Ritorna il miliardario sbruffone Tony Stark, ovvero il supereroe corazzato Iron Man, ma l'ipotesi di una vita tranquilla non si addice proprio al personaggio. Sbuca un nuovo temibile avversario, il fisico russo Ivan Vanko (Mickey Rourke, faccia troppo ambigua per fare il
villain in un fumettone di questo tipo) che accusa Stark di aver rovinato la propria famiglia, ma c'è pure il governo Usa (a cui fa da capofila il viscido produttore di armamenti Justin Hammer interpretato da Sam Rockwell) che vorrebbe appropriarsi dell'armatura di Iron Man per utilizzarla in campo militare, e peggio di tutto Stark sta lentamente venendo consumato dall'energia che alimenta la sua invenzione, e deve a qualunque costo trovare una cura.
A due anni dal successo inaspettato del
prototipo, ritorna il team al completo capitanato dal regista Jon Favreau, ma l'impressione è che nessuno abbia intenzione di prendersi troppo sul serio. Come la colonna sonora, in cui fanno capolino alcuni noti brani degli
AC/DC, il sequel di "Iron Man" è puro rock‘n'roll: divertimento scacciapensieri senza tanti sottotesti o metafore. Tony Stark è l'esatto opposto dell'altro celebre miliardario dell'universo fumettistico, Bruce Wayne-Batman, una sorta di geniale bamboccione, donnaiolo e
viveur che ama godersi la vita in ogni suo aspetto, ma in fondo fedele al famoso motto di un altro supereroe di casa Marvel, Spider Man, ossia "da un grande potere derivano grandi responsabilità". Rispetto al precedente film sparisce quasi completamente il tema del senso di colpa connaturato alla cultura Usa, con l'eroe, sbandato ma dal cuore d'oro, che decide di proteggere i più deboli, e la pellicola è completamente epurata da qualsiasi connotazione dark e seriosa (vedi l'alcolismo del protagonista, al centro di una bella saga fummetistica anni orsono). Il tono è leggero e il film è innanzitutto una commedia dal ritmo tiratissimo, inframmezzata da qualche tosta scazzottata tra robot.
La star Downey Jr. impone un nuovo sceneggiatore, è il colto Justin Theroux (attore feticcio di Lynch, ma ha anche firmato i copioni di "
Tropic Thunder" e "Madagascar 2") e il cambio si sente: dialoghi a raffica degni di una
screwball (almeno nella prima parte) spesso palesemente improvvisati dal divertito cast,
in jokes che faranno impazzire i fumettofili (si intravede lo scudo di Capitan America, ma occhio alla scena dopo i titoli di coda...), scarse pretese di realismo, azione relegata (obbligatoriamente e ovviamente) alle ultime battute, con l'eroe in armatura che si allea con il collega Don Cheadle-War Machine. Che chiedere di più? Ah, ci sono le curve mozzafiato di Scarlett Johansonn, segretaria sexy che cela qualche segreto: non è un vero e proprio personaggio, ma ci si accontenta.
"Iron Man 2" dà quello che promette, nulla di più nulla di meno, e forse questo è il suo principale difetto. Poco aggiunge al primo capitolo: tra un battibecco e l'altro tra Downey Jr. e Gwyneth Paltrow, tra una gag incentrata su Rourke e il suo pappagallo e un'esplosione roboante, quasi non ci si accorge che il plot è decisamente striminzito e non si sa dove voglia andare a parare (imminente pellicola sui "Vendicatori" a parte). Alcuni tra i più riusciti seguiti di
cinecomics (vedi "
Spider Man 2" o "
Il cavaliere oscuro") riuscivano a traghettare i personaggi in territori inesplorati, mentre in "Iron Man 2" nessuno ha una vera e propria "evoluzione" rispetto al precedente capitolo. Favreau non ha voluto prendersi troppi rischi e ha giocato sul sicuro, riproponendo, magari con un eccesso di calcolo, la formula vincente della precedente pellicola, ma chi cerca due ore di sano, puro intrattenimento, non verrà deluso.