Il soggetto di un film è sempre il cuore della pellicola. Il cinema s’ispira spesso a opere letterarie e teatrali per creare nuove versioni in immagini. Senza scomodare Pier Paolo Pasolini e la sua teoria della sceneggiatura come “struttura che vuole essere altra struttura” (“Empirismo eretico”,1972), teniamo presente Alfred Hitchcock che diceva: “Io leggo una storia solamente una volta. Quando l’idea di base mi piace, l’adotto, dimentico il libro e fabbrico del cinema” (“Il cinema secondo Hitchcock”, 1966).
Bisogna partire da qui per parlare di “Le strade del male” di Antonio Campos, tratto dal libro omonimo di Donald Ray Pollock. Il romanzo dello scrittore americano – rivelatosi in tarda età, dopo una vita passata come operaio, prima in un macello e poi in una cartiera – è una complessa narrazione storica che copre due decenni (gli anni 50 e 60) seguendo un gruppo di personaggi che vivono nella profonda provincia americana, in questo caso intorno Knockemstiff in Ohio (dove l’autore, tra l’altro, è nato). Alla pubblicazione nel 2011, “Le strade del male” è stato un piccolo caso letterario che ha fatto scoprire uno romanziere con una forte voce, di scuola faulkneriana. Tra povertà, integralismo cristiano, superstizione, violenza, pregiudizi, i personaggi di Pollock vivono e si muovono in un microcosmo che li tiene bloccati al loro destino in cui, spesso, la sopraffazione e la morte sono le vie di uscita e di realizzazione per uomini e donne senza un futuro. Attorno al protagonista, Arvin Russell, dalla sua infanzia fino alla maturità, gira una mirandola di altri personaggi, con storie parallele ed elissi temporali, che costituiscono una metonimia del cuore nero degli Stati Uniti, in una narrazione antropologica di grande respiro e, tutto sommato, comunitaria.
La fonte di partenza, quindi, è intrigante ma allo stesso tempo difficile da trasportare sul grande schermo. Antonio Campos (coautore della sceneggiatura) affronta l’adattamento del romanzo di Pollock tenendo presente sempre il libro. Il grande limite di “Le strade del male” è proprio nell’incapacità di rielaborare il romanzo, di prendere l’idea di fondo, i personaggi, e scegliere una linea narrativa. Al contrario, ne fa una sintesi visiva, seguendo didascalicamente le vicende.
Ecco che allora è necessaria, oltre che il continuo inserto di indicazioni temporali e spaziali per avvisare lo spettatore a che punto ci troviamo, anche una voce off che rende edotto dello spirito della vicenda narrata e dello stato d’animo dei personaggi. Oltre tutto, nella versione originale, il narratore onnisciente è lo stesso Pollock (risultando spesso irritante), incistando la voce della letteratura all’interno della messa in scena cinematografica, legando strettamente ogni scelta del regista che si limita a trasportare in immagini le pagine del romanzo.
Campos non è uno sprovveduto: è al suo quarto lungometraggio e autore di “Christine” (2016), interessante storia biografica su una giornalista televisiva presentato con successo in vari festival internazionali, tra cui in concorso al Sundance e a Torino. Ma per “Le strade del male” abdica il suo ruolo di regista alla volontà del romanziere.
Non si può affermare che “Le strade del male” sia un brutto film. I punti forti restano il cast di interpreti e caratteristi convincenti e di spessore (da Tom Holland a Jason Clarke, da Haley Bennett a Eliza Scanlen, da Mia Wasikowska e Robert Pattinson); un buon uso dello spazio scenico (gli interni della casa dei Russell e della chiesa di campagna); un gusto dell’inquadratura in cui spesso l’ambientazione naturale (i boschi del Nordamerica in cui s’insinuano strade e sentieri) fa da contraltare emotivo all’ipocrisia e violenza dei personaggi. Ma tutto ciò si risolve in una piattezza della fotografia – tipica dei prodotti Netflix – e in una serie di scene che funzionano come singoli episodi ma che si sfilacciano in un montaggio opportunista che li collega uno all’altra senza una reale fluidità visiva.
Invece di “dimenticarsi” del libro e “fabbricare cinema”, Campos si accontenta di mettere insieme più un cineromanzo – e a questo punto avrebbe avuto più senso una serialità televisiva. “Le strade del male” così come opera filmica risulta un passo falso, che, pur mantenendosi all’interno di una produzione di puro intrattenimento, lascia l’amaro in bocca per l’occasione mancata.
cast:
Tom Holland, Bill Skarsgard, Riley Keough, Jason Clarke, Harry Melling, Eliza Scanlen, Mia Wasikowska, Robert Pattinson
regia:
Antonio Campos
titolo originale:
The Devil All the Time
distribuzione:
Netflix
durata:
138'
produzione:
Bronx Moving Co., Nine Stories Productions
sceneggiatura:
Antonio Campos, Paulo Campos
fotografia:
Lol Crawley
scenografie:
Craig Lathrop
montaggio:
Sofía Subercaseaux
costumi:
Emma Potter
musiche:
Danny Bensi, Saunder Jurriaans