Esattamente due anni fa uscì nelle sale cinematografiche italiane “Il nemico invisibile” di Paul Schrader che disconobbe pubblicamente con una campagna stampa personale perché il lavoro era stato massacrato dalla produzione stravolgendo il montaggio finale. Citiamo quella sfortunata pellicola perché il suo destino appare molto simile all’ultima opera di Brian De Palma, “Domino”. Anche questo film ha subito un taglio feroce da parte della produzione danese con oltre trenta minuti cassati. Il regista italoamericano ha cercato d’impedirne l’uscita nelle sale e di togliere il proprio nome dai credits, però senza riuscirci.
Entrambi autori della Nuova Hollywood, Brian De Palma faceva parte dei Movie Brats, insieme a Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Steven Spielberg e George Lucas, protagonisti di un’intera epoca cinematografica per innovazione tematica e stilistica. Certo, De Palma, in mezzo a veri capolavori come “Carrie, lo sguardo di Satana”, “Vestito per uccidere”, “Omicidio a luci rosse”, “Carlito’s Way” e tanti altri grandi film, ha avuto le sue cadute con pellicole come “Cadaveri e compari” e “Mission to Mars”, ma “Domino” è il punto più basso della sua lunghissima carriera.
La vicenda è presto detta (e anche qui ci sono molte assonanze con il film citato di Schrader): il poliziotto danese Christian (Nikolaj Coster-Waldau) si mette in caccia di un probabile terrorista islamico che ha ucciso l’anziano compagno Lars (Søren Malling). Lo aiuta la collega Alex (Carice van Houten), amante segreta di Lars, e ben presto entrambi sono invischiati in un intrigo internazionale in cui si affaccia uno sceicco dell’Isis, che compie atti terroristici in giro per l’Europa, e l’agente della Cia Joe Martin (Guy Pearce).
Sulla carta “Domino” poteva avvalersi di una troupe tecnica di tutto rispetto, a iniziare dal direttore della fotografia spagnolo José Luis Alcaine (che ha lavorato, a titolo di esempio, con autori del calibro di Pedro Almodóvar e Carlos Saura) e supportato dal suo stretto collaboratore Pino Donaggio alla colonna sonora. Anche il cast era di buon livello con l’attore danese Nikolaj Coster-Waldau e l’attrice olandese Carice van Houten, entrambi protagonisti della serie televisiva cult degli ultimi anni “Il trono di spade”, ma che ricordiamo il primo per la sua interpretazione in “Il guardiano di notte” e la seconda in “Black Book” di Paul Verhoeven che la lanciò nel panorama internazionale. Non dimenticando un interprete come l’australiano Guy Pearce (splendidi i suoi ruoli in “Priscilla, regina del deserto” ed “L.A. Confindential”).
Se il montaggio già cuce scene e sequenze in modo molto rozzo, senza alcun ritmo e con una impossibilità di creare suspense in scene di azioni didascaliche, i dolori hanno origine nella sceneggiatura di Petter Skavlan, dove sono affastellati temi come il terrorismo, la politica sporca degli americani, la storia d’amore tra Alex e Lars. Così abbiamo scelte che vanno al di là della sospensione dell’incredulità. Citiamo come esempio Christian che “dimentica” la pistola prima di un servizio notturno; Alex che rivela di essere incinta di Lars a Christian su un aereo per la Spagna gettandogli il proprio smartphone piangente; la scoperta dei terroristi da parte dei due agenti, incrociandoli casualmente mentre seguono un camion tra le strade della Spagna. Poi ci sono scene gratuite come il pestaggio di due spacciatori di droga a Bruxelles da parte dei due poliziotti in trasferta con l’unico scopo di “potersi sfogare” come confessano nel dialogo. Per soprassedere sul finale (che non riveliamo, per pudore) di una insensatezza unica.
Ma, oltre il pessimo script e il montaggio forzato da parte della produzione, De Palma non riesce comunque a esprimere le sue capacità registiche. I famosi virtuosismi con la macchina da presa sono solo un’ombra di quelli passati. Sì, c’è lo split screen, l’ossessione per lo sguardo attraverso computer, videocamere, binocoli e i supporti ottici di ogni genere, come in precedenti e più riuscite opere, così come citazioni à la Hitchcock tipo l’inseguimento sui tetti di Copenaghen o nella sequenza finale nella Plaza de Toros in Almeria (“Vertigo” e “L’uomo che sapeva troppo”). Ma tutto appare come uno sbiadito e senile automanierismo che è solo un pallido ricordo della bravura di Brian De Palma dietro la macchina da presa. In questo disastro, alla fine, non si salva nemmeno un attore di “Domino” diretti tutti in modo piatto e con interpretazioni di una fissità unica e senza un minimo di mordente.
“Domino” risulta così un fallimento autoriale su tutta la linea che non è nemmeno minimamente soddisfacente come film di pura azione o una pellicola di genere per il divertimento dello spettatore.
cast:
Nikolaj Coster Waldau, Carice van Houten, Guy Pearce, Soren Malling
regia:
Brian De Palma
titolo originale:
Domino
distribuzione:
Eagle Pictures
durata:
89'
produzione:
Schonne Film, Backup Media, Saban Films
sceneggiatura:
Petter Skavlan
fotografia:
José Luis Alcaine
scenografie:
Cornelia Ott
montaggio:
Bill Pankow
costumi:
Charlotte Willems
musiche:
Pino Donaggio