Il giovane regista Scott Cooper con il suo terzo film porta sullo schermo la storia del criminale James "Whitey" Bulger che imperversò a Boston per quasi vent'anni a capo della Winter Hill Gang e diventando uno dei boss della mafia irlandese.
Basato sul libro inchiesta di una coppia di giornalisti del "Boston Globe", Cooper si concentra sul periodo che va dal '75 al '95, che sono gli anni in cui James Bulger arriva all'apice del potere grazie anche alla collaborazione dell'agente del FBI John Connelly, amico d'infanzia di James, mettendo in scena la scalata del gangster attraverso assassini diretti, o ordinati ai suoi uomini, di avversari, delatori o solo sospettati di poter diventare possibili traditori, indifferentemente siano essi uomini o donne. Del resto si sta raccontando la vita di uno che entrò nella lista dei criminali più ricercati del FBI e che venne catturato solo nel 2011 dopo diciassette anni di latitanza.
La sceneggiatura è costruita sostanzialmente in tre parti, divisa anche graficamente con l'introduzione degli anni di riferimento, compiendo delle ellissi narrative per sintetizzare in due ore una intera vita di fuorilegge e focalizzandosi su snodi particolari, anche privati, del gangster, come ad esempio la morte del figlio per malattia, il rapporto con la madre e il fratello minore, senatore dello stato del Massachusetts, oppure l'appoggio all'IRA irlandese, fornendo armi e protezioni a Boston. Ma soprattutto viene sviluppato il rapporto con Connelly mostrando lo stretto legame composto di lealtà di appartenenza a un gruppo, di un'amicizia che si basa sul rispetto ma anche sul timore e dall'uso reciproco delle loro posizioni di potere. Bulger diventa "informatore" di Connelly per avere in realtà una copertura alle sue azioni criminose nella città e mano libera per occupare il territorio delle altre famiglie mafiose e gang inglesi e irlandesi a Boston, ottenendo informazioni preziose; dall'altro lato, Connelly usa Bulger per ottenere informazioni sulla mafia italiana che grazie a lui riesce a sgominare e conseguentemente fare carriera all'interno del FBI. Ma il rapporto è chiaramente sbilanciato nei confronti di Burger e alla fine Connelly vende l'anima al diavolo diventando un colluso e un collaboratore del boss pur di arrivare al successo professionale.
Cooper sceglie una messa in scena piana e tutto sommato minimale, dove si prediligono gli interni, i totali e i primi e primissimi piani per sfruttare al massimo il volto e la recitazione di Johnny Depp che interpreta Burger, in un andamento lineare della diegesi e sinceramente piatta che l'escamotage dell'utilizzo del racconto in flashback, attraverso gli interrogatori di tre membri e killer della banda di Bulger, dopo il loro arresto nel 1995, non aggiunge nulla né vivacizza il ritmo della narrazione. Anzi, si trasforma in una forzatura per creare una tensione psicologica fittizia e che non sopperisce al deficit di drammaturgia insito in una messa in serie costruita sull'accumulo di situazioni simili che alla fine diventano fin troppo prevedibili. Oltretutto, se la scelta della narrazione è quella dei tre arrestati che confessano i crimini, in realtà assistiamo anche a situazioni a cui loro non partecipano e che prevedono il punto di vista di Burger, di Connelly e di un narratore onnisciente, creando una fastidiosa disarmonia.
Le prove attoriali poi non sono convincenti. Se Joel Edgerton nella parte dell'agente Connelly alterna una recitazione fissa a scene sopra le righe, Johnny Depp non riesce a creare una recitazione mimetica di Burger: proprio l'eccessivo trucco, in particolare le lenti a contatto che cambiano in varie tonalità di azzurro per accentuare lo sguardo glaciale di assassino psicopatico, rendono la sua recitazione molto impostata e impersonale, non c'è uno sforzo "interpretativo" del personaggio e lavora esclusivamente sull'imitazione. E il problema sussiste in quasi tutto il cast ad eccezione di Benedict Cumberbatch nel ruolo di Bill Burger (e guarda caso anche quello che non assomiglia per niente all'originale come si può vedere dalle fotografie di archivio che scorrono nei titoli di coda) che invece disegna il fratello politico del boss mafioso con cura e un certo distacco, facendolo risaltare sempre nelle scene dove è protagonista.
Questo "Black Mass" alla fine si risolve in un gangster movie tutto sommato didascalico e pieno di cliché registici che non aggiunge nulla e, - restando ad esempi recenti - in un'analisi comparativa con prodotti simili, non ha nessun guizzo visivo. Per esempio "American Gangster" di Ridley Scott affronta lo stesso genere e materia (anche lì una storia vera sulla scalata di un trafficante di droga negli anni 60 e 70) ma con la capacità di rendere drammaturgicamente vitale ogni sequenza e con uno stile cinematografico dinamico e attori in parte, mentre "Black Mass" si avvicina più a un prodotto per la televisione e alla fine poco più interessante di una qualsiasi ricostruzione documentaria.
cast:
Johnny Depp, Joel Edgerton, Benedict Cumberbatch, Kevin Bacon, Dakota Johnson
regia:
Scott Cooper
titolo originale:
Black Mass
distribuzione:
Warner Bros.
durata:
122'
produzione:
Cross Creek Pictures, Le Grisbi Productions, Infinitum Nihil
sceneggiatura:
Jez Butterworth, Mark Mallouk
fotografia:
Masanobu Takayanagi
scenografie:
Stefania Cella
montaggio:
David Rosenbloom
costumi:
Kasia Walicka-Maimone
musiche:
Tom Holkenborg
Storia vera di James "Whitey" Bulger, boss della mafia irlandese che nel giro di vent’anni riesce a diventare il più potente criminale di Boston e dintorni con l’aiuto dell’FBI.