La prima scena del primo film di Margherita Vicario "dal multiforme ingegno" è un manifesto. Omnia vincit musica. Teresa, la serva muta di un istituto musicale per educande, vede e soprattutto sente le giovani fare esercizi e la musica tracima, esonda, riempie tutto il mondo attorno a lei. Regia, montaggio, gestione del suono - la musica è nella realtà, poi nella testa della ragazza poi diventa vera e propria colonna sonora esterna in un crescendo - sono altresì una dichiarazione di intenti formale: sappiamo come costruire un film attorno alla musica.
Lo spunto iniziale non può non ricordare il più bel libro di Tiziano Scarpa, "Stabat Mater", vincitore del premio Strega nel 2009: l'ambientazione è la stessa ma in quel caso la storia si svolge circa un secolo prima e il maestro dell'istituto è un giovane Vivaldi, mentre qui Paolo Rossi interpreta un meschino maestro che ha ormai perso ogni ispirazione e speranza... Di riferimenti per la storia se ne possono trovare tanti, dal mitico Masetto da Lamporecchio che nel Decameron si finge muto per andare a lavorare in un convento, al recente "Chiara"di Susanna Nicchiarelli con cui condivide molte cose tra cui la scelta di protagoniste botticelliane - lì Margherita Mazzucco, qua Galatea Bellugi e Carlotta Gamba. Ma quello che conta è l'energia che eccede dalla storia in ogni momento, grazie alla regista, alla musica, alle attrici tutte in parte - citiamo almeno una sorprendente Veronica Lucchesi - La rappresentante di lista che non a caso tira fuori un pezzo da brividi. La contaminazione tra ambientazione storica e musica pop non è una mossa ardita - la usa persino il massimo incasso italiano del 2023 - ma quello che conta è come qui viene usata, in modo molto più integrato e sensato che nel film sopracitato. Non solo è efficace dal punto di vista emotivo, ma mostra il divario tra la formazione e l'istintività che riflette il divario di classe fra la serva e le educande, e i possibili modi in cui il divario viene superato.
Il film ha molteplici punti di forza - ad esempio, si riesce a trasmettere l'atmosfera di quelle zone del Veneto pur usando pochissime scene di esterni - e alcuni punti deboli - il procedere della storia è a volte meccanico - ma ritorniamo sulla recitazione. Questa è classicamente un punto debole del cinema italiano drammatico. C'è gente che recita male persino nei film di Bellocchio. Ma un casting azzeccato, una bella gestione degli attori e delle attrici, e la loro bravura, danno in "Gloria!" la sensazione di un film corale e ci coinvolgono nella storia emozionandoci. Permea il film una sensazione di eccedenza, di energia che circola e non riesce a essere ingabbiata nel rispetto delle regole della verosimiglianza storica o narrativa, di ricchezza della creatività che supera tutto così come sognano di fare le protagoniste.
Un bell'esordio che ci fa aspettare con curiosità i prossimi film della regista.
cast:
Galatéa Bellugi, Natalino Balasso, Paolo Rossi, Veronica Lucchesi, Carlotta Gamba
regia:
Margherita Vicario
distribuzione:
01 Distribution
durata:
105'
produzione:
Tempesta
sceneggiatura:
Margherita Vicario
fotografia:
Gianluca Palma
scenografie:
Susanna Abenavoli
montaggio:
Christian Marsiglia
costumi:
Mary Montalto
musiche:
Margherita Vicario