniano non sembrano turbarli più di tanto, presi come sono dal loro furore adolescenziale: tra una cucitura e l'altra si canticchiano i tormentoni del momento, si dardeggiano battute goliardiche, si pianificano le serate, addirittura sbocciano nuovi amori.

Ciò non esclude un'anomala forma di lotta di classe: memorabile lo sciopero ai danni di un improbabile cumenda straccione, quasi una parodia dell'epos Ejzenstejn-iano. A ben vedere, la logica capitalista è sabotata a prescindere: l'immobilismo sociale del formicaio esclude qualsiasi carrierismo. Questi proletari a vita non favoleggiano di ville e macchinoni, si sfamano a noodles d'asporto e gli abiti che indossano sono tutt'altro che firmati. Se ciò sia rassicurante o meno, lo stabilisca lo spettatore. A farsi sentire, piuttosto, è il peso di una tradizione che ancora reclama il suo spazio, specie nell'invadenza di famiglie ben più temibili dei datori di lavoro. Per farla breve: questa classe operaia forse non andrà in paradiso, ma se è per questo neppure all'inferno. Da citare anche l'indirizzo della fabbrica più operosa: Happiness Road.

Caotico ma pulitissimo, lo stile glaciale dell'autore sa concedersi qualche vezzo arty: su tutti, due amanti impossibilitati a sposarsi celati dietro un telo, sorta di variazione acusmatica sull'eterno tema shakespeariano. Per il resto, ogni violazione dell'incredulità è benvenuta, da una parte (gli sguardi in macchina appositamente intercettati) e dell'altra (la ragazza che invita il cameraman a "venire a riprendere dentro").

Solo tre ore e mezza: un cortometraggio, praticamente. Si vocifera di un'uscita in sala che ci spingerebbe a rivalutare le logiche distributive nazionali, staremo a vedere.


01/08/2023

Cast e credits

regia:
Wang Bing


titolo originale:
Qīngchūn


distribuzione:
Lucky Red


durata:
212'


produzione:
House on Fire, Gladys Glover, CS Productions


montaggio:
Dominique Auvray


Trama
La vita quotiana di alcuni giovani operai tessili cinesi, dentro e fuori il posto di lavoro.