Siamo giunti al quinto capitolo del MonsterVerse, franchise di Legendary/Warner in cui collidono gli universi di Kong e Godzilla, nato a partire dallo slow burner "Godzilla" (2014) di Gareth Edwards e infine capitolato nel casinista gioco di mostri di Adam Wingard ,"Godzilla vs. Kong" (2021), che ha portato a casa un incasso tale da giustificare un seguito (Box Office Mojo riporta 470 milioni di dollari, terzo miglior incasso della serie). "Godzilla x Kong: The New Empire" arriva stanco a questo punto della maratona, probabilmente provato dalla scelta di confermare lo stesso regista, non riuscendo a fare altro che ripetersi.
Dopo che il franchise aveva mostrato, tra alti e bassi, di vantare un’estetica e un approccio al blockbuster proteiformi, avente come matrice comune una versione fortemente occidentale del kaiju movie (il mostro come alleato, la rappresentazione realistica delle bestie, la figura dell’eroe americano), la riconferma di Wingard alla regia del progetto rischiava la ridondanza. Si prenda nota anche di come ben altre due produzioni abbiano ulteriormente espresso la diversità di lettura di questi universi, ossia la serie "Monarch" e il film "Godzilla Minus One".
Difatti "Godzilla x Kong" riparte esattamente da dove avevamo lasciato i due colossi nel precedente: ancora una volta ad altezza titano, incurante del concetto di scala, il film riprende i mostri come soggetti a tutto schermo, l’uomo al di sotto è di troppo e la componente catastrofica è strumentale al ludus distruttivo. Se questo aspetto era quasi completamente riuscito in "Godzilla vs. Kong", sia grazie a una gestione ottimale dei climax, sia per la varietà situazionale che sfiorava la videoinstallazione nello scenario di Hong Kong, in questo capitolo la trama si addensa senza alcun motivo attorno al gruppo di protagonisti umani. Dall’altra parte, Kong e Godzilla si palleggiano il minutaggio a schermo in una lenta preparazione al gran finale.
La sensazione generale è di trovarsi di fronte a un passo indietro, un reprise intorpidito del predecessore. La sceneggiatura di Wingard e compagnia si concentra su Kong: solitario e forse ultimo della sua specie, sente il richiamo di alcuni simili per i quali si ergerà come liberatore dall’egemonia del nuovo nemico. Si avverte il timido richiamo al Cesare di "The War - Il pianeta delle scimmie" ma appunto rimane una sovrastruttura priva di mordente, inserita per giustificare il contesto. Se la caratterizzazione è flebile, la gestione del ritmo è anche peggio: causa ne è una regia che non riesce a svincolarsi dalle ripetute panoramiche aeree e dal dettaglio su ruggiti e zampate, appoggiandosi a delle coreografie spesso poco originali, il contrario dunque di quanto già era stato fatto.
Si intravedono dei guizzi interessanti: il goliardico pestaggio di Kong ai danni di un cucciolo della sua specie e la fugace battaglia a gravità zero, unico momento in cui il film si ricorda di trovarsi in un liquido amniotico di voyeuristico parossismo. Il resto è un banalissimo show-off di ruggiti e botte asfittiche per le quali non vi è la minima preparazione; da "Godzilla vs. Kong" si prenda ad esempio la varietà di situazioni in cui i nostri beniamini si affrontano, spesso inserendo i mostri in situazioni sfavorevoli da cui nasceva l’interesse per la riuscita dello scontro, o ancora si ricordi "Pacific Rim" di Del Toro che ancora oggi risulta inarrivato nel suo ambito di riferimento.
Il baraccone dei sogni si infrange in un modesto e colorato riassemblaggio delle parti, magniloquente conferma del cinema digitale, ma a conti fatti un istupidimento del b-movie, che è una cosa seria.
cast:
Alex Fern, Dan Stevens, Brian Tyree Henry, Rebecca Hall
regia:
Adam Wingard
titolo originale:
Godzilla x Kong - The New Empire
distribuzione:
Warner Bros. Pictures
durata:
115'
produzione:
Warner Bros. Pictures, Legendary Pictures
sceneggiatura:
Terry Rossio, Simon Barrett, Jeremy Slater
fotografia:
Ben Seresin
scenografie:
Tom Hammock
montaggio:
Josh Schaeffer
costumi:
Emily Seresin
musiche:
Tom Holkenborg, Antonio Di Iorio