Alcuni oggetti volano da un’alta torre e si schiantano fragorosamente al suolo, prima che uno stravagante trio si raduni attorno a questi per farne un piccolo falò. Per essere una pellicola che racconta i tentativi di varie persone di cambiare la propria vita "Wishing on a Star" difficilmente avrebbe potuto avere un inizio più esplicito, mostrando l’immolazione di paccottiglia che rappresenta l’anno passato e va perciò distrutta con l’inizio del nuovo per proiettarsi nel migliore dei modi verso il futuro, stando all’astrologa al centro della pellicola fin da (quasi) la prima inquadratura. Una breve ma ricca carrellata di talking head che spiegano le ragioni dietro la scelta di rivolgersi a Luciana de Leoni D'Asparedo aiuta poi a illustrare le pratiche dell’astrologa napoletana trapiantata in Friuli, mostrando l’umanità molto varia (seppur prevalentemente femminile) che richiede i suoi servigi. "Wishing on a Star" comunica quindi in modo molto scolastico la propria appartenenza al cinema documentario, nonostante la presenza (confermata anche dal cast) di elementi finzionali nel corso della pellicola, distinguendosi soprattutto per via del soggetto scelto.
Sebbene la cordata internazionale che ha permesso al film di Péter Kerekes di vedere la luce del proiettore dopo quasi sette anni possa sembrare inusuale, non lo è nel contesto del cinema indipendente europeo, in particolar modo documentario, facendo sì che, per l’appunto, la peculiarità dell’opera derivi in primis dall’istrionica protagonista, dalla sua fisicità minuta eppure prorompente e dal rigore con cui tratta la più insospettabile delle materie. In questo è degnamente supportata, soprattutto nella prima parte della pellicola, dalle quasi altrettanto originali personalità di coloro che si sono rivolti a lei per vedere esauditi i propri desideri andando a "rinascere sotto la giusta stella" nel giorno del loro compleanno. Infatti, il lato forse più interessante del film di Kerekes, stilisticamente anche troppo ortodosso, è proprio l’eterogeneo spaccato di umanità del profondo Nord-est che si presenta nello studio (dentro un castello) dell’astrologa. Ciò finisce per rendere "Wishing on a Star" una sorta di investigazione sociologica della provincia del Nord Italia, anche considerando l’attenzione attribuita alla selezione di quali storie dei clienti di Luciana de Leoni raccontare, in quella che è la principale azione creativa da parte del regista e della co-sceneggiatrice Erica Barbiani durante le riprese del documentario.
Le persone al centro della prima metà delle pellicola, in primis l’impresario di pompe funebri Vanni, vero e proprio archetipo friulano incarnato, e le due gemelle campane Adriana e Giuliana, giunte dall’astrologa per risolvere l’una i problemi (presunti) dell’altra, hanno un ruolo fondamentale nel determinare il tono inizialmente lieve della pellicola, alternando ilari quadri di vita quotidiana al viaggio intrapreso per "rinascere sotto una stella migliore" nel giorno del compleanno, a sua volta ricco di momenti sopra le righe eppure incredibilmente verosimili. Un simile approccio divertito ma partecipe alle vicissitudini di persone che sembrano essersi lanciate in questo viaggio di rinascita più per gioco che per altro permette difatti di evitare sia l’avalutatività di certo cinema documentario sia lo sguardo sardonico sulle contraddizioni umane caro a cineasti come Ulrich Seidl. Ma presto lo spettro dell’influente cineasta austriaco, cui la composizione per quadri spesso statici del film già si avvicinava, inizia ad adombrare il film di Kerekes. E, quel che è peggio, forse in maniera del tutto involontaria.
Le protagoniste delle seconda metà di "Wishing on a Star", con l’eccezione forse di quella dell’ultimo episodio, si distanziano difatti dal giocoso approccio di coloro che le hanno precedute e fanno entrare in scena un portato emotivo molto più ombroso e umorale che prima era quasi del tutto assente. La pellicola inizia a mutare, non si sa quanto scientemente, e i momenti che, in linea con la prima parte, vorrebbero essere, se non comici, umoristici finiscono per assumere una parvenza a tratti inquietante, a riprova di quanto il desiderio di cambiare sé e la propria vita possa diventare una vera e propria ossessione. A questo punto non si è più certi se ci si trovi ancora nel reame della narrazione compartecipe e divertita di Péter Kerekes o se ci si stia avvicinando troppo al grottesco analitico e spietato di Seidl, mostrando un cambiamento tonale che, per quanto forse prevedibile alla luce del tema del documentario, colpisce proprio per il suo carattere anodino. Non aiuta a questo proposito la parte finale del film, la quale tenta difatti di tornare al tono più leggero della prima metà, non supportata però dal carattere scostante (che sia anche questo un caso?) della sua protagonista.
Parlando della pellicola, il regista ha menzionato il desiderio che aveva fin da ragazzo di "creare un film 'italiano' pieno di amore appassionato, emozioni forti, umorismo e moto Vespa", un omaggio al glorioso cinema italiano che fu che però in "Wishing on a Star" finisce per rimanere soprattutto in superficie. Sebbene i primi tre elementi ogni tanto facciano capolino nella pellicola, pur non sempre nei modi più congeniali (l’amore ossessivo e disperato che una delle protagoniste pare avere più per la relazione che aveva col marito che effettivamente per lui), alla fine sono gli elementi più cosmetici del film 'italiano' a distinguersi nel film. Dai viaggi in Vespa, che si rivelano però stranianti in quanto tolti dalla stereotipo del traffico romano e inseriti fra i colli e i campi della campagna friulana, fino alle citazioni al cinema di Federico Fellini (dalla musica circense che accompagna alcune sequenze a un iconico momento di "Amarcord") il film di Kerekes sembra piuttosto una fusione a freddo di molti elementi che, come i suoi protagonisti, si muove anodina fra i generi, i registri e i riferimenti. Non stupisce che l’unico personaggio che sappia dove andare, e a cui sia infatti concessa una vera scelta, sia l’astrologa. Forse anche "Wishing on a Star", nonostante la laboriosa gestazione di sette anni, avrebbe dovuto chiederle di leggere la propria carta natale, e poter così rinascere sotto migliori auspici.
cast:
Luciana de Leoni d’Asparedo, Giuliana Vangone, Adriana Vangone, Giovanni Rugo, Alessandra Fornasier, Valentina Angeli, Barbara Luttman
regia:
Péter Kerekes
distribuzione:
Lab 80 film
durata:
99'
produzione:
Videomante, Kerekes Films, Artcam Films, Mischief Films, Restart, Volos Films
sceneggiatura:
Erica Barbiani, Péter Kerekes
fotografia:
Martin Kollar
montaggio:
Marek Sulic
musiche:
Lucia Chutkova