“...Venne allora che il corpo straziato e l'anima ferita sanguinarono l'uno nell'altra”
“Warrior” impiega pochissimi secondi per rivelare la sua luce epifanica. In quell’auto che intravediamo vagare a rilento tra l’oscurità, la radio allude a una balena bianca. Dettaglio tutt'altro che irrilevante in una storia possente e solenne che non esita a tirare in ballo le profetiche e bibliche parole di Herman Melville e del suo "Moby Dick". Il capitano Achab dell’America contemporanea si chiama Paddy Conlon. Paddy non ha sete di vendetta ma al pari del personaggio di Melville è alla ricerca della sua personale balena bianca, la redenzione, l’unica salvezza in grado di liberarlo dai demoni di un passato che ha portato allo sfacelo la sua famiglia.
Prodotto che ha ben poco in comune con il panorama hollywoodiano odierno, il film di Gavin O’Connor risponde in un certo senso al cinema di arti marziali di un ventennio addietro (il torneo a eliminazione diretta ricorda quello in “Senza esclusione di colpi!” con Van Damme), essenziale, votato alla fisicità e alla potenza visiva dei combattimenti (risulta quasi pleonastico sottolineare l’influenza di “Rocky” in tal senso). Ma la vera vittoria del regista statunitense risiede nella maestria con cui ha saputo raggirare gli standard del cliché. La pellicola consegna con clamoroso anticipo allo spettatore le informazioni che fanno da collante allo svolgersi della vicenda, così sappiamo già nella prima mezz’ora che i due fratelli si affronteranno per l’attesa finale (e questo forse è l’omaggio più bello al cinema di genere di una volta). Impossibile non lasciarsi trasportare dalla carica adrenalinica degli incontri, dalla passione di una storia che possiede tante sfumature ma che viene raccontata con accuratezza e incantevole essenzialità a dispetto di una durata di oltre due ore, lambendo i problemi finanziari di una famiglia in crisi che desidera assicurare un domani migliore per i propri figli, la guerra in Iraq e l’alienazione mista a dolore nelle vite dei soldati, il desiderio di riscatto di un uomo solo che lotta per ricollegare i ponti e non farsi sopraffare dalla inesorabile realtà. Come in “The Wrestler” le carni maciullate non fanno altro che rispecchiare gli animi di ognuno e rimarcare le vite devastate dalla propria fragilità.
O’Connor sfodera una regia eclettica che alterna l’uso di una tremolante macchina a mano per inquadrare le movimentate sequenze di vita privata a scene dalla spettacolari riprese aerodinamiche (i dettagli chirurgici dei combattimenti). L’eclettismo si trasforma in virtuosismo puro quando in tre minuti di split screen multiplo le storie parallele che intercorrono a sviluppare l’intreccio della pellicola si condensano alla vigilia di Sparta. E se la regia è da applausi, il cast non è da meno. Lo sguardo glaciale e perso nel vuoto di Tom Hardy non si dimentica facilmente e il dramma che si legge nel viso rugoso di uno splendido Nick Nolte è tangibile in ogni istante. La colonna sonora è la degna ciliegina sulla torta. “Warrior” ricorda molto il recente e analogo “The Fighter”, soprattutto per quanto concerne la straordinaria performance attoriale e il contesto fraterno nell’ambito dei combattimenti. O’Connor riesce però a trasmettere una completezza e una quadratura che David O. Russel non è riuscito a trovare alla perfezione. Dal titolo iniziale (visualizzato a caratteri esponenziali quasi a voler frantumare lo schermo e a indicarne l’imponenza) alla toccante sequenza finale, il film eguaglia la solennità di Clint Eastwood e la carica emotiva di “Rocky”, oltre a rafforzare l’amore/odio fraterno del precedente “Pride And Glory”.
Il capitano Paddy intravede la sua balena bianca assistendo all’abbraccio tra i due suoi figli. Ma la figura del padre rinnegato e alcolizzato che lottava per riconquistarli e riabbracciarli entrambi si arrende di fronte al rimorso, raccogliendo solo il dolore lancinante di un perdono che mai gli sarà concesso.
cast:
Tom Hardy, Joel Edgerton, Nick Nolte, Jennifer Morrison, Frank Grillo
titolo originale:
Warrior
distribuzione:
M2 Pictures
durata:
140'
produzione:
Mimran Schur Pictures, Solaris
sceneggiatura:
Gavin O'Connor, Cliff Dorfman, Anthony Tambakis
fotografia:
Masanobu Takayanagi
scenografie:
Dan Leigh
montaggio:
Sean Albertson, Matt Chesse, John Gilroy, Aaron Marshall
musiche:
Mark Isham
Il marine Tommy Conlon, tormentato da un tragico passato, torna a casa dopo quattordici anni per chiedere a suo padre di aiutarlo ad allenarsi per partecipare a "Sparta", la più grande competizione di arti marziali della storia. Da ex-prodigio del Wrestling, Tommy si qualifica brillantemente, mentre il fratello Brendan, ex-lottatore diventato professore di liceo, ritorna al ring in un tentativo disperato di salvare la sua famiglia dalla rovina finanziaria