Paesaggi marittimi e portuali, conventi; trovatelle divenute ricche signore; servitù, padroni; contrabbando frenetico e popoloso mercanteggiare. Nel Secolo d'oro olandese, firmato da Tom Stoppard (su commissione) si vive tutto ciò che caratterizzò il fiorente periodo: il commercio, le arti, le scienze. In questo fremente contesto le vite si intrecciano in drammi sentimentali, a partire dalla bella e favorita dal caso Sophia, che lascia il collegio di Santa Ursula per volontà di un attempato e altolocato mercante alla ricerca, già tristemente fallita, di un erede.
Il feuilletton comincia e si intromette nei percorsi di svariati personaggi, complessando il plot senza complicarlo: psicologie azzerate, arzigogolo di eventi, contingenze reiterate. "La ragazza dei tulipani" è un febbricitante (dall'originale "Tulip Fever") mondo di drammi alla mercé di chi vuol guardare, puro voyeurismo sentimentale. Sia chiaro che non vi è nulla di sbagliato a riproporre un genere , nella fattispecie in una rappresentazione in costume, e acutizzarne le doti; ma rischia di essere dannoso se non si apportano accorgimenti al passo con le narrazioni audiovisive moderne (penso al buon lavoro di Joe Wright con "Anna Karenina"). Il regista Justin Chadwick decide di accompagnare scandali e intrecci con passo scolastico, al limite della fiction televisiva anche laddove il plot scaglia pedisseque convenienze di genere. Mi riferisco alla corsa degli amanti verso casa altrui senza trovarsi, al temporale notturno durante il parto, allo scambio di identità durante la consumazione di un rapporto.
Sarebbe tutto arcaicamente ritualistico, se non fosse per la dosata inventiva registica, eppure magnificamente supportato dal lato artistico in quanto i costumi (Michael O'Connor) in combinazione con i quadri di luce di Eigil Byld (probabilmente con l'aiuto di un'accorta post-produzione) dipingono tele degne degli olandesi del XVII secolo. Anche se in tale combinazione di intenti non si intravede inventiva, quanto piuttosto un riadattare visivamente un'epoca sul calco dei maestri olandesi che con la luce hanno saputo farne una corrente artistica, per le intenzioni finali di "La ragazza dei tulipani" va più che apprezzato, se non lodato.
Al feuilletton di Chadwick sarebbe bastato perseverare nel già noto, ma con maggiore accortezza e meno ridondanza. È frequente, ad esempio, l'utilizzo del montaggio parallelo, ma la sua applicazione più ardita è soltanto il parallelismo di due piani temporali diversi. Si nota anche un montaggio frammentato interessante, in alcune occasioni, ma appaiono ripercussioni di una mancanza di idee invece che frutto di una diegesi visiva.
"La ragazza dei tulipani" non va pensato come un film sciocco o mal scritto (qualcosa andrà imputato alla lunga fase pre-produttiva?), anzi a volte i guizzi si notano in una combinazione simbolistica interessante e connessa a tutto il leitmotiv del film (riassunto visibilmente negli oggetti di mappamondo, bilancia, teschio). Condivisione, denaro e vanità si palesano fin da subito, chiarendo il concetto, sbilanciando la didascalia. La lettura, univoca e gradevole, schiaccia il film, abbattuto da una regia monotona. E non vi è alcun rischio di fraintendere le intenzioni autoriali come fu per lo snobbato "La luce sugli oceani". Siamo dalle parti della superficialità di "Mary Shelley", siamo nell'anonimato pericoloso.
Nota a margine: uno degli ultimi film di produzione Weinstein Company.
cast:
Cara Delevingne, Zach Galifianakis, Judi Dench, Holliday Granger, Holliday Grainger, Jack O Connell, Christoph Waltz, Alicia Vikander
regia:
Justin Chadwick
titolo originale:
Tulip Fever
distribuzione:
Altre Storie
durata:
107'
produzione:
Ruby Films, Worldview Entertainment
sceneggiatura:
Tom Stoppard
fotografia:
Eigil Bryld
scenografie:
Simon Elliott
montaggio:
Rick Russell
costumi:
Mchael O Connor
musiche:
Danny Elfman