Las Vegas, un luogo fuori dal mondo e dal tempo in cui è facile perdersi e non ritrovare la strada di casa. Una città di vizi e luci in mezzo al deserto, in cui rifugge chi cerca di scappare dalle ansie della propria vita. "Vegas" e il grande schermo si sono frequentati spesso nel corso degli ultimi anni, a prova del rinnovato fascino che "la città del peccato" suscita sulle masse. Dai bellissimi "Swingers" di Doug Liman e "Casinò" di Scorsese, sino ai recenti "Le regole del gioco" e "21", i tavoli verdi e gli hotel a cinque stelle sembrano non stancare mai. Così è pure in "Una notte da leoni", in originale "The Hangover" (ovvero il "dopo sbronza"), diretto da un esperto in commediacce come Todd Phillips (suoi "Old School" e
Starsky & Hutch con la coppia Stiller - Wilson), che, senza nemmeno provarci, rischia di guadagnarsi il titolo di
cult immediato (in patria un incasso di oltre 150 milioni di dollari in due settimane, in barba ai
blockbuster milionari che affollano le sale).
Quattro amici a Las Vegas per l'addio al celibato di uno di loro, e una lunga notte di baldoria davanti. A "casa" lo spettro di una vita borghese e grigia, con le fidanzate ossessive che telefonano ogni due secondi e gli impieghi "da sfigati" (uno è insegnante alle medie) che non si vede l'ora di mollare. Qualcosa va storto: il mattino successivo nessuno ricorda nulla della notte appena trascorsa, e Doug, il promesso sposo, non si trova da nessuna parte. La stanza è un disastro, c'è una gigantesca tigre chiusa in bagno, un neonato nascosto nel ripostiglio e un auto rubata della polizia nel parcheggio. C'è chi ha perso un dente, c'è chi scopre di essere stato in ospedale, ma la premura principale dei tre attempati e confusi amici è ritrovare il compagno scomparso e portarlo all'altare in tempo (mancano appena 24 ore). Con un occhio alle zingarate del nostro "Amici miei" e uno a "Tutto in una notte" di John Landis, il film di Phillips non sbaglia un colpo. Il ritmo è incessante e non scade nemmeno in dirittura d'arrivo, le battute fanno quasi sempre centro, la comicità è sì volgare, ma non scade nel pecoreccio, e sovente è davvero scorretta (le gag con il pupo).
Il regista è abile nel mescolare le carte e trasformare la sua commedia in un avventura picaresca in cui gli eroi per ritrovare l'amico e la memoria perduta si trovano di fronte sempre a nuovi ostacoli e peripezie da superare (ad un certo punto saltano fuori pure Mike Tyson e un giocatore d'azzardo cinese assetato di sangue), ma la carta vincente sta prima di tutto nel giovane e fresco cast fatto tutto di volti nuovi (se si eccettua la ben conservata Heather Graham). Il trio Bradley Cooper - Ed Helms - Zach Galifianakis (quasi tutti rodati in tv) fa scintille, improvvisa a piene mani e diverte da matti; c'è da scommettere che sentiremo ancora parlare di questi pazzoidi. In chiusura la galleria delle foto scattate durante la fatidica notte, e la consapevolezza di un momento che non tornerà mai più: esilarante e commovente allo stesso tempo.