C’è un breve passaggio, in "Luca", che ne riassume e esplica tutto il senso e il fascino. Il protagonista omonimo, insieme all’amico Alberto, si è buttato a capofitto nel mare e comincia a nuotare energicamente. A un certo punto, compie una giravolta in aria e, nell’attimo in cui sta per ricadere tra i flutti, l’inquadratura diventa una soggettiva della sua visione a testa in giù. L’assunzione della sua prospettiva è emblematica di come tutto il film sia focalizzato nel renderne le esperienze e sensazioni provate, come l’ebrezza di gettarsi da uno strapiombo o di sfrecciare tra campi irradiati dalla luce. E ne racconti dunque un coming of age, una scoperta del proprio sé, che passa attraverso gustare cibi prelibati, ascoltare allegre canzonette, sudare sotto il sole cocente del giorno e assaporare la freschezza delle ore notturne. Nell’opus Pixar n° 24, Luca è una giovane creatura marina capace di assumere sembianze umane quando arriva in superficie: l’incontro casuale con l’impavido coetaneo Alberto lo condurrà nella fittizia città di Portorosso, dove stringeranno amicizia con una stramba ragazzina del posto.
Proprio in questa dimensione, se lo svolgimento, non è certo così originale (prendendo un po’ da "Ponyo sulla scogliera", un po’ da "Avatar") il film trae la sua forza anche dall’avvalersi dei tratti migliori dell’ormai consolidato "Pixar Touch": le singole parentesi bizzarre, la caratterizzazione dei personaggi secondari, riuscite macchiette comiche (come la nonna e lo zio, doppiato in originale da Sacha Baron Cohen: occhio alla scena dopo i titoli di coda!), ma soprattutto l’environmental design. "Sono riusciti a rendere fiabesche le cantine del ristorante e la cucina" annotava il "Morandini-dizionario dei film" a proposito di "Ratatouille". E anche in "Luca", la riproduzione dello scorcio ligure degli anni ’50, più accurato e dettagliato possibile (dalle locandine sui muri ai panni stesi per le vie) non è mai a misura di stereotipo o cartolina, ma immersione in un mondo che diventa poetico ed espressivo, specchio delle emozioni dei personaggi. Il regista genovese Enrico Casarosa ricostruisce l’universo della sua giovinezza con una buona dose di memoria nostalgica, condensando oltre mezzo secolo di immaginario per l’infanzia e non, che costituisce in toto l’orizzonte a cui tendono Luca e Alberto (la Vespa, oggetto dei loro desideri, Pinocchio, Marcello Mastroianni). Ma dà anche spazio alla dimensione onirica e fantastica, per portarli a toccare il Sole, i Pianeti, o la "Luna" come il piccolo protagonista del suo precedente cortometraggio animato.
"Smentisco qualsiasi legame con Chiamami col tuo nome" ha ribadito più volte lo stesso Casarosa nelle interviste, in risposta ai molti che, a partire dal primo trailer diffuso in rete, avevano comininciato a imputargli una certa somiglianza con l’opera di Guadagnino, inquadrando inoltre le vicende di due "forestieri" della natura ibrida come emblema degli immigrati o del coming out delle persone LGBT. A visione completa, possiamo però rilevare come "Luca", dal suddetto film, riprenda la cornice, la storia del germogliare di un desiderio e di un sentimento che qui è però quello prepuberale di una sincera amicizia. Per dipingere un inno alla vita e al lasciarsi andare ("zitto Bruno!") che però rende ben chiaro come non tutto è sempre rosa e fiori ("ci sarà sempre qualcuno a cui non piacerete") e che l’estate spensierata e colorata deve prima o poi lasciare il passo al grigio e malinconico autunno, in cui cade una forte pioggia.
regia:
Enrico Casarosa
titolo originale:
Luca
distribuzione:
Disney+
durata:
95'
produzione:
Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures
sceneggiatura:
Jesse Andrews, Mike Jones
fotografia:
David Juan Bianchi, Kim White
scenografie:
Daniela Strijleva
montaggio:
Catherine Apple, Jason Hudak
musiche:
Dan Romer