Jack Reacher è un tipo di poche parole. È un ex-investigatore della polizia militare che vive fuori dai parametri della società: si sposta di città in città, non ha carte di credito, patente e cellulare. Jack Reacher è un'ombra che viaggia con pochi soldi in tasca e i soli abiti che indossa andando in cerca di problemi. Come nel caso de "La prova decisiva", quando per mantenere una vecchia "promessa", si reca a Pittsburgh e ben presto si trova invischiato in una brutta storia dove nulla è come sembra. Jack Reacher è un tipo di poche parole, ma tutte dannatamente azzeccate. Le sue frecciate fanno male quasi quanto i suoi pugni. Le sue intuizioni sono brillanti, la sua logica stringente e affilata. Insomma, Jack Reacher è il perfetto mastino con il quale nessun criminale vorrebbe avere a che fare.
"Jack Reacher - La prova decisiva" è un calibratissimo ordigno a orologeria a cavallo tra poliziesco, azione e thriller, una pellicola dove ogni ingranaggio è oliato doviziosamente per creare un mood convincente e avvincente. Dietro la cinepresa si ripresenta, oltre un decennio dopo il suo esordio registico, Christopher McQuarrie, già pluripremiato sceneggiatore de "I soliti sospetti" (Singer, 1995), che di questo suo nuovo lavoro firma anche lo script riscrivendo per il grande schermo il bestseller di Lee Child a partire dal protagonista, che viene significativamente riplasmato distaccandolo dal suo alter ego letterario. Il Jack Reacher dello scrittore Child è, infatti, un gigante biondo tutto muscoli che con le sue sole mani può letteralmente stritolare le ossa di chi si metta sulla sua strada, con la sua bruta forza è un uragano inarrestabile. Così sin da quando si era diffusa la notizia che a interpretare Reacher sarebbe stato l'attore in miniatura Cruise, erano impazzate le proteste dei più accaniti fan della saga di romanzi. Quello a cui assistiamo è, però, anche il Tom-Cruise-Show, l'attore americano incarna un personaggio che, divorando la scena, è il centro magnetico dell'azione: tutto ruota attorno a lui, le sue skill sono decisive per far progredire il plot. Così l'avatar di celluloide del personaggio di Child, acquistando qualità e chiaroscuri inediti, sembra come un nuovo Sam Spade bogartiano, tanto diverso - in questo caso in una sherlockholmesiana declinazione - dall'originale quanto altrettanto convincente.
Seguendo Reacher ci troviamo, allora, a investigare sul mistero che si nasconde dietro una strage di civili, lanciati all'inseguimento di un fantomatico uomo nero interpretato niente meno che dal grande regista Werner Herzog, che si diverte qui a fare il caratterista. La metaironia abbonda, l'ironia in scena è invece sempre presente e permette di spezzare il rischio di solennità retorica. Sembra di assistere alla rinascita dell'action movie anni 90, ma per un pubblico più smaliziato, che può da un lato reggere esplosioni di fredda violenza, pura e senza artifici per drammatizzarne la portata come nelle deflagrazioni refniane, e dall'altro muoversi tra diversi cambi di registro narrativo apprezzando il caleidoscopico pastiche che ne esce fuori.
Il limite principale della pellicola lo si può ritrovare nella poca convinzione che il regista ha mostrato nello sviluppare delle interesanti intuizioni, o altrove un paio di soluzioni narrative inserite con leggerezza e ingenuità. Ma giocando a fare il McTiernan del nuovo millennio, McQuarrie supera abbondantemente la prova, consegnandoci un oggetto ludico estremamente efficace e interessante che, se otterrà anche il plauso dell'ampio pubblico, potrebbe segnare la nascita di un nuovo franchise - e chi scrive se lo augura fortemente.
cast:
Tom Cruise, Rosamund Pike, Richard Jenkins, David Oyelowo, Werner Herzog, Jai Courtney, Robert Duvall
regia:
Christopher McQuarrie
titolo originale:
Jack Reacher
distribuzione:
Universal Pictures
durata:
130'
sceneggiatura:
Christopher McQuarrie
fotografia:
Caleb Deschanel
scenografie:
James D. Bissell
montaggio:
Kevin Stitt
costumi:
Susan Matheson
musiche:
Joe Kraemer