Una banda di ricercatori si converte alla produzione e allo spaccio di droghe sintetiche. C'è il neurobiologo appena licenziato che disegna la molecola, il chimico adesso cameriere che la sintetizza, ci sono anche un economista, un antropologo, un archeologo e addirittura due latinisti, tutti al limite della miseria. Cosa succede quando questi ex-accademici senza speranze si ritrovano tra discoteche trendy, escort di lusso e boss della mala? Che si ride molto.
La trama di "Smetto quando voglio", una via di mezzo tra un "Breaking Bad" capitolino e un "Boris" ambientato alla Sapienza invece che alla Rai, è carina quanto basta, gli attori sono tutti simpatici e in parte, ma la vera sorpresa del film è la messa in scena. L'idea vincente è di dare a una commedia una struttura narrativa da film d'azione. Come mostrato dall'efficace trailer, abbiamo tre quarti della storia in flashback, la presentazione dei ricercatori per brevi spezzoni via via che vengono arruolati (come ne "I magnifici sette"), e anche altri elementi del genere come l'antagonista sfregiato (Neri Marcorè!) e lo scontro finale. Alcune sequenze poi sono tecnicamente d'azione, come i due inseguimenti all'inizio del film. Certo, all'origine c'è sempre una situazione comica e paradossale, ma montaggio, inquadrature e velocità sono adrenaliniche, e le sequenze contribuiscono molto a dare ritmo alla vicenda. Se il prossimo film di Sybilia fosse un poliziesco o un horror non ci sorprenderemmo (e lo andremmo a vedere). L'altra idea forte di regia è la palette cromatica, quasi fluorescente sull'asse verde-rosso, che dà all'intero film un tono azzeccato tra il fumetto e l'allucinato, sullo stile del Danny Boyle degli anni d'oro. Rispetto alle luci piatte della commedia italiana, un risveglio per gli occhi.
Tutto questo naturalmente è solo la forma dell'opera, quello che rimane impresso dopo la visione sono i dialoghi, che a tratti tolgono il fiato dalle risate, tanto per gli spunti di umorismo surreale (i latinisti benzinai) quanto per l'ironia con cui affondano il coltello nell'assurdità della vita dei ricercatori precari e di riflesso di una generazione (l'amarissimo finale). L'ex-chimico Alberto (Stefano Fresi), in particolare, conquista alla prima scena in cui appare e diverte fino all'ultima. Ci sono delle imperfezioni: a parte lo spunto non proprio originale, un paio di battute sono un po' facili e i personaggi secondari rimangono quasi delle idee di personaggio. Ma complessivamente siamo su livelli che la maggior parte delle sceneggiature di commedie italiane neanche tentano di raggiungere. Il tutto senza nessun elemento televisivo, senza uno stereotipo, senza una scena prevedibile, si veda ad esempio il taglio leggero e inedito con cui viene gestita l'importante sottotrama che ha luogo nella comunità Sinti di Roma. La scelta fondamentale è il rifiuto del conformismo speculare del moralismo e della volgarità, tipico delle commedie italiane. Il film risulta al contrario di una freschezza rara, in cui la critica sociale affilata e non banale e le risate continue convivono con naturalezza.
"Smetto quando voglio" è un'opera prima notevole per divertimento, intelligenza e ritmo. Andate a vederlo se volete essere sorpresi da una commedia italiana, o semplicemente se volete passare due ore davvero divertenti. E se siete o siete stati coinvolti nella ricerca universitaria, non perdetelo per nulla al mondo.
cast:
Edoardo Leo, Valeria Solarino, Stefano Fresi, Paolo Calabresi, Pietro Sermonti, Neri Marcoré
regia:
Sydney Sibilia
distribuzione:
01 distribution
durata:
100'
produzione:
Fandango
sceneggiatura:
Sydney Sibilia, Valerio Attanasio, Andrea Garello
fotografia:
Vladan Radovic
montaggio:
Gianni Vezzosi
musiche:
Andrea Farri