La longevità del modello familiare borghese forse deriva dal numero di opere che ne fanno il centro della narrazione. In “Hatching”, la benestante famiglia finlandese della protagonista si auto-narra in un blog gestito dalla madre maniaca del controllo - tutto pare idilliaco ma naturalmente la superficie delle cose è ingannevole e la famiglia è un coacervo di violenze e delusioni. In particolare il rapporto tra la pre-adolescente Tinja e la madre non è tra i migliori. Fratellino geloso e padre inerme rimangono parecchio sullo sfondo, perché il conflitto narrato è tutto femminile.
Tra le crisi familiari più narrativamente interessanti ci sono le tensioni che si creano nel momento dello sviluppo sessuale dei figli – quando biologicamente dovrebbero andarsene ad accoppiarsi con qualche diverso ceppo genetico ma socialmente non lo possono ancor fare. Il versante femminile di questa storia è sostanzialmente riassunto in "Biancaneve" la storia parte nel giorno in cui la madre (chiamata matrigna per autocensura) non è più la più bella del reame perché è invecchiata mentre la figlia è cresciuta ed è diventata una giovane donna. In un mondo premoderno la perdita del ruolo riproduttivo della donna adulta rischiava di coincidere con la sua morte sociale (infatti la matrigna di lì a poco diventa una vecchia e muore). Il momento rimane però decisamente teso anche adesso, ed è stato recentemente l’oggetto di due film che sono utili per leggere Hatching: “Red” di Domee Shi e “The Witch” di Robert Eggers.
La madre di Tinja fa forti pressioni sulla figlia perché vinca una competizione locale di ginnastica e questo si traduce in un controllo rigoroso del corpo della figlia. L’elemento perturbante è rappresentato da un corvo nero che si insinua nel salotto bianco della famiglia bianca durante delle riprese per il blog. Il corvo viene ucciso dalla madre – che ristabilisce l’ordine. La figlia si occuperà invece di far crescere l’elemento perturbante covando l’uovo che il corvo ha lasciato. Metafora più esplicita di così… Dall’uovo non può che uscire una creatura sgraziata ma potente che rappresenta e realizza tutti gli istinti della protagonista e quindi la pone in conflitto con la madre. Cioè esattamente il panda rosso morbidoso di “Red”, solo che è un corvo nero deforme. Certo, là dove nel film Pixar da quel punto la storia si muove lungo un percorso di amicizia, musica e elogio della multietnicità, Hatching fa un gioco al rialzo con il mostro che si fa sempre più violento e difficile da tenere a bada. Ma alla fine la morale non potrà essere giustamente altro che accettare la propria parte nuova e selvaggia che è emersa con lo sviluppo sessuale. Non si sta qui dicendo che "Hatching" ha copiato "Red" che ha copiato "Biancaneve", solo che siamo davanti a una delle storie base, senza particolari picchi di originalità. Una variazione sul tema più interessante era per esempio costituita dal succitato “The Witch”. La tensione sessuale era molto più elevata dato che lo sviluppo avveniva contemporaneamente per il figlio maschio e la figlia femmina in un contesto di estremo isolamento sociale, e si osava di più anche sul versante horror (SPOILER – si veda per esempio il destino dei neonati in un film e nell’altro – FINE SPOILER).
Dal punto di vista formale invece niente da eccepire. Il mostro convince – e in queste storie è l’elemento chiave – senza un utilizzo apparente di CGI. Le scenografie familiari hanno quel nitore eccessivo che rimanda a “Kynodontas” (si parva licet componere magnis) e inquieta. Soprattutto – forse è questo, a ripensarci l’elemento chiave - la ragazzina protagonista è veramente brava nel progressivo sdoppiamento. Tutto questo ha portato a una certa risonanza al film anche fuori dai confini finlandesi. Però la progressione dell’orrore è abbastanza prevedibile – al vero appassionato di horror a parte il mostro non resta molto. Eppure è possibile fare film horror in cui l’orrore sia allo stesso tempo una proiezione delle proprie angosce E un entità che fa davvero paura – si veda ad esempio l’ottimo “Babadook”
cast:
Siiri Solalinna, Sophia Heikkilä
regia:
Hanna Bergholm
titolo originale:
Pahanhautoja
distribuzione:
Adler Entertainment
durata:
86'
produzione:
Hobab
sceneggiatura:
Ilja Rautsi
fotografia:
Jarkko T. Laine
montaggio:
Linda Jildmalm
costumi:
Ulrika Sjölin
musiche:
Stein Berge Svendsen