Rooney Mara, novella Lisbeth Salander, e il regista David Fincher raccontano il remake americano di "Millennium - Uomini che odiano le donne", tratto dalla celeberrima saga di Stieg Larsson
ROMA - Doveva essere tosta e, insieme fragile come lei. Comune e speciale insieme. Curiosa ma introversa. Un animale da combattimento, certamente. E ha cercato di diventarlo
Rooney Mara, mettendo i piedi sulle orme (indelebili) lasciate da Noomi Rapace che mezzo mondo ha conosciuto in questo che è sino ad oggi il ruolo più affascinante della sua carriera, nella traduzione cinematografica della trilogia da 50 milioni di copie di Stieg Larsson, "Millennium. Uomini che odiano le donne". Ma per Mara è stato più complicato. Arrivata seconda nel
remake americano firmato da David Fincher (dal 3 febbraio sui nostri schermi), deve faticare non poco a reggere il confronto e deve fare molto altro. Cominciando da ciò che la spaventava e cioè "le scene sulla moto", ma "ho accettato partendo dallo stimolo che mi è arrivato guardando i film e leggendo i libri, così ho cercato di convincere Fincher a scegliere me, forse gli ero piaciuta in "
Social Network" ma lì il mio ruolo era del tutto diverso, così ho lavorato davvero per convincerlo e lui è un regista che sa quello che vuole e non scende a compromessi".
Ma in che cosa la sua Lisbeth è diversa da quella della
Rapace? "L'interpretazione è del tutto diversa anche se si tratta dello stesso personaggio, ma non ho mai pensato di confrontarmi con lei, non mi sono relazionata alla Rapace ma al personaggio dei libri che è quello di una donna che incontra un uomo come Mikael diversissimo da lei, di certo il primo uomo che non la tradisce e che si comporta con lei decentemente, forse è più lei che si rende cura di lui e non viceversa. Direi che è una donna molto bizzarra, una donna unica, molto forte ma non solo: lei è sia forte che fragile, sia matura che naive, un personaggio pieno di contraddizioni che non sai mai come reagirà, credo che sia questa la chiave del suo fascino.
Ma, dopo una donna così speciale, che personaggio le piacerebbe interpretare? "Una donna del tutto differente ma sempre complessa che mi dia la possibilità di misurarmi, trasformarmi e imparare nuove cose come è successo nel caso di Lisbeth ma, intanto, girerò un film con Terrence Malick ma solo a fine 2012, cioè mi riposo per un po'. Ma sarei pronta a rientrare nei panni di Lisbeth".
Non si riposa, invece,
David Fincher, che sta già pensando a un film su Bobby Fincher, sta leggendo "Ventimila leghe sotto i mari" per eventuale traduzione e, intanto, gira promuovendo questo film nato perchè: " ho visto i film originali e ho capito che la mia visione della storia era diversa: volevo non solo un film sull'indagine ma sul rapporto con loro due, centrato più su Lisbeth e Mikael che sugli aspetti legati al giallo. Diciamo che avevo un gigantesco mistero da risolvere, una Svezia socialista e moderna ma anche un passato che incombeva e un uomo, Mikael che incontriamo in un momento imbarazzante della sua vita, un uomo molto macho ma pieno di senso dell'umorismo e di autoironia, in questo senso a Daniel Craig ho subito pensato, mi è sembrata una scelta quasi obbligata. Lisbeth, lo sappiamo, è molto mascolina, serviva una giovane che io vedevo meno matura della protagonista del film svedese, una donna ritardata emotivamente, dunque più una ragazzina che una donna, una bambina un po' senza controllo anche se intellettualmente molto sveglia e brillante, una persona che sta un po' nell'ombra, che tende a sentire le situazione prima di entrarci dentro. Ho fatto mesi di provini e ho visto che Rooney era indomita, non si dava mai per vinta, io chiedevo e lei rispondeva alle mie richieste, anche di fronte alle difficoltà non si dava mai per vinta e questo era molto Lisbeth Salander. Poi io cercavo Lisbeth in tutto il mondo attraverso gli uffici di casting sparsi ovunque e abbiamo fatto provini anche a molte ragazze non americane, dunque lei non è solo la migliore scelta americana ma mondiale".
E se gli si chiede il perché lo intrigasse tanto il rapporto sui due personaggi e sul perché abbia intrigato mezzo mondo, risponde: "Trovo che i segreti di una grande famiglia interessino pochi ma l'attrazione tra un uomo di mezza età e una giovane donna così strana è ciò che mi interessava di più e che credo interessi a molti e anche allo scrittore. La loro combinazione che rimanda anche a una possibilità di collaborazione tra uomo e donna".
Ma qual è secondo lui la ragione per cui gli americani non fanno che rifare film europei, magari remake kolossal di piccoli film? E' presto detto, replica Fincher, "perché il cinema in America è un'industria enorme che ha bisogno di buone storie e le cerca ovunque le può trovare. Quando le trova, valuta se il pubblico può andare a rivedere una storia per la seconda volta: il fatto che un film sia già stato fatto ma magari ha costretto gran fetta di pubblico a vederlo con i sottotitoli, non significa nulla, se si fanno due sceneggiature si fanno comunque film diversi. Avrei incontrato la moglie di Larsson ma lei non era interessata, del resto era impossibile riportare tutto del libro, dovevamo solo fare la nostra scelta, la nostra versione. Reputo anche il mio film un film del tutto diverso dall'originale e persino autonomo. Dunque perché no?".