Dopo la trilogia di "Smetto quando voglio", Sydney Sibilia approda su Netflix per raccontare l’incredibile storia, tratta da fatti realmente accaduti, di Giorgio Rosa. Un eccentrico neo-laureato ingegnere che, dopo l’ennesimo litigio con l’ex - fidanzata che lo accusa di vivere in un mondo tutto suo, decide di dimostrarle quanto vale costruendo un’isola al largo di Rimini, fuori dalla giurisdizione italiana. Questa, grazie all’aiuto di altri outsiders, in breve tempo diventa luogo d'attrazione per frotte di turisti e il clamore mediatico conseguente causa i malumori del governo democristiano, che, nel pieno del maggio ’68, ne vede un pericoloso tentativo di insurrezione. Intanto, Giorgio decide di andare fino al Consiglio dell’Unione Europea a Strasburgo per farsi riconoscere ufficialmente come stato indipendente.
"Perché non ti sforzi ad essere normale?", chiede il padre al protagonista, attestandone il carattere anticonformista. Elio Germano aggiunge un altro tassello alla sua galleria di personaggi fuori dagli schemi, da "Il giovane favoloso" a "Volevo nascondermi", passando anche per "L’uomo senza gravità". La sua storia è una celebrazione del potere dell’invenzione e dell’immaginazione, della possibilità di riscatto, di costruirsi un altro mondo se non si trova posto in quello dominato dall’ omologazione. Potenziale discorso metaforico: l’isola delle Rose come Netflix, grande bacino desideroso di accogliere gli apolidi, chi ha idee così stravaganti che nessun "tradizionalista" supporterebbe, capace di dare a racconti locali eco e diffusione globale. Confortevole rifugio per la casa di produzione del regista, la Groenlandia, dietro anche a "La Belva", disponibile da poco sul servizio di streaming.
Sibilia ha sottolineato come il fatto che le vicende siamo realmente accadute li ha svincolati dai limiti di verosimiglianza, che si sarebbero posti se invece fossero state inventate. Potendo raccontare una storia vera che sarebbe stata inimmaginabile da qualunque fantasia e facendo emergere il contrasto tra le due dimensioni. Per lunghi tratti i toni sono favolistici: l’atmosfera magica, i protagonisti buoni, idealisti e piccoli che hanno il coraggio di scontrarsi con nemici potenti e senza scrupoli, il lieto ritorno dell’amico e dell’amata per l’ultima battaglia, quando tutto sembra perduto. Gli scontri universitari sessantottini sono brevi intermezzi, perché le vere rivoluzioni in fondo si fanno (solo) per amore, come è costretto ad ammettere Giorgio stesso. Solo il finale deve scendere a patti con la dura realtà, imprimendo un tono malinconico ma non rassegnato: "l’importante è cambiare il mondo, o almeno provarci ". Sopravvivendo così nella memoria, attraverso le immagini d’archivio nei titoli di coda che ci mostrano, da prassi, i volti dei veri protagonisti.
"L’Incredibile storia dell’isola delle Rose" è un tentativo riuscito di realizzare una commedia italiana diversa, non in perpendicolare opposizione ai canoni consolidati (come quest’anno ha fatto l’esordiente Pietro Castellitto con "I Predatori"), quanto attraverso un rinfresco che non la privi della leggerezza orientata al pubblico più vasto. Il ritmo è vivace e mescola comicità, avventura e sentimentalismo, supportato dalla colonna sonora piena di hit pop dell’epoca (aspetto ormai tipico di tanti Netflix Originals, che certamente non badano a spese). Con un costante confronto con i modelli internazionali, da guardare con ammirazione ma senza reverenza, per calarli e adattarli al contesto italiano e non semplicemente copiarli (in "Smetto quando voglio" lo spunto di partenza da "Breaking Bad" e uno sviluppo alla Guy Ritchie, qui in generale la commedia americana anni '80).
cast:
Elio Germano, Matilda De Angelis, Leonardo Lidi, Fabrizio Bentivoglio, Luca Zingaretti, François Cluzet, Tom Wlaschiha
regia:
Sydney Sibilia
titolo originale:
L'incredibile storia dell'Isola delle Rose
distribuzione:
Netflix
durata:
117'
produzione:
Groenlandia
sceneggiatura:
Sydney Sibilia, Francesca Manieri
fotografia:
Valerio Azzali
scenografie:
Tonino Zera
montaggio:
Gianni Vezzosi
costumi:
Nicoletta Taranta
musiche:
Michele Braga