Ondacinema

recensione di Giancarlo Usai
5.0/10

Fra "La casa - Il risveglio del male" di Lee Cronin e il franchise nato dal genio di Sam Raimi c'è un universo culturale intero. Non si tratta di avere rinunciato ai toni da horror comedy o di aver scelto la strada della pellicola metropolitana; ciò che davvero segna una cesura netta fra la trilogia raimiana e questo remake (che ne è anche un reboot) è un approccio indubbiamente differente alla riflessione sul cinema dell'orrore chiuso in spazi angusti. Laddove Raimi, approfittando della location dell'abitazione sperduta in mezzo al bosco, si spingeva in un lavoro funambolico e spericolato sul senso dello spazio, sul movimento della macchina da presa e sulla sua possibilità di generare differenti reazioni del pubblico combinate (l'ilarità e lo shock, l'impressione di nonsense con la tensione costante), Cronin normalizza tutto questo dentro i canoni di una pellicola che, fondamentalmente, si basa in modo essenziale sulle dinamiche narrative esplicitate nella messa in scena.

Partendo da una brillante intuizione di sceneggiatura (la vicenda è tutta un prologo a ciò che vediamo, a nostra volta, nel vero prologo a inizio proiezione), il giovane regista irlandese inventa una nuova ripartenza per la saga. Il Necronomicon è nascosto nei sotterranei di un condominio fatiscente, ma è l'appartamento (e il palazzo) il nuovo terreno di scontro tra i vivi e i morti. Qui, dopo l'evocazione del male, ha inizio la sarabanda di eventi splatter, con la possessione della protagonista Ellie che, con un ribaltamento di campo, diviene antagonista dopo un inizio da personaggio di riferimento. Nell'ambiente costretto del palazzo isolato, la donna posseduta diventa il nemico della sorella Beth e dei suoi tre figli in un racconto che procede, da quel momento in poi, come un'unica sequenza di assalti grandguignoleschi. Qui c'è sia il pregio principale, sia il difetto maggiore del film. Da una parte Cronin ha l'ardire di osare dove ormai nessuno più, all'interno dell'industria mainstream, si spinge. Il suo è un film di violenza visiva forte, di momenti gore ad alto impatto estetico, di recupero della vecchia tradizione dell'effetto speciale corporeo, ormai definitivamente abbandonato in tempi di pulizia dell'immagine (o, sarebbe meglio dire, di correttezza) ossessiva. In questo nuovo "La casa", invece, ritroviamo un ripristino della potenza dell'elemento visivo che sembrava ormai definitivamente compromesso, se non nei circuiti off della cinematografia di genere. A questo vale la pena aggiungere anche uno spunto narrativo non banale, riguardante il ruolo outsider dei minori. A differenza di molti lavori contemporanei, nello script di Cronin il bambino non gode di salvacondotti speciali e affronta il pericolo alla stessa maniera degli adulti, anche qui recuperando una regola vigente fino agli anni 80: nelle storie che seguono l'imprinting dello slasher movie nessuno può essere considerato a prescindere al sicuro, pena la perdita del senso di sospensione dell'incredulità, elemento fondamentale invece per la tenuta del racconto fino alla fine.

Cronin si dimostra attento alla creazione dell'atmosfera, alla cura del dettaglio, all'importanza fondamentale dell'illuminazione e della scenografia, in questo richiamandosi a modelli nobili ancorché abusati nel corso degli anni. Dallo Stanley Kubrick di "Shining" al John Carpenter di "Halloween", fino ad alcune precise inquadrature che paiono omaggiare il cinema di Mario Bava a colori, l'autore, giunto al suo secondo film dopo l'esordio di "Hole - L'abisso", dimostra tutta la sua preparazione in quella che è la mera costruzione scenica del film horror. A tutto questo si aggiunge un'apprezzabile costanza sui livelli di tensione: jump scare a non finire per quello che non è altro che un unico, lungo momento narrativo che non conosce interruzioni o divagazioni di sorta.

Pur nella sua unicità nel panorama mainstream di un genere ormai svuotato di qualsiasi potenza comunicativa, "La casa" di Cronin esaurisce la sua validità tutta nell'apparato visivo. I profili più interessanti suggeriti dalla sceneggiatura non vengono in alcun modo introdotti nella sequenza degli eventi, rinunciando a qualsiasi caratterizzazione dei protagonisti che, così facendo, risultano marionette indistinguibili e meramente funzionali alla dinamica della scena di terrore. Apparentemente preoccupato di compromettere un'adesione totale da parte dello spettatore per quanto riguarda una costante attenzione alla visione, il regista (anche autore della sceneggiatura) rinuncia a una costruzione su più piani, abdica al tentativo di reggere più scene in contemporanea e delega l'incedere della vicenda esclusivamente a un'unica macroscena principale. Tutto ciò, ovviamente, si ripercuote sull'imprevedibilità del film (pressoché nulla), portando la pellicola a scorrere verso l'inevitabile resa dei conti sul finire della notte. Anche in questo caso, compiendo un salto indietro di almeno un quindicennio, Cronin riesuma un immaginario ormai desueto nel cinema horror statunitense: creature poliformi, deviazioni e mutazioni fisiche, strumenti artigianali utilizzati come armi, tutto questo sembrava ormai un retaggio archiviato, ma il suo costante ritorno è un segno che da alcuni punti fermi è impossibile non ripartire di volta in volta.

Rimane infine una riflessione sulla definizione di questo singolare progetto filmico: già sperimentato con l'ultimo "Scream", anche il parto creativo di Raimi diventa occasione per una ripartenza cinematografica. Segno sicuramente di mancanza di nuove idee, ci impegniamo nel trovare un elemento positivo in questa sovrapposizione tra il semplice remake (rifare, fondamentalmente, il capolavoro del 1981) e l'intenzione di un reboot (ovvero la scelta alternativa di scartare la narrazione antecedente, ricreando situazioni e personaggi nuovi a partire dal soggetto originario); un modo, sicuramente comodo e non innovativo, per riadattare oggi, nel 2023, un universo cinematografico che sembrava giunto al capolinea.


04/05/2023

Cast e credits

cast:
Lily Sullivan, Alyssa Sutherland, Morgan Davies, Gabrielle Echols, Nell Fisher


regia:
Lee Cronin


titolo originale:
Evil Dead Rise


durata:
97'


produzione:
Warner Bros. Pictures, New Line Cinema


sceneggiatura:
Lee Cronin


fotografia:
Dave Garbett


scenografie:
Nick Bassett, Gareth Edwards


montaggio:
Bryan Shaw


costumi:
Sarah Voon


musiche:
Stephen McKeon


Trama
Spostando l’azione dai boschi alla città, “La Casa – Il Risveglio del Male” racconta l’intricata vicenda di due sorelle intente a riavvicinarsi tra loro, interpretate da Sutherland e Sullivan, il cui ricongiungimento viene interrotto dall’ascesa di demoni in carne e ossa, che le spingono a una battaglia primordiale per la sopravvivenza mentre affrontano il loro incubo peggiore...