E’ un fatto che nel medioevo giovani della nobiltà fossero disposti a rinunciare a una vita di agi per abbracciare la povertà – scelta originale ma condivisibile – e mortificare il corpo con rinunce e castità – scelta in un certo senso incredibile. Questa rottura è la partenza della pellicola sulla vita di Chiara d’Assisi che fin da subito chiarisce anche un altro punto: in questo film, come nella vita di Chiara, la religione è reale, è anzi la struttura all’interno della quale si colloca la realtà. Assisteremo quindi a un certo numero di miracoli, perché questi sono parte integrante della storia di Chiara, anche se lei è la prima ad esserne talvolta scettica e sorpresa (“è un miracolo?” chiede talvolta alle sorelle), salvo pregare per ottenerli nei momenti più drammatici. L’idea è tanto più efficace quanto più i miracoli si calano in modo naturale nel contesto della vita delle sorelle e dei fratelli in Cristo. Questa è rappresentata in modo realistico, materico, dal fango, al cibo, ai panni, alle luci delle lanterne. Un miracolo molto bello è ad esempio un vaso che si colma d’olio, che appare come un segno del Signore proprio perché siamo partecipi della povertà della vita e dei pasti di Chiara. Oltre ai miracoli ci sono brevi visioni di santità da parte di Chiara che sono invece separate anche stilisticamente dalle vicende quotidiane. Infine ci sono frequenti intermezzi cantati e ballati che si collocano a metà strada – non c’è nessuna cesura netta con la storia ma non è neanche plausibile che siano davvero collocati all’interno della storia. Sembrano stacchi di un musical, ma d’altro canto difficile sostenere che Chiara appartenga a questo genere…. Insomma presi a sé sono emozionanti, ma suscitano anche un po’ di confusione nello spettatore. Così come, ad essere franchi, quello che appare come un doppio finale, anche se il secondo è così bello che si fa perdonare questa incertezza.
Il film è sincero nel porsi accanto a Chiara in quella che è di fatto una continua lotta contro autorità maschili: il padre che la rivuole a casa, lo zio che vuole riportare a casa la sorella per farla sposare, il cardinale che vuole chiudere tutte in clausura che poi diventa papa che non concede l’ordine. Addirittura c’è un (breve) conflitto con Francesco d’Assisi che in Italia è un'operazione di coraggio non indifferente – nel mainstream solo Altan aveva osato criticare il Santo Protettore della Nazione fino ad ora. E’ bene comunque sottolineare che tutti questi avvenimenti – così come la riconciliazione con Francesco prima della sua morte – sono fatti storici provati, se ne facciano una ragione i misogini che sui social accusano il film di una lettura forzatamente moderna della vita di Chiara. Come filosofia il film si rifà, ben più che al femminismo, a quel bel cattolicesimo giovanile di base tipo Comunità di Sant’Egidio – chissà se il film e questo suo pubblico “naturale” riusciranno incontrarsi.
Non si può non menzionare lo scenario in cui si colloca il film. Una delle battaglie spirituali ma anche politiche di Chiara era quella per il diritto alle sorelle di spostarsi ma – spoiler alert – questa battaglia fu persa. Di fatto Chiara dopo aver trovato casa presso di San Damiano ad Assisi vi rimase per tutto il periodo raccontato nella seconda parte del film. Facendo come si dice di necessità virtù, tutte le riprese sono avvenute quindi presso il borgo di Tuscania, la cui grazia si sposa con l’ottima fotografia per dare un'immagine della bellezza della terra e della comunità che è esattamente l’opposto delle cartoline turistiche e diventa parte integrante della visione del mondo di Francesco e Chiara.
cast:
Margherita Mazzucco, Andrea Carpenzano
regia:
Susanna Nicchiarelli
titolo originale:
Chiara
distribuzione:
01 distribution
durata:
106'
produzione:
Tarantula
sceneggiatura:
Susanna Nicchiarelli
fotografia:
Crystel Fournier
scenografie:
Laura Casalini
montaggio:
Stefano Cravero
costumi:
Massimo Cantini