Forse è davvero ora di dire basta a queste fiabe post-moderne che arrivano dalla Francia, infarcite di stereotipi e umorismo a poco prezzo, abusato e telefonato. Laurent Tirard, già regista del fortunatissimo "Il piccolo Nicolas e i suoi genitori", decide di tornare sul luogo del delitto e firmare un sequel ambientato immancabilmente durante le vacanze estive. Il registro è lo stesso: surrealismo e personaggi di cartapesta messi in scena come in un cartone animato live action, dove ha gioco facile il tentativo di intenerire riprendendo il mondo dal basso degli occhi dei più piccoli.
Dalla città al mare, tutto si affievolisce e si alleggerisce. Nel primo film, in mezzo a tanto zucchero posticcio, emergeva comunque una scanzonata riflessione sui legami parentali visti sempre attraverso la lente filtrante dei bambini. L'ipotetico arrivo di un fratellino poteva cambiare la percezione di famiglia di un ragazzino apparentemente sereno. Lasciando stare l'inutile rifarsi continuamente ai tic di un cinema à la Jean-Pierre Jeunet, restava a ogni modo piuttosto emozionante vedere la sensibilità nel catturare la fragilità del cuore infantile. Ma qui, in questo sciatto secondo film, la vacanza è solo occasione per sketch in serie, in una coazione a ripetere di sequenze a sé stanti che si vorrebbero semplicemente comiche e brillanti. Nulla di altro, nessun passo ulteriore, soltanto un lavorare per accumulo che stanca già dopo la prima mezzora.
Ma Tirard, che è evidentemente non solo discepolo di Jeunet (senza avere minimamente la visionarietà del regista di "Delicatessen"), ma anche dell'americano Wes Anderson, fa il verso a "Moonrise Kingdom" in più di un'occasione, cercando di disegnare il gruppo di amici che si muove per la spiaggia come un unico personaggio, colorato e imprevedibile, autore di piccole scorribande che ambiscono ad avere il sapore della grande avventura. Senza l'abilità da grande narratore di Anderson, però, anche in questo caso i piccoli protagonisti amici di Nicolas sono solo fantasmi sbiaditi, capaci di azioni fini a se stesse. Nell'infanzia di Tirard non c'è crescita vera, non c'è un percorso di consapevolezza. Tutto resta in superficie, scorrendoci davanti agli occhi come futili pretesti per sterile esibizione di messa in scena virtuosa.
Coadiuvato dal montaggio di Valérie Deseine e dalla fotografia da cartolina colorata con pastelli di Denis Rouden, queste nuove avventure del piccolo Nicolas sono più fasulle di qualsiasi effetto speciale.
Lontano dal brio del favoloso mondo di Amelie e senza la profondità di sguardo del miglior Tim Burton, la favola moderna di Tirard è un esercizio di stile tanto noioso quanto incomprensibile, un dispendio di espedienti tecnici vacui e senza alcuna motivazione. Varrebbe anche la pena, in chiusura, di stigmatizzare la dispersività della sceneggiatura, che, perdendo di vista le funamboliche azioni dei più piccoli, rasenta in alcune sequenze il ridicolo quando si sposta, in modo anche un po' volgare, sui soliti scontati richiami demenziali al gioco di equivoci che riguarda l'ennesima famiglia annoiata in vacanza. Ma forse è meglio sorvolare.
cast:
Mathéo Boisselier, Valérie Lemercier, Kad Merad, Dominique Lavanant, François-Xavier Demaison
regia:
Laurent Tirard
titolo originale:
Les Vacances du petit Nicolas
distribuzione:
BiM Distribuzione
durata:
97'
produzione:
Fidélité, IMAV, Wild Bunch, M6 Films, Saint Sébastien Froissart
sceneggiatura:
Laurent Tirard, Grégoire Vigneron, Jaco Van Dormael
fotografia:
Denis Rouden
scenografie:
Françoise Dupertuis
montaggio:
Valérie Deseine
costumi:
Pierre-Jean Larroque
musiche:
Éric Neveux