Ondacinema

recensione di Antonio Pettierre
4.0/10

Mina (Dakota Fanning) è una disegnatrice che per mantenersi lavora come commessa in un negozio di animali in una piccola città irlandese. Un giorno parte con l’auto per consegnare un pappagallo nella capitale, ma il navigatore la conduce per sbaglio in una fitta foresta dove si perde. Prima della notte trova un edificio isolato e scopre che dentro sopravvivono da mesi una coppia e un’anziana che sono osservati da strani esseri notturni.

L’incipit della trama di “The Watchers – Loro ti guardano” della debuttante Ishana Night Shyamalan figlia di M. Night Shyamalan (che produce il film) è tutto qui. Tratto dall’omonimo romanzo gothic-horror, opera prima del giovane scrittore irlandese A.M. Shine (non tradotto in Italia), la giovane regista scrive un adattamento infarcendo la storia di tutta una serie di temi e figure retoriche derivative dal cinema paterno: dai traumi familiari alla perdita della memoria delle tradizioni, dalla crisi dello sguardo alla scarto tra incubi e realtà, non facendosi mancare nemmeno il twist finale.

Di Mina scopriamo, a poco a poco, che ha perso i genitori in un tragico incidente automobilistico causato da lei, che ha una sorella gemella con cui non parla da anni, che disegna ritratti e nature morte. Il suo malessere è accennato dai suoi travestimenti serali per vivere una vita di un’altra persona a caccia di uomini. Crisi familiare che affronta anche il professore di antropologia culturale Rory Kilmartin (John Lynch), alla ricerca delle prove del popolo delle fate nella foresta irlandese. Se qui è introdotto il recupero della memoria delle leggende della tradizione che sfumano in ricordi di un lontano passato dimenticato, dall’altro il professore, nella realtà, vuole comprendere il mistero della trasformazione delle fate per far rivivere l’amata moglie deceduta. Altro elemento è il gioco dello sguardo all’interno della casa nella foresta. Il gruppo di persone, quando cala il sole, deve rifugiarsi all’interno di essa e posizionarsi di fronte a una parete trasparente. Se questa è stata costruita per osservare gli strani esseri, si trasforma, al contrario, in uno schermo attraverso cui il popolo magico osserva e studia i comportamenti umani. Lo schermo – televisivo o cinematografico – modifica continuamente il punto di vista della visione creando un cortocircuito scopico di chi osserva chi.

La giovane regista, al di là della fonte letteraria, prende a piene mani e cita le pellicole del padre, in particolare “The Village” - l’immersione nella foresta misteriosa -, “Lady in the Water” - per i richiami alle leggende e agli esseri del passato -  e a “The Visit” - per la crisi dello sguardo e delle false apparenze -, mettendo tanta, troppa, materia da elaborare che non riesce a controllare e le sfugge di mano continuamente. Così, tutto il passato di Mina – le sue motivazioni e la sua psicologia – è molto confuso, contradditorio, senza una logica: appare traumatizzata, poi una possibile serial killer, quindi una ribelle, dopo la fuga dalla foresta si trasforma in un’investigatrice, per poi ritornare nell’alveo familiare, in continui abbozzi, accenni, che non si sviluppano mai veramente.

Il pappagallo, ad esempio, è il classico elemento utilizzato solo esclusivamente come strumento di processione narrativa: è la causa del viaggio di Mina, è quello che le permette di fuggire, ma appare e scompare a piacimento nell’inquadratura senza una parvenza di continuità. Così la presenza del professor Kilmartin attraverso filmati di repertorio e testimonianze indirette, se può apparire come un’interessante intuizione di messa in scena “incorporea” da parte della regista, nella realtà risulta un’ulteriore forzatura per creare un avanzamento forzoso della diegesi.

Se la sceneggiatura scritta da Ishana Night Shyamalan risulta confusa, piena di incongruenze, con tante strade intraprese e abbandonate in un coacervo indigesto e personaggi mal scritti, le riconosciamo buone capacità dietro la macchina da presa: preferisce inquadrature più ampie, un utilizzo del plongée che fornisce uno sguardo onnisciente e una maggiore mobilità nella ripresa rispetto al padre. Tutto ciò però non sempre è al servizio della messa in scena e appaiono come “belle inquadrature” un po’ fine a sé stesse senza una vera valenza drammaturgica né della costruzione della suspense.

Un disastro, quindi? Diciamo che ci andiamo vicini e che Ishana Night Shyamalan è rimandata alla prossima prova.  Se taglierà il cordone ombelicale dal padre, che fino a questo momento l’ha protetta e seguita, le auguriamo di creare un cinema quantomeno più riuscito.


09/06/2024

Cast e credits

cast:
Georgina Campbell, Olwen Fouéré, Oliver Finnegan, John Lynch, Dakota Fanning


regia:
Ishana Night Shyamalan


titolo originale:
The Watchers


distribuzione:
Warner Bros. Italia


durata:
102'


produzione:
New Line Cinema, Blinding Edge Pictures, Inimitable Pictures, Bord Scannán na hÉireann / The Irish F


sceneggiatura:
Ishana Night Shyamalan


fotografia:
Eli Arenson


scenografie:
Ferdia Murphy


montaggio:
Job ter Burg


costumi:
Frank Gallacher


musiche:
Abel Korzeniowski


Trama
La giovane disegnatrice Mina rimane intrappolata in una foresta misteriosa in Irlanda nel viaggio verso la capitale per consegnare un pappagallo. Trova rifugio presso uno strano edificio in cui vivono tre persone e ogni notte sono osservate da misteriose e aggressive creature che popolano la foresta e che impediscono la loro fuga.
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