Si apre con uno schiaffone e un riff di blues "C'è ancora domani", l'esordio alla regia della poliedrica Paola Cortellesi. Lo schiaffone è quello con cui l'arcigno Ivano, interpretato da Mastandrea, dà il buongiorno alla donna di Roma del 1946 e che sconquassa da subito (anche) lo spettatore per il brutale e inatteso gesto, che è però messo in scena seguendo il più classico degli stilemi slapstick comedy. Tra le risate smarrite del pubblico in sala, la protagonista Delia incassa con impassibile consuetudine la cinquina in faccia prima di aprire le finestre e inaugurare le quotidiane faccende di casa. Ecco, in quei primissimi secondi, in quella risata figlia del linguaggio da commedia, si nasconde sottotraccia una mestizia che lascia inermi. La stessa sottotraccia con la quale la Cortellesi dirigerà l'intero film, creando a conti fatti un equilibrio sorprendente tra commedia e afflizione figlia del tormentato contesto storico e del delicato ruolo della donna nel secondo dopoguerra.
Il film si apre anche con un'altra prospettiva: dopo averci presentato in un fugace idillio a tavola i personaggi della famiglia Santucci in un fulgido bianco e nero di matrice neorealista (anche se il film strizza l'occhio anche a Matarazzo e al cinema dei telefoni bianchi), Delia saluta marito e figli e, ultima a uscire di casa, si incanala tra le vie di Roma a piedi, immortalata da un carrello al ralenti mentre sopraggiungono i titoli di testa con il blues power di "Calvin" dei Jon Spencer Blues Explosion. Anche qua la Cortellesi, come con lo schiaffo dei primissimi fotogrammi, traccia sin da subito con coraggio e ingegno una chiave di lettura antistoricistica (e quindi antineorealista) in favore di una preminente attualità. Mette in chiaro sin da subito le regole del gioco in un continuo rimando al passato letto attraverso gli occhi del presente. Un meccanismo che la Cortellesi mette in atto proprio grazie all'uso della colonna sonora che ricopre una funzione essenziale.
Ecco allora l'autoritarismo patriarcale in ciabatte e canottiera affrontato mediante un'aggraziata coreografia dal retrogusto vagamente felliniano (sicuramente il punto più alto del film che rafforza il lodevole e intraprendente uso del linguaggio filmico da parte dell'autrice romana) o la fuga disperata sulle note hip-hop degli Outkast (!) verso l'agnizione di donna libera che la porta a cantare come in un musical e a gioire di fronte a un diritto bramato e finalmente riconosciuto. È un manifesto smaccatamente femminista "C'è ancora domani", a tratti furbescamente votato all'assunto dei cliché e reo di non caratterizzare a pieno i personaggi secondari (quello di Marchioni soprattutto) ma che gode di una regia sincera e pulita, che non abbandona quella comicità garbata e misurata che la Cortellesi ha instillato agli italiani con le sue imitazioni e i suoi personaggi nel corso della sua carriera televisiva. Anche la sceneggiatura, scritta a sei mani con Giulia Calenda e al fedele collaboratore Furio Andreotti, al netto di qualche inciampo, rimanda a molteplici turning point narrativi giocando molto con il pubblico. Si pensi alla lettera ricevuta da Delia che diviene un MacGuffin atipico, tutt'altro che irrilevante e che solletica lo spettatore su più interpretazioni nel corso del film.
Postilla: fa piacere che, un po' per merito, un po' per fortuna (vogliamo pensare che prevalga di più la prima ipotesi) questa pellicola stia riscuotendo un successo clamoroso. A quasi un mese dall'uscita in sala, il film ha raggiunto oltre 20 milioni di euro, divenendo il terzo maggior incasso dell'anno nonché il film italiano con il più alto incasso degli ultimi tre anni, con oltre 2,5 milioni di biglietti venduti. Solamente Nolan e la Gerwig sono riusciti a smuovere così tanto il pubblico in sala quest'anno. Per quello che di buono è stato detto del film in sé, per il poderoso tema di attualità che lo alimenta, e soprattutto per il doveroso riconoscimento a una donna che ha fatto una gavetta professionale esemplare nel campo della tv e dello spettacolo e che adesso si reinventa intraprendendo il mestiere di regista cinematografica con una personalità notevole. E i più maligni penseranno che sarà stato anche solo un fenomeno passeggero, un ritrovarsi al posto giusto al momento giusto. Può darsi. Ma al fatto che potesse stracciare al botteghino anche un film della Marvel, sinceramente, non eravamo preparati.
cast:
Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Romana Maggiora Vergano, Emanuela Fanelli, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni
regia:
Paola Cortellesi
distribuzione:
Vision Distribution
durata:
118'
produzione:
Wildside, Vision Dsitribution
sceneggiatura:
Paola Cortellesi, Giulia Calenda, Furio Andreotti
fotografia:
Davide Leone
scenografie:
Massimiliano Paonessa, Lorenzo Lasi
montaggio:
Valentina Mariani
costumi:
Alberto Moretti
musiche:
Lele Marchitelli