Kirsten Dunst e compagne sono le inaffidabili damigelle del matrimonio di Becky, loro amica del liceo altrimenti detta Faccia-da-maiale (espressione che in bocca al Grande Lebowski era esilarante). Fin dall'incipit, con la notizia delle nozze che si sparge tra le tre amiche e la malcelata invidia della più bella e ambiziosa Regan, "The Wedding Party" vuole imprimere il tono di commedia sopra le righe che tenta di offrire un punto di vista femminile e disincantato sull'amicizia tra donne, sul ruolo della donna e la fase di transizione tra liceo ed età adulta.
Regan (la Dunst) è la damigella d'onore che cerca di tenere tutto sotto controllo, nascondendo la propria invidia, arrivista, aggressiva e nevrotica. Gena (Lizzy Caplan) è quella più incasinata, sentimentalmente instabile, ancora innamorata del suo ex del liceo. Mentre Katie (Isla Fisher) è prototipo di svampita, altrettanto instabile, dedita come le altre ad alcol e droga, e, sempre come le altre, sola e inappagata. L'intreccio ruota attorno all'abito da sposa di Becky e alla notte prima del matrimonio. La regia della Headland detta il ritmo dividendo il film in tre parti: una prima molto serrata, quella centrale che si distende con il "Fuori Orario" notturno tra lo svelamento di segreti e l'approfondimento delle dinamiche dei personaggi - in particolare il rapporto tra Geena e il suo ex, e il finale che torna ad alzare i toni prima della prevedibile chiusura.
Leslye Headland porta al cinema la sua commedia off-Broadway per un film che fa il paio con il recente "Le amiche della sposa", ma che la regista, spiega in un'intervista, ritiene completamente differente: "Il mio film prova a dire qualcosa che non puoi dire in un film mainstream". Sfrutta, forse inconsapevolmente visto che la sceneggiatura è in circolazione dal 2008, anche l'effetto "Una notte da leoni" per quanto come trovate comiche ed efficacia dell'intreccio si trovi su un altro pianeta.
Se la Headland tiene bene il ritmo, paga invece quella dichiarata ostentazione di anticonformismo, quell'ironia che vorrebbe essere esagerata, in-your-face, quando invece è semplicemente debole se non di cattivo gusto. Droghe, vomito, sesso facile, macchie di sperma, discorsi minimalisti sul sesso orale o simili non sono certo materia di scandalo, soprattutto se inseriti in un contesto cinematografico che è tutto fuorché anticonvenzionale. Oltre a non risultare abbastanza divertente, nonostante si sforzi di rilanciare le trovate comiche ed esasperare la situazione soprattutto nel finale, prende presto dei binari facilmente prevedibili e si adagia sui buoni sentimenti dell'amicizia al femminile. Secondo la regista, infatti, è un film su come le quattro amiche passino attraverso molte cose assieme restando unite, come commettano delle crudeltà e alla fine non si limitino a chiedere scusa, ma si impegnino a rimediare.
La recitazione rischia spesso di andare sopra le righe con qualche smorfia di troppo, funziona invece molto meglio quando la situazione rientra su toni più pacati e le tre protagoniste mettono da parte l'ostentato eccesso dei loro personaggi: troppo aggressiva Regan, troppo sciupata Gena, troppo stupida Katie. La regia della Headland come detto ha il merito di mantenere sempre alto il ritmo e di rilanciare con coerenza formale e strutturale. Campi e controcampi con dei moduli ripetitivi nella parte centrale, maggiore movimento quando occorre.
Da segnalare che la versione italiana ha tagliato alcune scene rispetto all'originale, forse giudicandole troppo forti o per timori di censure: un divieto a minori avrebbe infatti rosicchiato una fetta di pubblico che potrebbe già dimostrarsi ridotto, ipotizziamo. Tagli che però compromettono anche il nesso tra alcuni passaggi, al di là di alcuni tratti già inverosimili del plot. Sono state eliminate infatti una sniffata di cocaina delle tre bachelorette, che non spiegherebbe quindi il sangue di naso improvviso di Katie, e una scena di sesso della Dunst in bagno.
La Headland perde l'occasione per un efficace ritratto femminile, azzecca qualche momento comico e il rapporto tra Geena e Clyde, significativo nel raccontare i tempi del liceo come momento seminale con i relativi strascichi nell'età adulta (il che ricorda anche il recente "Young Adult"), ma lascia poco altro. Ha dichiarato: "Prendi queste tre belle ragazze che dovrebbe essere felici e non avrebbero motivo di essere insoddisfatte, e le mostri piene di ansie e disgustate da se stesse, e questo fa incazzare la gente". Ma a far irritare non sono appunto gli eccessi dei personaggi, quanto un'ostentazione di questi eccessi all'interno di un contesto in fin dei conti per nulla eversivo e ordinario. Visione non più che gradevole, ma che non lascia certo il segno.
cast:
Kirsten Dunst, Isla Fisher, Lizzy Caplan, Rebel Wilson, Kyle Bornheimer, James Marsden
regia:
Leslye Headland
titolo originale:
Bachelorette
distribuzione:
Lucky Red
durata:
87'
produzione:
Gary Sanchez Productions, BCDF Pictures
sceneggiatura:
Leslye Headland
fotografia:
Doug Emmett
scenografie:
Richard Hoover
costumi:
Anna Bingemann
musiche:
Andrew Feltenstein, John Nau