La questione più interessante dell'attuale corso produttivo cinematografico, quello in seno alle grandi major, è capire cosa stiano facendo per far rimanere alto l'interesse di pedine artistiche tutto sommato (quasi) ininfluenti ai fini della riuscita dello sforzo produttivo diretto alla sala. Registi, sceneggiatori, direttori della fotografia (e tutto lo staff annesso), attori, finiscono per essere partecipi di prodotti che quasi ne annullano le caratteristiche artistiche. Si pensi al tocco ininfluente di Bayona per "Jurassic World 2", all'episodio di "Fast & Furious" girato da Wan e indistinguibile dagli altri.
Discorso analogo si potrebbe fare per l'apparizione di Tom Hardy in "Venom", produzione Columbia (dunque Sony) e sganciata dal franchise dei Marvel Studios: l'attore britannico da "Bronson" a seguire aveva intrapreso una carriera misurata tra il blockbuster d'autore (Nolan e Iñárritu) e un cinema sempre chiaramente pop, ma interessato a platee laterali ("Locke", "La Talpa"). Questione che andrebbe affrontata altrove, dall'approfondimento non delegabile soltanto a questioni di cachet, ma anche al flusso del nuovo corso produttivo avviato dal filone supereroistico legato al destino del cinema in sala.
Tom Hardy impone il livello recitativo su un piano diverso, ma la sua qualità è indubbia e comunque non salva questo "Venom" dallo sconfortante risultato finale. La storia di Eddie Brock, giornalista d'inchiesta infettato da un organismo alieno in grado di alterarne la forma e la capacità fisica, mostra la sua debolezza sia nella sua componente visiva che testuale. Certo non può dirsi un problema di budget quando quest'ultimo è pari a 100 milioni di dollari, una cifra discreta che però restituisce uno sforzo minimo, incurante della pochezza tecnica. "Venom" è un film già vecchio, ancorato a modalità narrative che erano già stanche all'inizio degli anni Duemila. Possibile che non si sia accorto di quanto il cinecomic si sia spostato dal modello detestabile dei "Fantastici 4" (2005)?
Lo spettatore rivive ancora una volta la genesi dell'eroe, l'incontro col suo alter ego (in questo caso Venom ne è un doppio), la rinuncia e poi l'accettazione. E tutto questo senza sapere che al di là del profilmico il cinefumetto dei superheroes sfonda la quarta parete ("Deadpool"), impone dei canoni autoironici ("Guardiani della Galassia") o si reinventa autoriale ("Glass"). "Venom" non riesce a uscire dal compitino già scritto e a poco vale l'apporto di Hardy se il baraccone non sta in piedi.
Il trauma più grande del film risiede nella scadente impostazione da commedia derivante dalle fila Marvel, esecrando l'apparato horrorifico che un personaggio come Venom genera. Il rated R è scampato. Al prezzo però di scenette stucchevoli in attesa di mettere in scena l'effetto speciale, con svilenti cadute trash (il bacio col Venom femminile). Purtroppo anche il comparto digitale fa fatica ad adattarsi, alternando risultati decenti ad altri insopportabili, ricordando il digitale farlocco e b-moviesh di Paul W. S. Anderson. Che "Venom" voglia sembrare serie b lo dimostrano gli schemi in cui sono chiuse le rappresentazioni (un antagonista ricco e malvagio, la multinazionale che opera illeciti, gli scagnozzi che le prendono) ma che finiscono per sclerotizzare il tutto e mostrarne i limiti più che le scelte.
La mano incolore di Ruben Fleischer non può che adattarsi, con onestà, a un progetto che sembra fallire nel pantano della produzione proprio in termini di sforzo artistico. Ultimi prima di questo sono stati "La Torre Nera" e "La Mummia". Inutile aspettarsi una gestazione interessante della dualità di Venom, tema completamente castrato, implementato su una psicologia piattissima (Venom vuole salvare la Terra perché tra i suoi simili è uno "sfigato"). L'ultima parola sarà indubbiamente del box office, ma sembra che anche a puntare sul sicuro modello di business attualmente in uso (il film evento).
cast:
Tom Hardy
regia:
Ruben Fleischer
titolo originale:
Venom
distribuzione:
Sony Picture Entertainment Italia
durata:
112'
produzione:
Columbia Pictures, Marvel Entartainment
sceneggiatura:
Jeff Pinkner, Scott Rosenberg, Kelly Marcel, Will Beall
fotografia:
Matthew Libatique
scenografie:
Oliver Scholl
montaggio:
Alan Baumgarten, Maryann Brandon
costumi:
Kelli Jones
musiche:
Ludwig Göransson