Siamo giunti al settimo film sugli X-Men. Questa volta dietro la macchina da presa abbiamo il ritorno di Bryan Singer ex enfant prodige, autore di quel meccanismo a orologeria che fu "I soliti sospetti" e dei primi film della serie dei mutanti. Ispirato all'omonimo fumetto di Chris Claremont e John Byrne (che rilanciarono nella seconda metà degli anni 70 la serie sull'orlo della cancellazione da parte della Marvel), gli X-Men restano tra i personaggi più interessanti del panorama cine-fumettistico e dalle continue potenzialità drammaturgiche.
"X-Men: giorni di un futuro passato" si posiziona come sequel sia della prima trilogia - che terminava con "X-Men: conflitto finale" - sia di "X-Men: l'inizio" che ha aperto la nuova, scorrendo su due piani diegetici alternati, dove i vecchi X-Men, in un distopico 2023, convivono con quelli giovani che agiscono nel 1973. Nel futuro siamo quasi alla fine di una guerra globale devastante che vede contrapporsi le Sentinelle - robot mutanti indistruttibili che assorbono e replicano qualsiasi superpotere - e i mutanti e gli umani loro alleati. Le Sentinelle furono create cinquanta anni prima dallo scienziato Bolivar Trask, proprio per distruggere i mutanti che sono visti come una minaccia per il genere umano, ma che ben presto diventano arma di distruzione di massa indistinta. I superstiti Xavier, Magneto, Logan/Wolverine e Tempesta si uniscono a un manipolo della nuova generazione di mutanti in un tempio in Cina nell'ultimo, disperato, tentativo di difesa contro le Sentinelle. Qui grazie al potere di una di loro, la giovane Kitty Pryde, si invia nel passato la coscienza del Logan del futuro per modificare l'evento che porterà alla creazione delle Sentinelle: impedire a Raven/Mystica di uccidere Trask.
Restando sulla fabula, ormai "X.-Men: giorni di un futuro passato" non fa che confermare e ripetere sempre gli stessi temi: dalla tolleranza della diversità espressa dai mutanti alla paura che creano nell'uomo medio; dal conflitto etico tra chi vuole utilizzare la violenza per l'affermazione di una razza sull'altra oppure perseguire una pacifica convivenza (che vede la prima contrapposizione tra i mutanti di Xavier e di Magneto e la seconda tra i mutanti e il genere umano) con la complessità delle linee spazio-temporali che il film di Singer mette in scena. Tutti elementi caratterizzanti la serialità, cifra stilistica più evidente dei film dei supereroi Marvel. Si deve aggiungere a questo la novità di una rappresentazione degli anni 70 che diventano quasi il punto di svolta storico - la fine della guerra del Vietnam, la presidenza Nixon, il complottismo e l'uso della forza come unica via per l'affermazione di un'american way of life mondiale - che però non regge il confronto con il più riuscito "Watchmen" di Zack Snyder.
Di maggiore interesse è, quindi, l'aspetto estetico del film con il dualismo tra il futuro oscuro e apocalittico e un passato che parla di un presente in fieri, in divenire, con la scelta di una fotografia (ottimo lavoro di Newton Thomas Sigel ) dove il buio e le tonalità nere sono predominanti per la parte del 2023 rispetto alla luminosità e la saturazione di colori sgargianti del 1973. Oltretutto rimarcato anche da una messa in serie sincopata e accelerata nel tempio cinese rispetto al montaggio più piano ed elaborato delle sequenze che narrano le vicende nel passato.
Tra le due parti, la più riuscita risulta essere quella del passato, che raccoglie un sentore stilistico presente nel cinema americano mainstream dell'ultimo periodo, rispetto a un futuro già rappresentato più volte e che non aggiunge nulla di nuovo. Tra le sequenze più belle e cinematograficamente strabilianti citiamo l'evasione di Magneto dal Pentagono, organizzato con l'aiuto di un giovane Pietro Maximoff/Quicksilver: la sparatoria all'interno della cucina con l'effetto al rallentatore, un fermo immagine dell'intera scena, dove Pietro si muove talmente veloce che, appunto, il tempo letteralmente si ferma e lui modifica lo spazio come un perfomer, creando un evento alternativo. Quicksilver è sicuramente il personaggio più simpatico e riuscito di "X-Men: giorni di un futuro passato". Peccato che resti in scena per troppo poco tempo. La storia ne avrebbe guadagnato. Ma questo è un altro film.
cast:
Hugh Jackman, James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, Ellen Page, Peter Dinklage, Patrick Stewart, Ian McKellen
regia:
Bryan Singer
titolo originale:
X-Men: Days of the Future Past
distribuzione:
Twentieth Century Fox
durata:
131'
produzione:
Marvel Entertainment, Dune Entertainment, Bad Hat Harry Productions
sceneggiatura:
Simon Kinberg
fotografia:
Newton Thomas Sigel
scenografie:
Gordon Sim
montaggio:
John Ottman
costumi:
Louise Mingenbach
musiche:
John Ottman
In un distopico 2023, le Sentinelle, robot senzienti e mutaforma, stanno sterminando tutti i mutanti e gli uomini loro alleati. Il professor Xavier, Wolverine e Magneto si riuniscono a un piccolo gruppo di mutanti sopravvissuto per l’ultimo tentativo per vincere la guerra. Grazie ai poteri di Shadowcat, la coscienza di Logan/Wolverine sarà portata indietro nel tempo, al 1973, per trovare i giovani Magneto e Xavier e impedire che Mystica uccida l’industriale Bolivar Trask, il creatore delle Sentinelle. Si crede in questo modo di poter cambiare la linea del futuro già scritta e impedire lo sterminio futuro.